Ferita con perdita di liquido: corpo estraneo all’interno?
Caterina ci ha contattato perché il padre è afflitto da una serie di patologie alle quali si è sommata, causata dai farmaci, una glicemia alta e problemi circolatori. Dopo una caduta si è procurato una ferita al gomito dalla quale fuoriesce liquido.
Nel messaggio che ci ha scritto, chiede se tutto ciò possa dipendere dall’intromissione di un corpo estraneo o se, invece, sia legato ai problemi già verificati:
Gentile Dottore,
mi rivolgo a Lei per risolvere un problema che affligge mio padre (anni 74). Quest’ultimo è affetto da diverse patologie: è un cardiopatico (3 bypass e il defibrillatore sottocutaneo), ha una sofferenza epatica (Epatite C), bronchite cronica e delle piccole ischemie a livello celebrale. Purtroppo è un soggetto molto nervoso e rifiuta ogni tipo di suggerimento e/o di cura, a parte quelle del cuore.
Nell’ultimo ricovero gli hanno diagnosticato la glicemia alta (i medici hanno detto che era uno stadio normale causato dai farmaci che gli stavano inserendo nel piano farmacologico mentre era ricoverato), ma a casa non riusciamo a fargliela misurare, in quanto si rifiuta. A suo dire gli mancano le forze e si sente sempre male (stanchezza cronica). Il cardiologo ci riferisce che ha soltanto il 30% di circolo sanguigno.
Circa un mese fa è caduto procurandosi una lesione nel gomito: l’abbiamo curata disinfettando la parte e mettendoci la fitostimoline. La ferita si è risanata ma rimane un buco di circa 1 cm dal quale fuoriesce continuamente una specie di acqua. L’abbiamo portato al pronto soccorso e il medico ci ha detto di farlo vedere a un chirurgo, perché sospetta che possa esserci un corpo estraneo all’interno. Preciso che a noi non sembra esserci nulla di tutto ciò (anche al suo medico curante). È possibile che la ferita possa riferirsi a un cattivo funzionamento della circolazione? Attendo con ansia il Suo parere e Le porgo distinti saluti.
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Patrizia Baroni
Carissima Caterina, ci rendiamo conto delle difficoltà che state affrontando lei e il suo papà e ci dispiace. Dal suo racconto molto preciso si può riassumere un quadro clinico complesso con fattori di compromissione, ovvero che rendono difficile la guarigione della ferita:
• cardiopatia: si possono verificare segni dell’eccessiva ritenzione idrico-salina (edemi periferici, congestione venosa , scarsa tolleranza delll’esercizio fisico con conseguente limitazione della capacità funzionale)
• epatiteC: può generare una vasculite (malattia infiammatoria dei piccoli vasi sanguigni)
• bronchite cronica: i livelli di ossigeno inspirato sono alterati (ipo-ossigenazione permanente) mentre è ampiamente dimostrato che buoni livelli di ossigeno favoriscono la cicatrizzazione. E’ vero che la grande maggioranza di ossigeno arriva dal letto vascolare, ma anche una buona ossigenazione dell’ambiente di permanenza favorisce quegli scambi gassosi.
• diabete: influisce negativamente sulla guarigione delle ferite soprattutto se la glicemia non è controllata, quindi in questi casi è consigliabile monitorarne i valori.
• profilo nutrizionale: la malnutrizione è uno dei maggiori fattori di rischio intrinseci. L’ipoalbuminemia risulta essere elemento comune nell’80% dei pazienti con lesioni di difficile guarigione.-*
Le faccio una domanda per capire meglio la situazione del papà: quando scrive il 30% di circolazione si riferisce alla circolazione delle carotidi?
In ogni caso se si sospetta la presenza di un corpo estraneo è necessario eseguire un’ecografia delle parti molli sottostanti alla ferita e correggere i fattori che rendono difficile la guarigione:
• monitoraggio e stabilizzazione della glicemia (visita diabetologica)
• ossigenazione adeguata e eventuale somministrazione di ossigeno dopo la valutazione della bronco-pneumopatia ( BPCO)
• correzione della terapia cardiologica se in scompenso (edema)
Inoltre sulla ferita qualsiasi fattore che aumenti la perdita a livello capillare o predisponga allo sviluppo di edemi tessutali può anche incrementare la produzione del liquido che ne esce (essudato). Eventuali difficoltà nel trattenere l’essudato, gestire l’infezione o proteggere la cute perilesionale devono portare a prendere in considerazione una medicazione o un intervento alternativi.
Se il problema persiste è bene considerare di far visitare il papà da uno specialista. Il mio consiglio è quello prendere in considerazione l’uso di una medicazione permeabile non aderente, abbinata ad una medicazione secondaria assorbente, con una frequenza di cambio che permetta di minimizzare la sollecitazione del letto della ferita.
Un caro saluto,
Patrizia Baroni
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