Forame Ovale Pervio e operazione: non voglio rinunciare alla subacquea
Dopo un incidente da decompressione, ad Angela è stato riscontrato un Forame Ovale Pervio aperto, con shunt e passaggio di bolle anche a riposo, che comporterà un intervento nel prossimo periodo.
Ci ha contattato per chiedere informazioni ulteriori sugli esami da sostenere nella fase pre-operatoria. Ecco il suo messaggio?
Gentile Dottore, ho qualche dubbio e avrei bisogno di un parere. L’argomento è il Forame Ovale Pervio.
Dopo un’immersione ho avuto dei problemi (incidente da decompressione cutaneo e un disturbo visivo). Il Prof. Marroni della DAN mi ha consigliato di effettuare un controllo per la ricerca del forame. Ho effettuato un’ecografia cardiaca, senza e con contrasto mono e bidimensionale, dove è risultato che ho un bel forame aperto…già a riposo passano una marea di bolle. Il Prof. Marroni e il cardiologo che mi ha visitato, il Dott. Zavalloni dell’Humanitas, sono concordi sul chiuderlo. L’intervento è previsto per la fine di novembre.
Ho cercato un po’ su internet le varie opinioni e ho trovato il sito del Centro Iperbarico di Ravenna: sono esplosi un sacco di dubbi, non tanto sulla chiusura che ritengo sia necessaria, quanto sul fare ulteriori esami.
Il Prof. Marroni, molto autorevole, mi dice che devo chiudere il forame e mi ha consigliato lui il cardiologo (essendo io di Milano). Al cardiologo avevo chiesto se dovevo fare esami aggiuntivi e mi aveva detto di no. Mi aspetto che forse dovrei stare tranquilla e non pensarci più.
Nel blog del Centro Iperbarico Ravenna trovo informazioni diverse. Vorrei, a questo punto, il suo parere. È meglio effettuare altri esami?
Ho telefonato al Centro per avere informazioni sui tempi e costi. Devo dire che il costo del percorso shunt destra sinistra è significativo (cinquecento euro) ma è pur sempre la mia vita. Io alla subacquea non voglio rinunciare: è la mia passione. Non potrei stare senza subacquea…sarebbe veramente un trauma.
Mi spiace ancora avere disturbato tramite internet ma ci tenevo ad avere una sua opinione. Grazie ancora.
Angela
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
cara Angela, ti ringrazio per l’attenzione. Condividiamo la passione per l’attività subacquea, anche per me sarebbe difficile farne a meno.
Alessandro Marroni è il leader nella medicina subacquea, con una enorme esperienza nel settore. Segui i suoi consigli e sono certissimo che tornerai a immergerti sicura. Dopo la chiusura del PFO: le linee guida in medicina prescrivono il ritorno all’immersione dopo sei mesi dall’intervento. Il Centro iperbarico Ravenna propone un programma per il ritorno all’immersione graduale che parte dopo un mese dall’intervento di chiusura del PFO.
Per i lettori del blog e per te, di seguito illustro il percorso del Centro iperbarico Ravenna per la ricerca e la cura dello shunt destra sinistra. E’ un percorso ideato in Ravenna, si basa su diversi operatori competenti (neurologo dr. Paolo Limoni; anestesista e medico subacqueo dr. Paolo Lega; infermieri esperti in medicina iperbarica e me stesso per la valutazione finale) e, dal 2007 abbiamo acquisito una notevole esperienza (nel 2013 è stata presentata una sintesi statistica su 156 persone affette da shunt destra sinistra gestiti in Ravenna).
Il Centro iperbarico Ravenna ritiene che il PFO sia solo uno dei possibili “buchi” attraverso i quali possa esserci un travaso anomalo di sangue venoso (e bolle o grumi di sangue). Altri “buchi” li abbiamo trovati nei polmoni, nell’intestino o altrove (per esempio un angioma cavernoso alla gamba). Consapevoli di questa possibilità, presso il Centro eseguiamo (in un solo giorno) tre test per la ricerca di tutti i possibili shunt sia cardiaci (PFO) che extracardiaci: ecodoppler transcranico bilaterale, emogasanalisi durante respirazione in ossigeno e ossimetria transcutanea. In base ai parametri che otteniamo, si decide se sia utile procedere con le indagini.
La sede del “buco” viene cercata solo se riteniamo importanto chiuderlo. La prima indagine, in tal caso, è l’ecocardiografia transesofagea eseguita dalla dr.sa Elisabetta Varani (cardiologa Ospedale di Ravenna), la quale valuta se il PFO abbia dimensioni coerenti con i tre parametri da noi rilevati in precedenza.
Se i nostri tre dati evidenziassero la presenza di uno shunt ampio e la dr.sa Varani rilevasse un PFO piccolo, prima di chiuderlo, si procederebbe con ulteriori indagini per cercare altri eventuali “buchi” (p.es. angioTC polmonare, ecografia addome).
Presso il Centro iperbarico Ravenna abbiamo acquisito competenza ed esperienza per evitare, come è successo, di chiudere il PFO per poi avere di nuovo problemi in immersione dovuti a un “buco” in altra sede.
Infine, al Centro iperbarico Ravenna, vengono suggerite indaginii del sangue per cercare la predisposizione familiare a produrre piccoli grumi di sangue che potrebbero passare attraverso i “buchi” causando problemi indipendentemente dalle immersioni.
In generale, il Centro iperbarico Ravenna, segue le linee guida sullo shunt destra sinistra elaborate dalla Regione Emilia Romagna (che includono un capitolo sull’attività subacquea).
Il costo del percorso shunt destra sinistra è giustificato dal fatto che sono coinvolti tre medici (neurologo per l’ecodoppler transcranico; anestesista per la emogasanalisi e il sottoscritto come medico subacqueo), un infermiere, personale amministrativo per il trasporto in Ospedale dei campioni di sangue arterioso. Il percorso dura un giorno intero (martedì).
In conclusione, come hai intuito, al momento sembra che il tuo shunt destra sinistra sia aperto. La sede probabile dello shunt D/S pare che sia il cuore e che il PFO debba essere chiuso.
Il Centro iperbarico Ravenna, per casi diversi dal tuo dove ci sia incertezza, è in grado di verificare la presenza dello shunt destra sinistra; valutare se il PFO (shunt cardiaco) sia l’unico “buco” responsabile degli incidenti da decompressione subiti (escludendo altri shunt in sede extracardiaca); aiutare a decidere se valga veramente la pena di chiudere i “buchi” per immergersi in sicurezza; se siano necessari altri accertamenti preliminari o se fosse meglio evitare l’intervento ed immergersi con regole cautelative.
Resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti (telefono 0544-500152, email: scrivici@iperbaricoravenna.it)
Ciao, Pasquale
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