Piaga da decubito, che fare? Barbara chiede un consiglio
Veniamo contattati dalla nostra lettrice Barbara, la quale chiede un consiglio riguardo una piaga da decubito sacrale di un amico peraplegico, che non si rimargina da 3 anni.
Buonasera,
oggi pomeriggio ho chiamato l’A.I.U.C. e mi hanno dato il nominativo del dott. Longobardi.
Un amico paraplegico a seguito di un incidente in moto, ha una piaga da decubito sacrale e due ferite sotto si fianchi, a seguito di cadute accidentali.
La piaga sacrale è stata operata tre volte con tessuto lipidico, tuttavia di arriva sempre quasi alla chiusura ma il caldo (così sembra!) non aiuta.
Medicazioni con acquacella G, cambio garze e cerotti, niente.
La piaga, da profonda, è ora superficiale ma sembra non volersi chiudere mai, e ormai sono tre anni e oltre.
Avreste qualche consiglio per noi?
Grazie infinite per l’attenzione che vorrete darci.
Barbara
Qui sotto, la risposta della nostra coordinatrice infermieristica Klarida.
Klarida Hoxha
Buongiorno Barbara, mi dispiace per il suo amico e grazie per averci contattato.
Sono 3 anni, da quello che ho capito, che la lesione è presente. Il rischio più elevato in questo caso è che ci sia la probabilità che l’ osso sia infetto. Quando una lesione rimane aperta per così tanto tempo, la carica batterica può penetrare nei tessuti fino ad andare in profondità.
Ovviamente non sapendo cosa sia successo in questi 3 anni, se mai l’ osso è stato esposto o meno, sarebbe opportuno indagare questa possibilità attraverso degli esami strumentali come la TAC o la Risonanza Magnetica.
Ovviamente sono necessari tutti i presidi antidecubito e la mobilizzazione in modo che la pressione non venga concentrata sulla zona della lesione, la dieta necessaria per un adeguato apporto proteico che facilita i processi riparativi, ma immagino che questi consigli glieli hanno già ampiamente spiegato.
Per quanto riguarda la lesione in sé, necessita di una attenta valutazione. Bisogna capire se c’è sottominatura o scollamento della cute o fistole. Se i bordi fossero callosi è opportuno eseguire un curettage adeguato, così come anche la scelta delle medicazioni per gestire eventuale essudato.
Se l’ osso risultasse intaccato allora è necessario eseguire una revisione chirurgica che rimuove lo strato intaccato dai batteri. Viene prelevato un campione per analizzarlo per poi somministrare l’ antibiotico mirato e potrebbe eventualmente essere eseguita la chirurgia plastica. In questa fase potrebbe essere utile anche la terapia iperbarica che abbassa le complicanze dopo l’ intervento chirurgico così come agisce in concomitanza con gli antibiotici a combattere l’ infezione (ne potenzia l’ effetto).
Per qualsiasi ulteriore informazione non esiti a contattarci.
Un caro saluto,
Klarida Hoxha
Coordinatrice infermieristica Centro Cura Ferite Difficile del Centro Iperbarico di Ravenna
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