Capacità di sforzo ridotta: si tratta di Forame Ovale Pervio (PFO)?
Daniele ci contatta perché la figlia, sciatrice di fondo ad alti livelli, ha dovuto ridurre lo sforzo fisico a seguito di un sospetto forame ovale pervio (PFO) con shunt destra/sinistra.
Questo è il messaggio che abbiamo ricevuto:
Egregio Dottor Longobardi, sono venuto a conoscenza del lavoro che fate presso il Centro Iperbarico Ravenna tramite un suo collega, le riassumo brevemente il mio caso.
Mia figlia (19 anni) pratica sport ad alto livello (sci di fondo) da due anni e ha iniziato la sua attività sin da bambina. Nell’ultimo anno e mezzo le sue capacità di sostenere gli sforzi fisici si sono ridotte in maniera drastica, con elevate difficoltà nell’esecuzione dell’allenamento e nel recupero associate a una stanchezza costante, anche con i dovuti intervalli di recupero. Soprattutto, durante le cosiddette sedute di allenamento “veloce”, compaiono giramenti di testa.
Abbiamo provveduto a tutti gli esami clinici e analisi del caso senza alcuna evidenza di patologie. Risulta a oggi solo una pregressa mononucleosi che però dovrebbe ormai avere avuto il suo corso (forse coincidente con l’inizio del calo delle prestazioni). L’effettuazione dell’ecodoppler dei tronchi sovraortici non ha rilevato la presenza di alcuna malformazione e il medico ci ha informati sulla possibilità di uno shunt cardiaco che si evidenzia solamente sotto sforzo e assente a riposo. Aggiungo che l’elettrocardiogramma sotto sforzo non ha rilevato alcuna anomalia e anche il differenziale di pressione è sempre risultato costante nell’andamento della prova. Le chiedo quindi se a suo parere vi sia la possibilità di questo shunt solamente sotto sforzo e che sinora (prima di un anno fa circa) non avesse dato alcun problema.
Una seconda domanda risulta poi conseguente nel caso la prima fosse affermativa: presso il Centro da Lei diretto è possibile valutare l’eventuale scambio sotto sforzo?
La ringrazio sin d’ora per la risposta.
DM
Leggi qui sotto la risposta del nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi , laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee.
Pasquale Longobardi
caro Daniele, ti ringrazio per l’attenzione. Condivido la preoccupazione per tua figlia: in particolare per il fatto che non sia chiara la causa del problema.
Lo shunt (travaso di sangue dalla parte destra alla parte sinistra dell’apparato circolatorio) può avvenire, certamente, solo durante sforzo.
La sede dello shunt può essere in diverse parti del corpo: spesso è nel cuore e qui la causa più probabile è la Pervietà del Forame Ovale o PFO. Altre sedi possono essere il polmone, l’intestino e altro.
Focalizzando l’attenzione sul PFO, si tratta di un canale (lungo circa 2,5 centimetri) “tappato” (alla nascita) da una membrana. Questa membrana può essere soltanto appoggiata e si solleva , durante uno sforzo intenso, facendo travasare il sangue “sporco” (venoso, meno ossigenato di quello arterioso) in quello “pulito” (arterioso) con il risultato di ridurre la quantità di ossigeno in circolazione.
Questo potrebbe ridurre il rendimento di tua figlia. “Potrebbe” perché mancano troppe informazioni. Scrivi che la diagnosi sarebbe stata posta durante ecodoppler dei tronchi sopraaortici: forse intendi ecodoppler transcranico (valutazione delle arterie cerebrali medie). Il medico ha sospettato direttamente il cuore come eventuale sede dello shunt: e le altre sedi?
C’è un metodo semplice per valutare se lo shunt sia responsabile delle ridotte prestazioni atletiche e del malessere (capogiri dopo sforzo) di tua figlia.
Presso il Centro iperbarico Ravenna può essere eseguita una cicloergometria accurata (90% della frequenza cardiaca massimale, calcolo del Metabolic Equivalent of Tasks – cioè della capacità di fare sforzo fisico) con contemporanea misurazione della saturazione di ossigeno.
Se il METS fosse inferiore a 7 e/o la saturazione dell’ossigeno nell’emoglobina si riducesse durante sforzo, sarebbe certa la correlazione tra shunt e calo delle prestazioni.
E’ importante essere certi che ci sia uno shunt destra sinistra e in quale sede. Presso il Centro iperbarico Ravenna, eseguiamo (in un solo giorno) tre test: ecodoppler transcranico bilaterale; emogasanalisi durante respirazione in ossigeno e ossimetria transcutanea. In base ai parametri che otteniamo, si decide se sia utile procedere altre indagini.
Lo staff del Centro iperbarico Ravenna ha acquisito competenza ed esperienza per evitare, come è successo, di chiudere il PFO per poi avere di nuovo problemi in immersione dovuti a un “buco” in altra sede.
Inoltre, il Centro iperbarico Ravenna, consiglia indagini del sangue (PT, PTT, INR. proteina S, omocisteina, test genetico per la valutazione del fattore II, V e MTHFR correlati con la coagulazione) per escludere la predisposizione a produrre piccoli grumi di sangue che potrebbero passare attraverso i “buchi” causando problemi indipendentemente dallo sforzo fisico.
In conclusione, come hai intuito, il Centro iperbarico Ravenna potrebbe confermarti la presenza dello shunt; valutare se esso sia l’unico responsabile del calo di prestazioni di tua figlia; aiutarti a decidere se valga veramente la pena di chiuderlo per recuperare la piena forma fisica; se siano necessari altri accertamenti.
Resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti.
Ciao, Pasquale
Rosario Forestieri
A quanto riesco a capire fino ad ora lo shunt è solo ipotetico e non è stato dimostrato. In ogni caso ho molti dubbi che uno shunt dx > sx sia la causa del calo fisico (a meno che non sia di un grado veramente rilevante , ma allora non avrebbe avuto buone prestazioni neanche prima).
Invece do molta importanza alla Mononucleosi dove la stanchezza può veramente durare per molti mesi. Bisogna valutare se le IgM sono rientrate e se ha sviluppato le IgG anti Epstein-Barr. Inoltre una Ecografia può dare utili informazioni sulle dimensioni della milza e sulla presenza di linfonodi ancora attivati.
Opportuna valutazione della crasi ematica (Emocromo, ferro, ferritina e reticolociti) e della funzione tiroidea.
Se dopo questi esami e con i test del Dottor Longobardi tutto risulta normale, bisogna chiedere alla ragazza se veramente ha voglia di fare l’atleta (so che i genitori si arrabbiano quando viene posto questo quesito, ma è un elemento da considerare).
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