Ulcera al piede in paziente diabetico: come risolvere?
Eleonora ci scrive perché il marito, diabetico da 20 anni, ha alcuni problemi con un’ulcera al piede: dopo l’operazione effettuata rimane un potenziale problema di infezione al callo iniziale.
Nel messaggio, ci chiede informazioni sull’iter di cura:
Mio marito ha 56 anni ed è diabetico insulino-dipendente da 20 anni. Da circa 20 mesi è in cura presso l’ambulatorio di vulnologia del San Matteo di Pavia per un’ulcera al piede. Nel mese di agosto, visto il peggioramento e l’infezione in corso, è stato operato per ascesso plantare: la ferita si è perfettamente cicatrizzata ma rimane ancora aperto il callo iniziale sempre con il rischio di infezione.
Siamo a novembre e la situazione è in stallo.
Vi chiedo gentilmente un’opinione in merito ed eventualmente l’indirizzo di un altro centro a noi vicino (noi siamo a Voghera)
Nel ringraziare porgo cordiali saluti,
Eleonora Baccan
Leggi qui sotto, nei commenti, la risposta del nostro staff medico infermieristico e poi approfondisci i nostri percorsi di cura dedicati alle ferite difficili cliccando qui:
Klarida Hoxha
Cara Eleonora, mi spiace per suo marito. Noi vogliamo essere positivi e quindi ci fa molto piacere che l’infezione sia stata sconfitta e che la ferita maggiore sia ormai cicatrizzata. Rimane il problema del callo iniziale, ecco alcuni consigli.
I fattori più importanti correlati allo sviluppo di ulcere al piede sono la neuropatia periferica perdono la sensibilità a livello dei piedi, possono sviluppare deformazioni e possono non rendersi conto di ripetuti microtraumi o di lesioni. E’ una complicanza comune che colpisce circa il 50% dei diabetici dopo circa 10 anni di malattia. Il piede neuropatico spesso è insensibile, caldo, asciutto, presenta polsi palpabili e spesse callosità nei punti di ipercarico.
Al Centro iperbarico di Ravenna seguiamo un protocollo anche per il piede diabetico neuropatico.
Esso consiste nella valutazione ambulatoriale da parte di un gruppo di specialisti esperti in cura delle ferite difficili. Viene valutato lo stato della circolazione attraverso:
• l’ossimetria transutanea, (TcpO2) che misura quanto ossigeno arriva alla fine del piede;
• lasedopplerflussimetria che, oltre a vedere la microcircolazione (quindi essere ancora più preciso della TcpO2), rileva anche segni di neuropatia. Inoltre è predittivo del successo della camera iperbarica, in caso il paziente ne avesse bisogno.
• Sensibilità tattile mediante monofilamento di Semmes-Weinstein il quale consiste nel “pungere” il piede in punti precisi ed è predittivo di comparsa di ulcerazione in caso di non avvertenza di almeno 3 punti su 6.
Il paziente viene seguito dal nostro ambulatorio vulnologico per la ferita e nel frattempo viene seguito anche da un team multidisciplinare quali: diabetologo (per la stabilizzazione della glicemia), il fisiatra, il tecnico ortopedico, il podologo e il podoiatra (specialisti del piede).
Viene richiesto anche un esame chiamato podobarometrico che rileva le pressioni plantari sia in stato di moto che di quiete. Una volta stabilito le zone di ipercarico, il podologo, oltre alla pulizia dei calli, provvede al modellamento personale di un ortesi in silicone la quale non solo protegge ma scarica la parte ulcerata in modo da attivare la fase ripartiva. Usando una scarpa idonea, il paziente deve camminare per far circolare meglio il sangue attraverso la pompa muscolare poiché l’immobilità accresce il rischio del fenomeno ischemico.
Se alla quarta settimana l’ ulcera non diminuisce almeno del 40% si ricorre alla terapia iperbarica o altre tecniche e terapie che aiutano ad accelerare la guarigione.
Dedicare attenzione all’igiene con acqua tiepida, asciugare bene e delicatamente fra le dita, usare creme specifiche (ureadin, diapodil).Vicino a lei c’è il dott.Piero Bonadeo, specialista in chirurgia vascolare nonché socio fondatore di AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee). Se desidera una visita presso il nostro centro la invito a telefonare alla nostra segreteria al 0544/500152.
Un caro saluto,
Klarida Hoxha
Giuseppe Mazzotta
Gent.ma sig.ra, sentendomi chiamato in causa vorrei precisare quanto segue:
la guarigione della lesione plantare nel paziente diabetico non può naturalmente prescindere dall’adozione di alcune regole di igiene e prevenzione che chi ha commentato in precedenza ha esaurientemente esposto, ma dipende anche dalla corretta gestione della malattia di base (controllo accurato della glicemia sia attraverso un corretto apporto calorico sia con una aderenza alla terapia in atto che dovrebbe essere monitorata da un diabetologo) , dalla rimozione dei fattori di rischio cardiovascolare ( p.e. il fumo di sigaretta) , dall’impiego di calzature adeguate eventualmente consigliate o prescritte e inoltre da una gestione della lesione corretta e affidata a persone competenti evitando ad esempio rimozioni delle callosita’ mediante tecniche domiciliari faidate (causa dell’ascesso plantare pregresso fortunatamente rapidamente trattato e risolto). Fermo restando il diritto di ciascuno di noi di farsi curare dove e come ritiene che sia opportuno, non avendo sinora avuto il piacere di confrontarmi direttamente con Lei su queste tematiche ,la invito a contattarmi direttamente, se lo riterrà utile, presso il nostro Ambulatorio di Vulnologia.
Cordiali saluti
Dott. Giuseppe Mazzotta
U.O.C. Chirurgia Vascolare- Ambulatorio di Vulnologia
POLICLINICO S.MATTEO
Pavia
Giuseppe Mazzotta
Chiedo scusa per l’invadenza ma desidero aggiungere, a complemento di quanto scritto stamane, che oggi il paziente di cui sopra è stato giudicato guarito in quanto la lesione plantare è completamente rimarginata. Naturalmente persiste una tendenza all’ipercheratosi plantare che necessita di un trattamento specifico e per la quale il paziente è stato indirizzato al podologo (purtroppo è l’unica figura professionale che manca nel PDTA del Piede Diabetico del Policlinico San Matteo). Riflessione: quanto è distante la percezione del problema clinico che ha il paziente (o i parenti) rispetto alla realtà dei fatti.!! Saluti a tutti gli ospiti del blog e buone feste…
Dott. Giuseppe Mazzotta
Pasquale Longobardi
gentile dottor Giuseppe Mazzotta, grazie per l’attenzione e il gradito intervento. Il blog del Centro iperbarico Ravenna è nato per consentire al paziente, ai parenti e chi se ne prenda cura di confrontare la propria storia con quella degli altri come ha fatto Eleonora, comprensibilmente preoccupata per il marito. Il suo intervento ha permesso che ci conoscessimo (virtualmente) e il confronto. Sono felice che il problema sia risolto: è un messaggio positivo per chi soffra di piede diabetico, coerente con lo spirito natalizio.
Un caro saluto, Pasquale Longobardi (direttore sanitario Centro iperbarico Ravenna 0544-500152, scrivici@iperbaricoravenna.it)
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