PRP e vulnologia: la realtà del Centro Iperbarico di Ravenna
Oggi abbiamo intervistato il Direttore Sanitario, Dr. Pasquale Longobardi, per aiutarvi a capire meglio come al Centro Iperbarico di Ravenna viene usato il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) per facilitare la guarigione delle lesioni cutanee (vulnologia).
Come viene usato il PRP al Centro Iperbarico di Ravenna in campo vulnologico?
Al Centro Iperbarico di Ravenna, il PRP è associato alle cellule staminali da sangue periferico (PBMC) e si utilizza quando una ferita, dopo 4 settimane di normali cure standard, non riesce a migliorare.
Questa fase, detta fase R (riparazione/rigenerazione) fa parte della procedura TIMERS, ovvero la procedura che attualmente viene utilizzata a livello internazionale per la valutazione delle ferite e per la quale il Centro Iperbarico di Ravenna ha contribuito alla definizione.
TIMERS infatti è un acronimo che serve per “leggere” la ferita, valutare diversi fattori e che aiuta a prendere le giuste decisioni:
T – TISSUE: valutazione del tessuto necrotico o devitalizzato da pulire. Al Centro Iperbarico di Ravenna per ogni singola parte della procedura abbiamo messo in atto delle azioni: puliamo con tecniche avanzate quali il Laser SmartXide2 CO2 di DEKA oppure il debridement meccanico con idrogetto (SONOCA).
I – INFECTION/INFLAMMATION: controllo di eventuali segni di infezione/infiammazione. Al Centro Iperbarico di Ravenna guardiamo le infezioni con un dispositivo che si chiama MolecuLight, che permette di vedere a colori se ci sono dei germi e a quantizzarli, cioè a determinare la carica batterica. Poi abbiamo delle armi per poterli eliminare, quindi lo stesso Laser SmartXide2 CO2 di DEKA oppure la terapia biologica con la luce, Terapia Klox.
M – MOISTURE: bilancio dei fluidi, che permette di far sì che la ferita sia nella giusta umidità, ovvero né troppo secca né troppo bagnata. Usiamo delle medicazioni avanzate.
E – EDGE: i bordi, che devono essere attivi, cioè la ferita deve tendere a ripararsi. Ce ne accorgiamo perché con il MolecuLight misuriamo anche l’area della ferita. Dopo 4 settimane di cura la ferita si deve ridurre del 40%. Se questo non accade, quindi non c’è una tendenza della lesione a riparare, oppure sin dalla prima visita si vede che il paziente ha troppi fattori di comorbidità, come l’insufficienza renale, il diabete, il fumo e tanti altri, a quel punto si intuisce già che il paziente non migliorerà, quindi si passa alla lettera R.
R – REPAIR/REGENERATION: riparazione/rigenerazione. Qui si inserisce l’uso del PRP. In caso di pazienti con fattori di compromissione che provocano un ritardo di guarigione, questa fase ci permette di valutare e identificare le terapie che accelerano la guarigione come: medicina rigenerativa (PRP, cellule staminali, infiltrazione di monociti, innesti di cute bioingegnerizzata) e Ossigenoterapia Iperbarica (OTI).
S – SOCIAL FACTORS: sociale. Per sociale si intende non soltanto il fatto del paziente che è compliante, quindi che rispetta quello che tu gli dici, ma oggi abbiamo imparato che i microbi vivono nelle cellule e vengono attaccati, dai globuli bianchi. I globuli bianchi per essere performanti vogliono un intestino che stia bene e un cervello che sia rilassato. Se mancano ossitocina e serotonina, che sono gli ormoni del benessere, i globuli bianchi non riescono ad attaccare i microbi, quindi una persona che è in una situazione di disagio sociale potrebbe subire delle infezioni recidivanti.
Quali sono i benefici del PRP rispetto ai tradizionali metodi di cura utilizzati per le ulcere?
Nella cura delle ulcere, il PRP ha un gran vantaggio. Si tratta di un PRP autologo (quindi dello stesso paziente), dove le piastrine sono implicate nel processo di riparazione. Quando abbiamo un paziente che non è performante, perché sono già 4 settimane che non guarisce, significa che queste piastrine sono diventate un po’ “pigre”, quindi bisogna “svegliarle”. Questa metodica permette di prendere le piastrine, che normalmente in un paziente sono tra le 200.000 e 400.000 su mm3 (prima della lavorazione) e moltiplicarle tra 800.000 e 1.200.000 dopo la lavorazione e prima della somministrazione (Raccomandazioni della SINTI, del Centro Nazionale Sangue e del Ministero della Salute). Con il sistema utilizzato al Centro Iperbarico di Ravenna riusciamo a ottenere una concentrazione di piastrine di 1.500.000 su mm3, ben le cinque volte in più rispetto ai parametri iniziali.
Questo aumento di 5 volte delle piastrine determina una tempesta di mediatori chimici, che danno un messaggio alla ferita di riparare. In pratica si “risveglia” la ferita; è come una scarica, un caos biochimico che rimette in gioco la ferita, che invece prima era “addormentata”.
Il vantaggio del Centro Iperbarico di Ravenna è che questa metodica la usiamo dopo aver fatto tutte le terapie tradizionali in maniera appropriata. Se uno la utilizza con metodi non appropriati è invece uno spreco.
Cosa differenzia il trattamento PRP del Centro Iperbarico di Ravenna rispetto agli altri e qual è il suo valore aggiunto?
Per prima cosa è importante fare chiarezza: sul mercato ci sono prodotti anche da 100 euro, come da 1500 euro. Il nostro è in fascia intermedia. Come fare a scegliere e perché questa grande differenza?
Il PRP da 100 euro (di fascia bassa) sono delle piastrine attivate; non ci sono cellule staminali da sangue periferico, lo si riconosce perché il colore è giallino (bianco/giallo). È solo siero con dentro queste piastrine attivate. La fascia alta è invece un sistema che estrae una pappa di piastrine, ma ha un senso quando si vuole evitare una protesi di anca, per le patologie ossee.
Nelle lesioni cutanee, quindi nei tessuti molli, o per esempio nella dermatologia plastica o nelle articolazioni tipo il ginocchio, i legamenti o altro, quello di fascia intermedia, di alta qualità, che facciamo noi, ha tre vantaggi. Il primo è che non è solo PRP ma che ci sono anche cellule staminali da sangue periferico, e te ne accorgi per il colore arancione/rosso. Il secondo vantaggio è la certificazione di quante piastrine ci sono in quello che ti viene iniettato. Una volta pronto, 0,5 cc del preparato vengono inviati in laboratorio e analizzati per la conta delle piastrine. Il terzo vantaggio è il controllo della sterilità per evitare infezioni.
Quello che il Centro Iperbarico di Ravenna garantisce sono tre cose: 1) una procedura da noi elaborata e certificata del servizio trasfusionale della AUSL Romagna, 2) l’esperienza che il personale ha nel tempo acquisito, 3) la competenza nel sapere dove applicarlo per garantirti il risultato.
Sono previsti futuri campi di applicazione per l’uso del PRP in campo vulnologico?
Sì. Attualmente, come già detto, il PRP viene applicato quando la ferita dopo 4 settimane di trattamento standard non guarisce.
Invece il futuro è un altro: ti faccio un test genetico (già in catalogo al Centro Iperbarico di Ravenna), vedo che sei carente di fattori di crescita, e fin dall’inizio faccio il PRP, invece di aspettare 4-6 settimane. Il PRP infatti ha bisogno di un po’ di tempo per funzionare e i tempi si allungano, diventando quasi 2 mesi quando tutto va bene (a volte anche 3/4 mesi). Secondo me questi tempi si possono ridurre in futuro cercando di sensibilizzare la gente sul fatto che il PRP non è un costo aggiuntivo, ma un investimento nel ridurre i tempi di guarigione.
Quindi il futuro non lo vedo sulla metodica che è già molto avanzata, quanto sulla crescita culturale delle persone affinché si prendano cura della loro salute.
Grazie al Dr. Longobardi per l’intervista. Per maggiori informazioni sul PRP potete contattare la Segreteria del Centro al numero: 0544-500152 o scrivere una email a: scrivici@iperbaricoravenna.it
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