Immersione ed edema polmonare: causato da ansia (sindrome di Strauss)?
Marco ci scrive per sottoporci il caso occorso a una sua allieva: durante un’immersione, il respiro corto e affannoso ha suggerito la sospensione dell’attività. In seguito, in ospedale è stato rilevato un sospetto edema polmonare.
Nel messaggio che ci ha scritto, chiede cosa possa averlo innescato, considerando le buone condizioni di salute e il fatto che gli esami ospedalieri abbiano dato esito negativo per altre patologie:
Ciao Pasquale, sono un subacqueo istruttore. Volevo chiederti un parere circa un episodio che è capitato a un’allieva (anni 52, corporatura regolare, effettua allenamenti in piscina due volte alla settimana) del corso ARA durante un’immersione sul promontorio di Portofino una quindicina di giorni fa.
L’allieva è stata con me per tutta l’immersione. Discesa regolare senza nessun problema di compensazione. A mio parere un po’ troppo zavorrata (almeno 2 kg) perché usava una nuova muta semistagna fatta su misura e mi confermava che con altre mute simili era scesa sempre con quella zavorra. Temperatura dell’acqua 17 gradi. Raggiunta una quota intorno ai 31 metri, vi rimaniamo per una decina di minuti. La invito a gonfiare il GAV perché la vedo sempre un po’ troppo negativa.
Un’altra cosa che noto è l’atto respiratorio troppo breve… Poca aria in espirazione e respiri ravvicinati. Andatura lentissima. Ogni due minuti chiedo situazione e aria. Le risposte sono sempre pronte e affermative, temperatura corporea ok… Tutto regolare, insomma. Al quindicesimo minuto alla quota di 21 mt si avvicina e mi segnala anomalia all’erogatore. Prontamente gli passo il mio secondo e provo il suo. Funzionava regolarmente. Mi accorgo subito che continua ad avere colpi di tosse e il ritmo respiratorio sempre più corto. Decido di iniziare la risalita interrompendo l’immersione. Ho preso il controllo del suo Gav perché ci sono stati due tentativi di risalire direttamente. Cerco di tranquillizzarla e riesco a farle fare anche la sosta di sicurezza.
Appena usciti dall’acqua sento il suo respiro gorgogliante molto corto. Mi dice di stare malissimo… La portiamo sul gommone e dopo averla svestita dall’attrezzatura, la mettiamo in posizione di sicurezza e somministriamo ossigeno. Allertiamo ambulanza e intervento medico. Con ossigeno la situazione migliora, ma appena interrompe ricompare la tosse e la sensazione d’affanno.
Appena visitata dal medico in ambulanza le viene diagnosticato un sospetto Edema Polmonare Acuto e viene subito inviata all’ospedale San Martino di Genova. Subito le mettono uno scafandro per farla respirare con ossigeno. La ricoverano. Confermano la diagnosi ed effettuano altre indagini: rx torace, ECG, ecocardio, analisi del sangue. Tre giorni dopo la dimettono. A casa effettuerà anche un Ecg sotto sforzo. Tutti gli esami hanno dato esito negativo.
Ora il suo dubbio è: quando e se potrà immergersi ancora? Cosa ha innescato l’edema polmonare acuto? Il medico di medicina iperbarica del San Martino ha esaminato il profilo dell’immersione e non ha ravvisato nulla di irregolare per cui non è stato necessario nessun trattamento iperbarico. Unico medicinale assunto farmaco per ipertensione arteriosa.
Spero di essere stato abbastanza chiaro… Che ne pensi? Lei avrebbe il desiderio di sentire un parere di un esperto il materia e mi sono permesso di fare il tuo nome. Attendo con ansia una tua risposta perché anch’io vorrei capire… E ti ringrazio anticipatamente. Un caro saluto, Marco.
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
caro Marco, ti ringrazio per l’attenzione.
Ti sei comportato bene in immersione nel risalire quando hai intuito che i segni della crisi (respiro veloce) peggioravano e nel facilitare la risalita in sicurezza.
La mia prima impressione è che si sia verificata una crisi di ansia (probabilmente la sindrome di Strauss: quando il cervello ha troppi compiti da elaborare va in blocco). La crisi è facilitata da problemi medici (è da controllare l’assenza di danni agli organi causati dalla ipertensione arteriosa) e da una situazione momentanea stressante che determini un sovraccarico di informazioni al cervello: la gestione della muta nuova, l’eccesso di zavorra, magari era da un pò che non si immergeva, ecc. Quando ci sono queste condizioni c’è un blocco del cervello (respiro corto e veloce, malessere sono dei segnali importanti).
Comunque si potrà essere più precisi dopo la visita. Ciao, Pasquale
Per il ritorno dell’allieva all’immersione è necessario che sia visitata da un medico subacqueo competente ed esperto (ciò che è successo richiede la massima attenzione). Se desiderasse una mia valutazione, dille di telefonare alla segreteria del Centro iperbarico Ravenna (0544-500152; Francesca Cappai è la mia assistente). Serve copia della cartella clinica con gli accertamenti eseguiti. In particolare l’ecocardiografia con valutazione della frazione di eiezione ventricolare, la radiografia del torace e gli esami del sangue (creatininemia). Inoltre è necessaria una visita oculistica con valutazione del fondo oculare (retina).
Ciao, Pasquale
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