Gonfiore post-immersione al piede sinistro: a cosa può essere legato?
Andrea ci contatta perché la moglie, a seguito di un’attività di immersione a Stromboli, ha riportato un gonfiore al piede sinistro. Nel messaggio inviato, chiede se il problema possa essere effettivamente legato alla subacquea.
Ecco il messaggio:
Gent.mo Dr Longobardi, le descrivo brevemente i fatti: io e mia moglie nella mattinata del 20/8/2011 abbiamo fatto un immersione a mare a Stromboli rimanendo sempre in no-deco (immersione multilivello 15 min a 27 mt, 15 min a 15 mt e 6 min a 5 mt). L’immersione è andata benissimo con nessun problema da segnalare. Per mia moglie era la prima immersione da tempo e non ne ha fatte altre da quel giorno. L’indomani siamo partiti in nave per Palermo (a titolo informativo in un giorno estremamente caldo con varie ore passate al sole). Mentre eravamo seduti in nave (32 ore dopo l’immersione) osserviamo che il piede sinistro di mia moglie era abbastanza gonfio ma senza fastidi o dolore. Mia moglie sentiva anche un leggero gonfiore al polpaccio. Camminando e muovendo il piede il gonfiore diminuiva notevolmente. Da quel giorno mia moglie osserva spesso un leggero gonfiore al piede, un modesto dolore e al tatto la parte sembra lievemente più calda. Nessun altro sintomo da riportare (in particolare nessun formicolio, stato confusionale, dolori articolari o muscolari). La domanda che mi sta a cuore è se si possa escludere che questo problema può essere dovuto all’immersione oppure possa essere una possibile manifestazione di una malattia da decompressione (MDD) tardiva. In questo caso cosa potrebbe essere e cosa ci consiglia?
In particolare mi chiedevo, anche come domanda di carattere generale, quale sia, se esiste, il nesso fra immersioni subacquee e trombosi venosa profonda.
La ringrazio in anticipo per la sua risposta e per tutti gli utilissimi consigli che trovo nel suo Blog. Andrea
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
caro Andrea,
ti ringrazio per l’attenzione e per i graditi complimenti al blog.
Per il problema subito da tua moglie possono esserci diverse spiegazioni dalla più semplice (ristagno linfatico) alla più grave (patologia venosa secondaria ad alterazione genetica o altro). Nel mezzo c’è una possibile insufficienza venosa primaria (non correlata con altre patologie).
Fai prescrivere, dal tuo medico di famiglia:
– ecocolordoppler venoso arti inferiori. Quesito: valutare segni di insufficienza venosa superficiale o profonda
– emocromo con formula e piastrine, aptoglobina, protidemia totale, sideremia, creatininemia, glicemia, GPT, esame delle urine, microalbuminuria, colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi, uricemia, VES, PCR, fibrinogeno, PT, PTT, INR, proteina S, omocisteina, antitrombina III, resistenza proteina C attivata,
– test genetico per la ricerca dei geni relativi al fattore V di Leiden, al fattore II della coagulazione (protrombina) e il gene MTHFR (metilentetraidrofolatoreduttasi).
Quando avrai gli esiti inviameli al Centro iperbarico Ravenna (via A. Torre, 3 – 48124 Ravenna; tel 0544-500152, fax 0544-500148; email scrivici@iperbaricoravenna.it) e decideremo insieme come proseguire.
C’è correlazione tra la trombosi venosa profonda e l’attività subacquea ma ne parleremo dopo aver chiarito la diagnosi.
Un caro saluto, Pasquale
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