Dopo quanto riprendere l’attività subacquea a seguito di una MDD cutanea?
Filippo, dopo un’immersione tecnica, accusa una sensazione di fastidio, freddo e sudorazione. Dopo una giornata, nota l’insorgere di un edema. Per quanto tempo deve evitare le immersioni?
Filippo ci scrive:
Buongiorno Dottore,
lo scorso sabato, 30 giugno, ho fatto un’immersione tecnica in CA ad una profondità di 100 mt. con 22′ di fondo ed un run-time finale di 145, con il quale sono uscito dall’acqua con una profondità media di 32 mt. (miscela di fondo 10/60 e miscele deco 21/35, 50/20 ed ossigeno ) Dopo essere uscito sul gommone ho accusato un senso di fastidio, simile ai sintomi di una congestione, che mi ha portato ad avere sensazione di freddo e sudorazione. Rientrato in porto ho assunto per circa 40′ ossigeno, bevendo in abbondanza, ed il malessere è passato. Poi dopo un tre ore sono rientrato in auto a casa.
Data la stanchezza sono andato a riposare e la domenica a parte qualche strascico di affaticamento è trascorsa tranquilla, poi nella tarda serata (23.30/23.45) ho riscontrato l’insorgere di un edema nella zona del basso ventre e genitale. Ho così deciso di allertare il DAN la mattina successiva e la dottoressa a cui ho esposto la mia situazione; constata l’assenza di dolore e/o rush cutanei mi ha suggerito di assumere ossigeno per due ore e poi verificare la situazione.
Successivamente al secondo contatto, intorno alla 14.00, mi hanno consigliato una visita dal mio medico di base per verificare la situazione generale ed eventualmente di ripetere – compatibilmente al fatto che ne avessi sufficiente scorta – l’assunzione di ossigeno. Il medico di base mi visitava nel pomeriggio di lunedì e verificava un ossigenazione al 97% e la pressione a 80/140, contro un mio solito di 80/120, nonché il persistere dell’edema.
A questo punto il mio medico di base suggeriva un controllo anche presso un medico iperbarico; giravo così via mail il referto del medico di base al Dan nelle serata di lunedì e ripetevo ancora il trattamento di assunzione di ossigeno per un’ora. Venivo contattato nella mattina del martedì dal medico del DAN il quale mi consigliava di seguire il suggerimento del mio medico di base indirizzandomi al Centro Iperbarico più vicino, per tramite del Pronto Soccorso di detto ospedale, che sarebbe stato da loro preavvertito. Qui dopo essere passato dal P.S. dove procedevano all’elettrocardiogramma e agli esami del sangue, venivo visitato da un medico iperbarico il quale, dopo la mia esposizione, ha ipotizzato che sia stato soggetto ad una MDD che ha interessato il sistema linfatico; allo stato attuale però i parametri risultavano “normali” e ancorché presenta l’edema, ormai in regressione, alla palpazione i noduli linfatici del basso addome non risultavano ingrossati pertanto, essendo passate ormai quasi 36 ore dall’immersione, riteneva inutile un trattamento in camera.
Alla mia domanda su quando avrei potuto riprendere l’attività di immersione suggeriva uno stop di due/tre settimane.
Successivamente il mio medico di base al quale ho fatto avere il referto del P.S. suggeriva di implementare gli esami del sangue e aggiungere quelli delle urine. Da questi esami, da me eseguiti nella mattinata di mercoledì, nel quadro di valori pressoché nella norma, è risultato che il valore del D-Dimero è a 911 mentre l’omeocisteina risulta a 16.
Alla luce di quanto sopra esposto Vi chiedo se i predetti valori possano risultare temporaneamente alterati a causa dell’evento occorsomi e se concordate nello stop alle immersioni indicato dal Medico Iperbarico.
Ringraziando anticipatamente resto in attesa di un Vs. cortese riscontro.
Filippo
P. della Torre
Gentile Filippo,
Ho letto il tuo resoconto con interesse, mi sembra opportuno fare alcune considerazioni.
Sicuramente era una immersione impegnativa, ma non vedo criticità nella immersione, per come é stata pianificata, e non sono riferiti, peraltro, errori durante la risalita. I sintomi quindi, potrebbero essere definiti come “Immeritati” come spesso avviene nella maggior parte degli Incidenti da decompressione (per circa il 60% secondo DAN e al.).
Qualche considerazione mi viene di fare riguardo ai sintomi che riferisci.
Alla riemersione:
– “Senso di fastidio simile ai sintomi di una congestione”
– Sensazione di freddo e sudorazione (scomparsi dopo Ossigeno normobarico per 40 min e liquidi).
In seguito:
– Stanchezza
– “Comparsa” di Edema al basso ventre e genitali (la domenica sera dopo oltre 1 giorno).
La sensazione di malessere e di freddo sono spesso riferiti come sintomi di esordio in caso di Incidente da decompressione (giustamente hai fatto, respirando Ossigeno e assumendo liquidi); anomala invece la “comparsa” come riferisci, la sera di Domenica, di edema al basso ventre e genitali, non per la localizzazione o l’edema (come sintomo, senza rush cutaneo o dolore/prurito, come appunto per una manifestazione linfatica), ma per il momento della comparsa: piú frequentemente i sintomi nelle forme cutanee o linfatiche compaiono nelle primi momenti dalla riemersione, difficile che si manifestino dopo oltre le 24 ore (puó essere che non te ne sia accorto prima?)
Per rispondere alle tue perplessitá, ti devo dire che concordo con il Collega, che ha ritenuto inutile la ricompressione terapeutica in Camera Iperbarica, a cui in particolare le forme linfatiche di MDD poco rispondono, risolvendosi normalmente autonomamente in poco tempo senza reliquati. (A proposito, l’edema é completamente risolto?).
Inoltre concordo con il consiglio di eseguire ulteriori accertamenti dopo l’evidenza di alterazioni dei valori ematici di D-Dimero e Omosisteina che suggeriscono un aumento di fattori di rischio cardiovasolare sospendendo, in attesa, l’attivita subacquea.
Una ultima importante considerazione: le forme Cutanee e quelle Linfatiche di Malattia da Decompressione, soprattutto se “immeritate” si associano spesso (molto spesso) alla presenza di shunt Dx-Sx (tra cui il Forame Ovale Pervio é il piú conosciuto)
Ti consiglio vivamente, probabilmente non sono il primo a farlo, di eseguire gli accertamenti per definire la presenza (e la significativitá emodinamica), di un eventuale Shunt, perché se presente, e soprattutto in associazione con una possibile condizione di trombofilia, potrebbe essere condizione a rischio non solo, per le immersioni.
Un saluto,
Paolo Della Torre
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Milano e specializzazione in Medicina del nuoto e attività subacquee all’Università G. d’Annunzio di Chieti. N. ordine dei Medici Chirurghi di Roma: 42375
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