Gli effetti dell’Ossigenoterapia Iperbarica (OTI) nella cura del Glioblastoma Multiforme (GBM)
Lo scorso luglio è stato pubblicato su Cell Death Dis il manoscritto di Jolie Bou-Gharios, Georges Noë e Hélène Burckel, “Preclinical and clinical advances to overcome hypoxia in glioblastoma multiforme”. Il glioblastoma multiforme (GBM) è il tumore cerebrale primario più comune negli adulti. Il trattamento clinico standard del GBM include una resezione chirurgica massima seguita da sedute concomitanti di radioterapia (RT) e chemioterapia con Temozolomide (TMZ) in aggiunta a cicli di TMZ adiuvanti. In questa revisione sono stati discussi i recenti approcci preclinici e clinici che mirano a colpire l’ipossia tumorale per migliorare la risposta del GBM alle terapie convenzionali, insieme ai loro risultati nella clinica.
Gli Autori hanno citato (riferimento 57 della bibliografia) una ricerca eseguita al Centro Iperbarico di Ravenna e coordinata dall’Istituto di Ricerca e Studio dei Tumori (IRST) di Meldola (Forlì), con cui da tempo il Centro collabora.
Il nostro direttore sanitario, dottor Pasquale Longobardi, ci riassume lo studio IRST-Centro Iperbarico, riportato dagli Autori del manoscritto (riferimento 57 della bibliografia).
Studio pilota su pazienti con glioblastoma ricorrente trattato con radioterapia frazionata (dose giornaliera di 5 Gray per 3-5 giorni consecutivi) somministrata entro 1 ora dopo l’Ossigenoterapia Iperbarica (OTI). Il tempo mediano di sopravvivenza senza recidive e la sopravvivenza globale mediana, cioè il tempo in cui è sopravvissuto il 50% dei pazienti (overall survival OS), sono state rispettivamente di 5,2 mesi e 10,7 mesi, mentre sono state osservate scarsi effetti avversi di neurotossicità.
Nella rappresentazione grafica sopra, sono raffigurati gli effetti biologici delle diverse strategie di riossigenazione del glioblastoma (GBM). La pressione parziale dell’ossigeno al momento della somministrazione dei trattamenti incide sul danno al DNA, in particolare per la radioterapia. Aumentano i radicali liberi dell’ossigeno e la persistenza del danno perossilico al DNA che diventa più aumenta difficile da riparare per la cellula tumorale. Si blocca il ciclo di moltiplicazione cellulare, sensibilizzando così il GBM ai trattamenti convenzionali e si riduce la sintesi del fattore indotto dalla ipossia (HIF-1/2α) il cui livello è direttamente correlato con la gravità del tumore.
Il concetto che la ri-ossigenazione del glioblastoma sia strategica per potenziare la chemio-radioterapia apre la strada per protocolli terapeutici (farmaci, schemi di radioterapia) finalizzati a migliorare la ossigenazione del tumore o a ridurre il consumo di ossigeno alla cellula.
Noi del Centro Iperbarico di Ravenna, grazie all’impegno del dottor Longobardi, siamo orgogliosi di aver avuto la visione e poi rafforzato l’apertura degli oncologi verso la ossigenoterapia iperbarica.
Il percorso è stato lungo e impegnativo, già negli anni 90 abbiamo partecipato alle riunioni in Olanda del gruppo di lavoro sul ruolo dell’ossigeno in oncologia. Nel 2014, cinque nostri collaboratori sono stati in Giappone per acquisire i protocolli su OTI in oncologia, applicati con successo dal dottor Kiyotaka Kohshi. Tutto questo ha portato all’importante collaborazione con l’IRST di Meldola che tuttora prosegue. Nella speranza che la strada intrapresa possa portare sempre più benefici ai pazienti che soffrono di questa terribile malattia.
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