Incidente da decompressione vestibolare: Forame Ovale Pervio (PFO)?
Fiorella, esperta subacquea, ci scrive perché un esame medico effettuato in seguito a un incidente da decompressione ha rilevato un piccolo shunt destro-sinistro.
Per questo, ci ha inviato un messaggio raccontando la sua storia e ponendoci un po’ di domande:
Buongiorno dott. Longobardi, chi le scrive è una subacquea di 65 anni – 3 stelle moniteur Cmas – brevettata fin dai tempi dei corsi istruttori di Nervi tenuti dal mitico Duilio Marcante. Mi immergo dal 1972, ho all’attivo quasi 2000 immersioni. Mai avuto il benché minimo incidente. Compenso l’orecchio medio senza neanche accorgermene.
Vengo al dunque. Il giorno 29 gennaio 2011 alla fine di un’immersione al promontorio di Portofino (che considero la mia casa) dopo circa 40 minuti dalla riemersione avvertii un primo fortissimo giramento di testa, quindi impossibilità a stare in piedi e qualche conato di vomito. Vista e udito normali.
Dopo circa 2 ore ero all’Ospedale San Martino e poi, dopo controlli vari (incluso il neurologo che ha escluso patologia cerebrale) e dopo consulto con il medico iperbarico, sono stata trattata nella camera iperbarica per cinque ore con tabella 6 della U.S. Navy.
All’uscita barcollavo ancora notevolmente anche se riuscivo a stare in piedi e non avevo nausea. Ricoverata per osservazione durante la notte, al mattino – visto che il medico iperbarico disse che non avevo più bisogno di loro – mi dimisero.
A Milano chiamai alcuni medici iperbarici (il dr. Torcello e anche il dr. Malpieri di Roma) i quali mi consigliarono di continuare la terapia iperbarica. Cosa che feci (8 sedute di 1 ora al giorno presso l’ILMI di Milano).
Dopo un eco transcranico ha rilevato un modesto shunt con il passaggio di 6-7 bolle con manovra di Valsalva e ho proseguito con un ecocolorcardiodoppler che non ha evidenziato granché.
Nel frattempo ho fatto un esame otorinolaringoiatrico con un referente del DAN e in questa visita è stato evidenziato un danno all’orecchio interno destro
Ora sto bene e sto aspettando di rifare l’esame dall’otorino per vedere se il danno fosse guarito del tutto (non ho più vertigini – cammino 1 ora quasi ogni giorno, pratico tutta una serie di attività e non ho nulla)
Lei mi perdonerà ma, dopo aver seguito le risposte di altri sub, vorrei chiederle alcune cose:
– è possibile che in un sub, dopo quasi 40 anni di immersioni, ci possa essere un FOP importante? Io francamente non ci credo.
– dopo quanto tempo aver subito un incidente da decompressione vestibolare si può tornare in acqua con una certa sicurezza?
– è giusto risettare il computer (ho un Suunto D6) e portarlo su profili più conservativi, forse più idonei alla mia età?
– inoltre, è utile portare una bombola di Ean 50 e, a partire dai 21 mt, utilizzarla per la risalita? Infine, se il mio computer restasse settato ad aria, come interpreterebbe la sosta di qualche minuto a 21 mt?
La ringrazio e mi scuso in anticipo per la lunghezza del post e le domande ma, come ben capirà, la subacquea è la mia vita e, nonostante la non più verde età, vorrei continuare – con le dovute cautele – ancora per qualche anno.
Grazie ancora, Fiorella.
Risponde, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
cara Fiorella, ti ringrazio per l’attenzione. Mi affascina la tua esperienza in immersione (2000 immersioni sono 2000 esperienze magiche). Per l’età ti considero giovane, ho reso idonei all’immersione (discovery) una coppia di australiani di 95 anni che in viaggio per il mondo e desideravano conoscere le magie dei fondali maldiviani. Arriverò anche io a quella età e vorrò immergermi con la mia compagna.
Mi dispiace per l’incidente da decompressione vestibolare che hai subito. Siccome non hai sintomi e sei già stata visitata dall’otorino, puoi immergerti in sicurezza (l’European Diving Tecnology Committee ritiene che si possa tornare ad immergersi dopo ventotto giorni dall’incidente da decompressione vestibolare in assenza di sintomi).
Quale è stata la causa dell’incidente? Non lo so. La letteratura scientifica correla questo tipo di incidente con alcune problematiche:
– diagnosi differenziale con un trauma dell’orecchio x mancata compensazione (barotrauma dell’orecchio medio). Pare che non sia il tuo caso.
– bolle che si formano direttamente nell’orecchio interno, per esempio per una risalita rapida (anche per qualche metro). Non segnali se, durante la risalita, ci siano stati allarmi di risalita rapida. Oppure per l’utilizzo di miscele contenti elio, solo per errori nella scelta della miscela decompressiva che causino una controdiffusione isobarica. Non è il tuo caso.
– correlazione con “buchi” nell’apparato cardiovascolare che facilitino il travaso di sangue venoso (con bolle) in quello arterioso (senza bolle). Tecnicamente, si parla di “shunt destro sinistro” che include anche la Pervietà del Forame Ovale – PFO.
Possibile che a 65 anni si apra un “buco” mai manifestato prima? Non so se sia successo a te ma è possibile. In realtà il “buco” è un canale sempre aperto quando eravamo feto nella pancia della mamma e che, alla nascita, collabisce (ma rimane presente). Con il trascorrere degli anni, i vasi sanguigni si irrigidiscono, aumentano le resistenze all’avanzamento del sangue. La pompa (cuore) con l’avanzare dell’età diventa sempre meno potente nello spingere il sangue contro una resistenza. Peggio ancora in chi sia fumatore, cardiopatico, iperteso, diabetico, con dislipidemia.
Il DAN ha seguito diversi subacquei per otto anni. In molti il “buco”, assente all’inizio del percorso, si è aperto strada facendo. In altri, dove il “buco” era piccolo, si è progressivamente allargato.
E’ da chiarire che il travaso (shunt destra sinistra) è possibile attraverso “buchi” che possono trovarsi in diverse parte dell’organismo (cuore, polmone, altrove).
Il “buco” che ti è stato trovato nel cuore (PFO) “pare” sia piccolo, incostante. “Pare” perché non hai segnalato se, durante il doppler transcranico, le bolle siano state contate su entrambi i lati del cranio o da un lato solo. Inoltre sarebbe necessario conoscere se l’eco transesofagea sia stata eseguita mentre eri sveglia e durante una buona manovra di compressione addominale (squat). Infine, non sappiamo se ci siano altri “buchi”.
Per evitare questi dubbi, il percorso del Centro iperbarico Ravenna prevede che nell’arco dello stesso giorno siano eseguiti:
– emogasanalisi durante respirazione in aria e ossigeno puro in maschera a elevato flusso. Qualora la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue sia inferiore al valore normale per l’età, è probabile che ci siano “buchi” in qualche parte del corpo. Il parametro è controllato con ossimetria transcutanea.
– ecodoppler transcranico con contrasto sonografico e misurazione delle bolle da entrambi i lati del cranio
– scintigrafia polmonare perfusionale con statistiche al cranio e rene per escludere al presenza di shunt extracardiaco (questa indagine, in genere, viene eseguita in un ospedale vicino al domicilio del subacqueo e mostrato durante la visita).
Solo qualora ci sia evidenza di “buchi” significativi e la certezza che tali “buchi” non siano in sede diversa dal cuore, allora viene chiesto l’eco transesofageo certi di trovare un PFO significativo e con l’obiettivo di chiuderlo.
Il computer Suunto D6 ha un come software l’algoritmo Reduced Gradient Bubble Model (RGBM). E’ moderno; richiede che sia rispettata accuratamente la velocità di risalita (in caso di allarme risalita rapida aumenta il tempo di decompressione) e che la risalita sia diretta verso la tappa da lui prevista (aumenta il tempo di decompressione se ci si ferma durante la risalita, come nelle immersioni multilivello). Perché l’algoritmo RGBM sia efficace, nelle immersioni avanzate (più profonde di 30 metri, ripetitive, multiday, ecc.) andrebbe impostato sul livello di sicurezza 2 (indipendentemente dall’età).
Adoro l’utilizzo dell’aria arricchita in ossigeno (“nitrox”, “EAN”), in particolare al 50% di ossigeno respirato a 21 metri. E’ utile solo nelle immersioni avanzate e previo brevetto per immersione con “nitrox” tecnico. In alternativa è sufficiente respirare ossigeno puro per venti minuti dopo essere risaliti in barca.
Il computer Suunto D6 settato per immersione in aria, considererà il tempo della sosta a 21 metri come ulteriore saturazione di azoto, inoltre il computer si potrebbe “arrabbiare” perché viene interrotta la risalita continua gradita dal modello RGBM. Facile che aumentiil tempo di decompressione alle tappe vicine alla superficie. Meglio immergersi direttamente con “nitrox” e settare il computer per tale tipo di immersione. Almeno finché non deciderai di formarti per l’immersione tecnica (cambio di almeno due miscele durante la stessa immersione.
In conclusione: per il pregresso incidente da decompressione vestibolare (in base a quanto hai segnalato) immergiti tranquilla. ipotizzando che il PFO sia veramente piccolo e l’unico “buco”: utilizza il “nitrox” come miscela per l’intera immersione, imposta il SUUNTO 6 per l’immersione con “nitrox” e il livello di sicurezza su un valore intermedio. Evita assolutamente di fare sforzi alla emersione (divieto di salire sulla barca indossando l’attrezzatura).
Se volessi essere sicura sull’entità dei “buchi” (PFO incluso) contatta Claudia Ferreira (Centro iperbarico Ravenna 0544-500152, email: scrivici@iperbaricoravenna.it) per appuntamento (percorso shunt destra sinistra). Ciao, Pasquale
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