Shunt polmonare: sì all’immersione?
Rodolfo, istruttore subacqueo, ci scrive perché a un suo allievo, dopo alcuni approfonditi esami, è stato riscontrato uno shunt polmonare. Nel messaggio, chiede se si potrà immergere regolarmente e quali precauzioni, eventualmente, andrebbero prese:
Salve Dott. Longobardi, volevo chiederle alcune informazioni riguardo agli Shunt Polmonari. Qualche giorno fa un mio allievo, in procinto di cominciare un corso di immersioni ipossiche, ha pensato di fare delle analisi approfondite per poter proseguire la sua carriera subacquea sereno dal punto di vista medico.
Premetto che questo mio allievo ha già una storia di immersioni abbastanza lunga e senza incidenti. Ha già condotto immersioni di mezz’ora a 60 m con miscele trimix e decompressione con gas iperossigenati, o anche immersioni con un’ora di permanenza fra i 40 e i 50 metri e qualche immersione con miscele leggermente ipossiche a quote intorno ai 70/75 m.
Dunque il mio allievo, come già accennato, nel corso delle analisi e ricerche che sta facendo si è sottoposto a ecodoppler cardiaco con contrasto ed ecodoppler transcranico con contrasto. In entrambi i casi è stato rilevato un leggero passaggio di bolle, ma con un ritardo di 6 secondi. I dottori gli hanno riferito che dato il ritardo nel passaggio (6 secondi) non può trattarsi di pervietà del forame ovale (PFO) ma più probabilmente di uno Shunt Polmonare.
Ora, la mia domanda è: come si fa a stabilire con certezza l’eventuale presenza di questo Shunt? Ed eventualmente, come si può determinarne l’entità?
Tutto ciò per poter capire effettivamente la situazione “clinica” del mio allievo e la sua abilità a poter effettuare immersioni. Naturalmente la perplessità maggiore deriva dal’assoluta mancanza di incidenti nonostante le svariate immersioni tecniche da lui svolte fino a oggi. La ringrazio in anticipo per l’attenzione e per la sua eventuale risposta. Si tratta di una situazione che mi sta particolarmente a cuore, cordiali saluti. Rodolfo
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
26/12/2010, 22:38:34
Caro Rodolfo, grazie per l’attenzione e la stima.
Il fatto che finora non ci siano stati sintomi depone per uno shunt (“buco”) abitualmente chiuso. Verosimilmente, dopo le accurate indagini, si deciderà di non procedere alla chiusura dello shunt e verranno consigliate delle misure prudenziali per l’immersione (pressione parziale dell’ossigeno da preferire per la miscela di fondo e di fase; profilo decompressivo con le appropriate soste; ecc.)
In merito alla richiesta su come si possa definire l’entità dello shunt, mi è facile rispondere basandomi sulla esperienza e competenza acquisita al Centro iperbarico Ravenna.
Per essere sicuri della presenza e della sede di uno shunt destro sinistro, effettuiamo un “test ossigeno” che consiste in due emogasanalisi (prelievo arterioso di sangue al polso) durante respirazione in aria e dopo trenta minuti di respirazione di ossigeno a elevato flusso. Dopo respirazione di ossigeno la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue è superiore a 400 millimetri di mercurio (dipende dall’età). Qualora il valore fosse inferiore significherebbe che c’è un “buco” aperto.
Per verificare che il “buco” sia a livello polmonare consigliamo una scintigrafia polmonare con valutazione delle statistiche a livello del cranio e del rene per escludere eventuale shunt destro sinistro extra-cardiaco.
Puoi inoltrare queste indicazioni al tuo allievo e, se lo desiderasse, metterlo in contatto direttamente con me o con la segreteria del Centro iperbarico Ravenna (tel. 0544-500152) per la prenotazione del test ossigeno che prevede, in automatismo, una mia valutazione.
Auguri di serene festività, Pasquale Longobardi
28/12/2010, 16:17:27
Caro Pasquale, permettimi un commento “tecnico”.
Un ritardo di 6 secondi nella registrazione di MES (segnali microembolici)dal momento dell’iniezione della soluzione di microbolle agitata CONFERMA il passaggio dal forame ovale. Nel caso di fistola polmonare avviene in genere dopo 20-40 secondi, a seconda dell’ubicazione della fistola stessa.
La tecnica al momento più valida (Stroke. 2000-2002;31:1640.) © 2000 American Heart Association, Inc. Original Contributions Contrast Transcranial Doppler Ultrasound in the Detection of Right-to-Left Shunts)prevede prima un esame senza manovre aggiunte. In caso di positività l’esame si interrompe, altrimenti ‘esecuzione di Manovra di Valsalva per 5 secondi che comincia 5 secondi dopo l’inizio di iniezione del contrasto.
La quantificazione dello shunt, a seconda del numero di MES (segnali microembolici registrati risente del contibuto di più autori:
J Am Coll Cardiol 2001;38:613
(ECO TEE)
piccolo (5 bolle) (3-9 bolle)
medio (6-25 bolle) (10-20 bolle)
grande (>25 bolle) (>20 bolle).
Altra classificazione è quella di
Joaquín Serena (Stroke. 1998;29:1322-1328. © 1998 American Heart Association, Inc.) (DOPPLER carotideo o transcranico)nella quale lo shunt è stato classificato come
-“NESSUN PASSAGGIO DI BOLLE”
−”PICCOLO” (10 segnali),
– GRANDE (oltre 10 segnali), includendo lo “shower” (>25 segnali) e “tenda” (segnali innumerevoli).
Orbene, personalmente ho quasi sempre avuto conferma, al tavolo dell’emodinamista interventista che ha operato i miei pazienti,nei casi si pervietà grandi (shower e tendina).
Mentre talvolta nei piccoli passaggi al Doppler carotideo o transcranico, ho trovato poi la sospresa di forami grandi.
Pasquale Longobardi
29/12/2010, 17:53:21
caro Rosario, sono orgoglioso della tua competente collaborazione al blog. Condivido la tua analisi. Presso il Centro iperbarico Ravenna facciamo riferimento alla classificazione di Serena (piccolo/grande che include shower/tenda).
Ho archiviato la accurata raccomandazione che hai segnalato sulla appropriata esecuzione di un ecodoppler transcranico.
Come medico subacqueo (in base alla esperienza, competenza acquisita e successo finora ottenuto) preferisco chiedere sempre anche il test ossigeno (emogasnalisi dopo respirazione in ossigeno ad alto flusso) e la scintigrafia polmonare perfusionale. Il maggior impegno (tempo e soldi) è compensato dalla certezza nella diagnosi e quindi della sicurezza in immersione. In passato avevo visto diversi subacquei con problemi dopo l’immersione (tipici dello shunt) ai quali era stata esclusa la presenza dello shunt cardiaco oppure non era stato rilevato quello polmonare.
Auguri per un “frizzante” 2011.
Pasquale
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