Trapianto più facile grazie al mare: una nuova tecnica di conservazione
Il 20 febbraio scorso a Roma si è svolta la sesta edizione del Big Blu, Salone internazionale della nautica e del mare. In tale occasione il prof. Cattaneo Vieri ha parlato dei suoi ultimi studi sulla funzione delle sostanze antigelo che impediscono nei pesci il congelamento del sangue in acque che toccano anche i due gradi sottozero.
La cosa più interessante è che tali scoperte possono essere molto utili da applicare nella conservazione degli organi da trapianto.
Le ricerche, realizzate in collaborazione con un team di scienziati italiani, hanno portato a individuare l’esistenza di un gruppo di pesci antartici sprovvisti di globuli rossi, ovvero dell’emoglobina che porta ossigeno alle cellule. L’aspetto interessante è che la mancanza di globuli rossi non impedisce ai pesci di respirare, perché grazie alle basse temperature l’ossigeno si diffonde ugualmente all’interno dei loro corpi: una scoperta davvero importante anche sul fronte della conservazione di organi da trapiantare per la possibilità di ossigenare i tessuti indipendentemente da un flusso sanguigno.
Tutto questo ci riporta all’importante lavoro scientifico che ha portato il Centro Iperbarico di Ravenna alla realizzazione di una macchina per il trasporto degli organi da trapianto
In collaborazione con l’Università di Bologna (prof. Davide Trerè) e di Ferrara (prof. Michele Rubbini) il Centro Iperbarico di Ravenna ha ideato una macchina per il trasporto degli organi da trapianto che permette la loro perfusione con un liquido iperossigenato. Attualmente è possibile mantenere in vita il fegato dei maiali e topi per quarantotto ore alla temperatura di venti gradi (invece che dieci ore a quattro gradi) e il vantaggio di questa apparecchiatura è proprio quello di riuscire a tenere vivi anche organi marginali, che sarebbero stati eliminati perché non idonei al congelamento.
Grazie alla nuova macchina per il trasporto degli organi da trapianto sarebbe dunque possibile utilizzare anche gli organi minori consentendo così di trapiantare un maggior numero di persone.
Il potere delle sostanze antigelo è stato protagonista anche di un’altra ricerca. Negli USA, al fine di trattare gli incidenti da decompressione tramite farmaco e senza il ricorso alla ricompressione in camera iperbarica (qualora questa non sia facilmente accessibile), si sta sperimentando una sostanza antigelo che dissolve le bolle che hanno causato incidente da decompressione riducendone la tensione superficiale e inibendo la risposta infiammatoria.
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