Ulcere bilaterali dolorose trattate con Ossigenoterapia Iperbarica e KLOX terapia
Pasqualina è una signora di 87 anni, che arriva al Centro Iperbarico di Ravenna per ulcere bilaterali di recente insorgenza, molto dolorose e molto estese, di ben oltre 85 cm2. In più, il quadro generale è piuttosto compromesso; Pasqualina soffre di insufficienza venosa cronica con pregresse trombosi venose profonde, diabete mellito e ipertensione arteriosa. La signora assume anche un farmaco a base di Idrossicarbamide che, tra i suoi effetti collaterali, può provocare ulcere di difficile guarigione.
Il nostro personale medico e infermieristico capisce che le cure devono essere tempestive e, a fine maggio 2019, la signora inizia un percorso di medicazioni avanzate, scelte in base ai principi del TIMERS e associate a bendaggi compressivi.
Come ci spiega Marta Vicedomini, infermiera del Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna, TIMERS è un acronimo che serve per “leggere” la ferita, valutare diversi fattori e che aiuta a prendere le giuste decisioni:
T – TISSUE: valutazione del tessuto necrotico o devitalizzato, necessita di debridement?
I – INFECTION/INFLAMMATION: vi sono segni di infezione o infiammazione? Necessita di antibiotici o basta una medicazione antisettica?
M – MOISTURE: squilibrio dei fluidi, la lesione è troppo secca o troppo essudante? Questo aiuta nella scelta della medicazione.
E – EDGE: i margini non sono proliferanti o sono sottominati? Forse necessita di terapie alternative.
R – REPAIR/REGENERATION: in caso di pazienti con fattori di compromissione che provocano un ritardo di guarigione, ci permette di valutare e identificare le terapie che accelerano la guarigione come: medicina rigenerativa (PRP, cellule staminali, infiltrazione di monociti nucleati, innesti di cute bioingegnerizzata), Ossigenoterapia Iperbarica.
S – SOCIAL FACTORS: i fattori sociali relativi al paziente possono influenzare il risultato per cui è necessario valutare i fattori psicosociali (linguaggio chiaro e semplice), l’aderenza al piano terapeutico (strettamente correlato al primo fattore), fattori fisici dovuti alla patologia e fattori esterni al paziente (come ad esempio la distanza dal luogo di cura, il trasporto, le competenze del personale sanitario che segue il paziente).
Purtroppo la strategia di cura scelta per Pasqualina non dà il miglioramento sperato. Sono tante le complicanze di cui soffre. Sappiamo che, dopo 4 settimane di trattamento la superficie della lesione si deve ridurre di almeno il 40%. Se questo avviene, significa che si è sulla giusta traiettoria di guarigione e, salvo imprevisti, la ferita guarirà entro i successivi 2 mesi. In questo caso, è evidente che è necessario fare di più; serve modificare il percorso di cura e agire anche con l’Ossigenoterapia Iperbarica (OTI), così da favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni e la mobilità delle cellule staminali.
A luglio, Pasqualina inizia il ciclo di 30 sedute OTI a 2,5 ATA, a cui viene associata anche la KLOX terapia.
La KLOX terapia consiste nell’applicazione sulla ferita di un gel contenente cromofori che viene illuminato da una lampada multi-LED. Questo veicola la fluorescenza a livello cellulare e permette di ottenere 3 diversi benefici:
- azione antinfiammatoria con riduzione del dolore,
- stimolazione della produzione di nuove cellule
- stimolazione della produzione di nuovi vasi sanguigni
Il trattamento si esegue in soli 5 minuti, 2 volte alla settimana per 4 settimane, in aggiunta alle medicazioni e ai bendaggi.
Le terapie congiunte iniziano a fare effetto. Grazie alla sinergia tra i vari trattamenti, Pasqualina riduce la sua lesione da 85 cm2 a 13 cm2 e in più ha risolto anche il problema del dolore.
A dicembre, quando ormai la lesione è minima e il dolore risolto, la signora viene riaffidata alle cure di primo livello sul territorio.
Quando ci si trova a combattere con le ferite difficili è fondamentale trattarle con il giusto approccio. In certi casi, purtroppo, non è sufficiente agire solo con le medicazioni avanzate. Occorre impiegare risorse “speciali”, che si trovano in centri specializzati nella cura delle ferite di difficile guarigione.
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