Sono appassionato di subacquea ma ho problemi al fegato. Meglio smettere?
Giovanni è un appassionato di subacquea ed è affetto da macrocitemia. Ci scrive per sapere se è meglio non praticare più l’attività subacquea .
Ecco il messaggio:
Amo fare una crociera settimanale subacquea una o due volte all’anno in mari caldi (principalmente Mar rosso). Nonostante mi immerga solo in mari caldi ed a modeste profondità (intorno ai 40 mt) e quasi sempre in curva alle prime immersioni seguono da tempo fastidi articolari alla colonna, un po’ malandata di suo.
Tali disturbi, per me frequenti inizialmente a livello base-cranio e cervicale, normalmente si attenuavano verso metà vacanza. Quest’anno invece anziché attenuarsi si sono acuti e spostati più’ in zona toracica e per di più, me li sono portati a casa.
Non ho pensato ad MDD perché conosco da tempo tali dolori articolari però pensò ormai che le immersioni possano ulteriormente danneggiare il mio midollo. Da anni mi è stata riscontrata gammopatia monoclonale cui sono seguiti un paio di aghi aspirati per verifica plasmacellulare e ho una modesta neuropatia periferica. Ma non è finita! Ho anche una cirrosi epatica con varici inF1 consguente ad epatiche C venticinquennale, sconfitta (spero definitivamente) a seguito di doppio ciclo di trattamento con interferone e ribavirina.
Ora apprendo che anche il fegato può essere danneggiato dalle immersioni ed io che pensavo che alla mia macrocitemia la profondità facesse bene! Direi che è ora di smettere che ne dice dottore? Grazie anticipate per i consigli.
Qui sotto, nei commenti, la risposta del nostro personale medico-infermieristico.
Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Luigi Santarella
Buongiorno caro Giovanni,
il punto principale che lei ha giustamente inquadrato è l’aumentato rischio di patologia da decompressione (PDD) cui lei potrebbe andare incontro a causa delle sue patologie di base. Eppure l’attività subacquea, eseguita rispettando le regole di buona prassi, è meravigliosa, sicura e benefica. Valutiamo insieme se fosse possibile conciliare i suoi problemi con la sicurezza in immersione, magari indicando alcune raccomandazioni che consentano di ridurre lo stress decompressivo (modifiche al profilo di immersione che riducano l’innesco di bolle durante la decompressione).
Contatti la segreteria del Centro iperbarico Ravenna (telefono 0544-500152, email scrivici@iperbaricoravenna.it) per inviare una sintesi della documentazione clinica in suo possesso. Le faremo sapere se fossero necessarie altre indagini o organizzare una visita collegiale di più specialisti (presso il Centro iperbarico) al fine di valutare il suo rischio effettivo alla pratica subacquea.
Per gli amici del blog Centro iperbarico Ravenna, segue quanto sarà da valutare.
La disciplina subacquea determina in molti praticanti problemi alla colonna vertebrale causati da un assetto non corretto in acqua; ne consegue che, per chi soffre di radicolopatie originate da altre cause, la pratica della subacquea possa esacerbare la sintomatologia. Una risonanza magnetica nucleare che permetta di avere un quadro completo dello stato della colonna vertebrale, seguita da una valutazione fisiatrica nell’eventualità di sviluppare un percorso riabilitativo sono caldamente consigliati. Porre rimedio ai suoi problemi della colonna vertebrale diminuisce lo stato pro-infiammatorio del suo organismo che, se elevato, favorisce il rischio di patologia da decompressione (PDD).
La patologia epatica di cui lei è affetto può, nel caso non sia in compenso, comportare una
carenza dei fattori inibenti la coagulazione, proteina C e proteina S (la cui sintesi è epatica. vitamina K-dipendente) aumentando di fatto il rischio di PDD. Ne consegue che è necessaria un’attenta valutazione della funzionalità epatica e dell’evoluzione della malattia per ridurre il rischi di PDD associato alla cirrosi epatica.
In ultimo anche la gammopatia monoclonale può aumentare il rischio di PDD infatti le immunoglobuline anomale, quando presenti in grandi quantità, possono aumentare la viscosità del sangue causando disturbi alla circolazione sanguigna con conseguente aumentato rischio di PDD.
Un saluto cordiale,
Dott. Luigi Santarella
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