Piaghe da decubito che non guariscono: come fare?
Simona ci scrive perché la nonna, ricoverata dopo un intervento di ricostruzione del femore, è affetta da diverse piaghe da decubito causate dalla permanenza forzata a letto che non guariscono nonostante le attenzioni mediche.
Per questo, ha chiesto se al Centro Iperbarico di Ravenna ci sia una soluzione valida al problema in questo messaggio:
Egregio Dott. Longobardi,
mia nonna, di anni 86 e dializzata da oltre 25 anni, è ricoverata presso l’Ospedale Infermi di Rimini da 2 mesi circa. A causa della permanenza a letto forzata, causata da un intervento di ricostruzione del femore, è ora affetta da diverse piaghe da decubito all’altezza del sacro e alle gambe. Queste piaghe non regrediscono nonostante le medicazioni e le provocano spesso febbre.
Vorremmo sapere se presso il Centro iperbarico di Ravenna potrebbe trovarsi una soluzione o quantomeno una speranza di guarigione e, in caso positivo, quali sono le procedure e i tempi per accedere al servizio. Nell’attesa di un suo gentile riscontro, la ringrazio infinitamente per la preziosa attenzione prestata. Cordiali saluti, Simona Casadei
Qui sotto, la risposta della nostra coordinatrice infermieristica Klarida. Per saperne di più sul trattamento delle ulcere e delle lesioni clicca qui:
Klarida Hoxha
Gentile Simona,
grazie per la stima mostrata nei nostri confronti. Mi dispiace per la nonna e per come sono evoluti gli eventi.
Le lesioni da pressione non sono una malattia, ma la complicanza di una o più patologie. Quindi anche se vengono medicate regolarmente e con cura, ciò non significa che vadano a guarigione affinché non si interviene sulle cause che hanno portato alla loro insorgenza. L’ approccio giusto, quello che anche noi al centro iperbarico utilizziamo, è quello di valutare la persona in maniera olistica.
Valutazione e prevenzione
La valutazione clinica è rivolta a identificare e trattare le patologie che favoriscono l’ insorgenza di ulcere o che ne ostacolano la guarigione (es. insufficienza renale). Non va sottovalutato l’ aspetto nutrizionale (uno dei principali fattori di rischio intrinseci), il deficit del quale non permette alle ferite di chiudersi. Al Centro iperbarico utilizziamo la scala MUST per valutare il rischio di malnutrizione (basso/medio/alto a seconda del punteggio) e la potenzialità di intervento. Essa calcola la percentuale di peso perso nell’ ultimo periodo e in base alla gravità si decide una visita dall’esperto nutrizionista. Oltre a questo aspetto, valutiamo anche altre situazioni predisponenti come autonomia di movimento, macerazione cutanea e incontinenza, dolore, diminuzione della sensibilità, e condizioni generali.
Tutto ciò necessita di una valutazione medico – infermieristica integrata con altre discipline.
Per quanto riguarda il mio parere dal punto di vista infermieristico, per migliorare l’ assistenza della nonna, partirei dagli aspetti pratici. Innanzitutto eliminando le cause estrinseche che portano all’ insorgenza o peggioramento dell’ ulcera cercando di migliorare la qualità di vita.
Fattori locali:
• Macerazione: la cute, soprattutto in zona sacrale dove è soggetta a esposizione urinaria e fecale, deve rimanere asciutta e pulita poiché l’ ambiente umido e la modificazione del pH favoriscono la penetrazione di batteri. I batteri favoriscono la sensibilità all’ ischemia, la quale favorisce la crescita dei batteri diventando così un circolo vizioso difficile ad uscirne.
• Pressione: essendo la nonna costretta a letto, bisogna garantire la riduzione della pressione attraverso la pianificazione di cambi posturali. La frequenza dei cambi dipende se state utilizzando presidi antidecubito e anche dalla risposta della cute all’ insulto della pressione. Se cambiare postura nei tempi raccomandati (in base alle linee guida ogni 20 minuti) diventa difficile (visto anche l’ intervento di ricostruzione del femore), bisogna usare dispositivi che aiutano a distribuire la pressione in modo corretto e uniforme come i materassi antidecubito, dei quali esistono molti tipi in base alle necessità personali. Per quanto riguarda il tallone, zona abbastanza difficile da proteggere, l’ unico modo efficace è quello di sollevare leggermente la gamba tramite l’ uso di un cuscino posizionato dalla coscia alla caviglia, facendo attenzione a non appoggiare tutto il peso sul tendine di Achille. Sono fortemente sconsigliate dalle linee guida velli di pecora, talloniere o presidi a ciambella che invece di proteggere potrebbero favorire l’ insorgenza di altre ulcere.
Trattamento
Il trattamento varia a seconda di come si presenta il letto della ferita secondo i principi del TIME Care H e a seconda dello stadio, quindi dell’ interessamento degli strati tissutali. Bisogna valutare volta per volta e porre attenzione anche ai segni e sintomi dell’ infezione. Come già detto però, una volta che si eliminano le cause scatenanti, medicare la ferita diventa molto più semplice.
Nel nostro centro si può fare una visita di valutazione ed eventualmente, pensando anche alla comodità per la nonna, si possono dare le indicazioni per come seguirla in reparto e una volta dimessa, a livello domiciliare, stabilendo dei controlli periodici (solitamente mensili).
Per quanto riguarda i tempi e l’ iter burocratico per accedere al nostro centro, la invito a chiamare il numero 0544/500152 o mandare una mail a scrivici@iperbaricoravenna.it. Le nostre preparatissime segretarie le daranno tutte le informazioni necessarie.
Rimango a sua disposizione e la saluto con affetto
Klarida Hoxha
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