Trombosi venosa profonda dopo volo intercontinentale: Antonio può riprendere con le immersioni?
Antonio ha 62 anni e da sempre pratica attività subacquea, ma ha sviluppato una trombosi venosa poplitea-gemellare sx e chiede se potrà tornare ad immergersi in sicurezza.
Antonio scrive:
Buon giorno Dottor Longobardi,
Ho 62 anni e di ritorno da un recentissimo viaggio intercontinentale ho sviluppato una TVP poplitea-gemellare sx. Sono in cura con Coumadin e Clexane.
Da un’altra sua risposta apprendo che sarà un processo lungo e si potrà valutare la possibilità di riprendere le immersioni dopo attenta analisi specifica sulla mia condizione fisica una volta valutato l’esito delle terapie.
Chiaro che si prevede un lungo periodo di riposo e di moderata attività fisica.
La mia domanda tuttavia è relativa alla possibilità di immergermi in apnea (che pratico da sempre anche se negli ultimi anni hanno prevalso gli autorespiratori), ovviamente ai livelli modesti che la mia età e forma fisica possono permettere.
In rete non trovo nessun riferimento a postumi di TVP e immersione in apnea.
Ringraziando porgo cordiali saluti
Antonio
Qui sotto, nei commenti, la risposta del nostro personale medico-infermieristico.
Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Luigi Santarella
Caro Antonio,
grazie per l’attenzione,
il tuo racconto fa pensare a una trombosi venosa profonda dovuta all’immobilità del lungo viaggio aereo.
Il mio primo consiglio sono alcune regole precauzionali da seguire per ridurre la probabilità di trombosi in caso di viaggi lunghi (internazionali):
– bere acqua nei giorni precedenti il volo (l’obiettivo è che l’urina sia chiara; esame urine: pH 6,5-7, densità 1010; esame del sangue: ematocrito, Hct, minore del 47%)
– utilizzare calze elastiche K1 durante il volo, sono calze terapeutiche che esercitano una pressione di 20-30 mmHg alla caviglia
– camminare almeno dieci minuti ogni ora, durante il volo
– aspettare 24 ore prima di immergerti, una volta che tu sia arrivato a destinazione.
Non risulta chiaro però a quale tipo di terapia tu sia attualmente sottoposto e per quanto tempo ti sia stata prescritta.
Di norma la terapia per questa patologia prevede la iniziale somministrazione di eparine embricata a warfarina (coumadin) una volta raggiunto il valore INR (international normalized ratio) desiderato. Supponendo che tu ad oggi sia in terapia con warfarin, le raccomandazioni relative ai pazienti sottoposti a questa terapia controindicano l’attività subacquea di ogni genere per tutta la durata del trattamento.
Il DAN è più permissivo al riguardo: considera infatti la terapia con warfarin, in teoria, una controindicazione all’immersione che notoriamente ha effetti disidratanti e di “ispessimento” ematico.
Tutto ciò sarebbe maggiormente importante in caso di grande produzione di bolle gassose durante la risalita: quindi, nel caso la terapia debba essere continuata, ma solo in assenza di sintomi clinicamente e funzionalmente rilevanti, immersioni prudenti e poco impegnative, non oltre i 25 metri di profondità e non oltre il 50% del tempo ammesso di non decompressione, non dovrebbero generare problemi.
Lo stesso DAN afferma che nonostante l’attività subacquea con autorespiratore possa facilitare l’aggregazione delle piastrine provocata dalle bolle gassose, il meccanismo della trombosi venosa profonda è diverso ed un simile episodio sarebbe possibile, ma decisamente raro.
Risulta altresì importante la stratificazione del rischio di recidiva.
Sicuramente i medici curanti a cui sei affidato hanno approfondito la presenza di fattori di rischio e la presenza di trombofilie ereditarie, fra queste: Deficit degli inibitori della coagulazione – Sono rappresentate da carenza di proteina (difetti di tipo I) o da alterata funzionalità (difetti di tipo II) di Antitrombina III, Proteina C o Proteina S; Mutazione Fattore V Leiden (G1691A) ; Mutazione G20210A del gene della Protrombina; le forme acquisite comprendono: Sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi (APA)/anticoagulanti di tipo lupico (LAC), Iperomocisteinemia e Alterazioni acquisite del sistema fibrinolitico.
L’apnea risulta essere una pratica più stressante per l’organismo, rispetto ad immersione con autorespiratore, a causa del diving reflex (probabile riflesso protettivo finalizzato a risparmiare ossigeno, a conferma l’immersione del viso comporta una riduzione della frequenza cardiaca) e del blood shift (ridistribuzione centripeta del volume ematico circolante in discesa e successiva ridistribuzione periferica in risalita). ritengo quindi che anche per la ripresa di questa attività sia necessaria un’attenta valutazione.
Ti consiglio perciò prima di riprendere l’attività subacquea un’approfondita visita specialistica in medicina subacquea ed iperbarica presso uno medico specialista di tua fiducia (se vorrai puoi contattare la segreteria del Centro Iperbarico Ravenna 0544- 500152, scrivici@iperbaricoravenna.it per un appuntamento) in modo da valutare tutti questi aspetti e restituirti alla tua passione in tutta sicurezza.
Un caro saluto,
Dott. Luigi Santarella
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, n. ordine dei Medici Chirurghi di Ravenna: 3151
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