Cosa fare nel caso di algodistrofia?
Risponde l’équipe medica specializzata in fratture e traumi del Centro Iperbarico di Ravenna.
Cos’è l’algodistrofia
La IASP (Associazione internazionale per lo studio del dolore) ha sostituito il termine “algodistrofia” con la definizione di sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS). E’ conosciuta anche come distrofia simpatica riflessa o Sindrome Algoneurodistrofica.
La CRPS è divisa in due forme:
- quella di tipo I, precedentemente conosciuta come distrofia simpatica riflessa, di solito si sviluppa dopo un lieve trauma o una frattura senza lesioni nervose significative.
- la CRPS di tipo II, precedentemente denominata causalgia, è indotta dalla lesione parziale di un nervo o di uno dei suoi rami principali.
L’esatto meccanismo della CRPS è sconosciuto, anche se sono state avanzate diverse ipotesi. La diagnosi è prevalentemente clinica, con l’aiuto delle linee guida per la CRPS negli adulti. La radiografia mostra osteoporosi a chiazze limitata alla sola parte infiammata (atrofia di Sudek) e uno scheletro per il resto in ordine. L’osteoporosi può generare fratture. Quando però il problema è più circoscritto sarà probabilmente necessaria la risonanza magnetica o la scintigrafia trifasica.
È stato ipotizzato che l’eccitamento delle fibre sensorie causi un rilasciamento di neuropeptidi alla periferia della parte terminale di queste fibre. I neuropeptidi possono provocare vasodilatazione, aumentare la permeabilità vascolare e scatenare nelle fibre sensitive un fenomeno chiamato “infiammazione neurogenica”. Il sistema nervoso centrale riceve un aumento di stimoli dai nocicettori periferici che ne altera il meccanismo. Questi dati inducono a classificare l’algodistrofia come un disordine infiammatorio regionale esagerato.
Persone maggiormente soggette
Le donne sono affette dalla sindrome quattro volte più agli uomini e l’età media di insorgenza sia stabilita prevalentemente tra i 30 e i 50 anni. Tra la popolazione pediatrica (bambini sotto i 18 anni di età), la CRPS di tipo I è più comune tra le ragazze e l’età media alla diagnosi è di circa 12 anni.
Cause dell’algodistrofia
Tra le cause scatenanti più frequenti ci sono i traumi ma esiste un legame con l’infarto miocardico (20 per cento dei pazienti), l’emiplegia (12 – 20 per cento), gli interventi in artroscopia e, in minor misura, protrusioni discali, problematiche cerebrovascolari, neoplasie e terapie con farmaci anticonvulsanti e antitubercolari. E’ frequentemente associata all’aumento ponderale (come in gravidanza). E’ rara (5%) nei pazienti che hanno subito trauma neurologico.
I sintomi
Questa sindrome è caratterizzata da dolore bruciante spontaneo o indotto da uno stimolo, che viene amplificato e avvertito in modo sproporzionato rispetto al reale stimolo. E’ più frequente alle estremità (tratto spalla-mano, piedi).
I sintomi includono:
- allodinia (impulso doloroso sentito dalla persona in seguito a uno stimolo innocuo)
- dolore agli arti
- iperalgesia (aumentata sensibilità al dolore)
- gonfiore (edema)
- cambiamenti nel colore della pelle dell’arto interessato, pelle secca e maculata
- sudorazione anormale (iperidrosi)
- alterazioni trofiche delle unghie e dei capelli.
Algodistrofia: come si cura?
Presso il Centro Iperbarico di Ravenna, il trattamento della sindrome algodistrofica (CRPS) consiste in un approccio multidisciplinare che include:
- la fisioterapia per evitare ulteriori danni dovuti al cattivo utilizzo della parte del corpo colpita;
- neurostimolazione tramite Frequency Rhytmic Electrical Modulation System (FREMS);
- psicologia comportamentale perché c’è correlazione tra la malattia ed eventi stressanti (42% del campione) o sintomi tipici di stati depressivi;
- ossigenoterapia iperbarica per bloccare l’infiammazione e il dolore;
- farmaci che inibiscono il riassorbimento osseo (clodronato, pamigronato e il più recente acido neridronico). Antidolorifici, antinfiammatori, cortisone hanno un effetto modesto e transitorio sui sintomi della sindrome algodistrofica (CPRS) e sono utilizzati per ridurre temporaneamente il dolore, al fine di consentire al paziente di partecipare pienamente alla fisioterapia intensiva.
La durata di questa sindrome è proporzionale al grado di severità della funzione deficitaria che può protrarsi e in settimane e in mesi e in anni. Più la sindrome permane, più risulterà irreversibile.
Il dolore cronico muscolo-scheletrico vale fino al 2,3% del PIL. Si calcola circa un 10% della spesa sanitaria pubblica complessiva, dovuta principalmente ad erogazione di farmaci, ricoveri, diagnostica a carico del SSN, per un costo annuale di circa 1.400 euro per paziente. Tra i costi indiretti sono da includere le giornate lavorative perse, le interruzioni del lavoro e l’assistenza familiare, per una stima di 4.557 euro/anno per paziente. E’ pertanto importante definire un percorso diagnostico e terapeutico (PDTA) dedicato al dolore cronico nel quale la ossigenoterapia iperbarica ha un ruolo complementare ma di estrema utilità.
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