Maria Dolores D’Elia racconta il progetto PDTA della provincia di Bologna
In occasione del Convegno AIUC Emilia Romagna dedicato al tema “L’iter diagnostico-terapeutico nella prevenzione e nella cura delle ulcere del piede diabetico” che si terrà il 13 dicembre al Maria Cecilia Hospital in via Corriera 1 a Cotignola (RA), l’infermiera esperta in wound care Maria Dolores D’Elia racconterà il progetto PDTA.
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In questa intervista Maria Dolores parlerà del progetto che la provincia di Bologna implementerà a partire da gennaio 2015 per migliorare l’appropriatezza delle cure, assicurando così maggiore efficacia, efficienza e sicurezza nella gestione dei pazienti con lesioni cutanee e patologie croniche o problemi complessi di salute. Inoltre, spiegherà come la provincia di Bologna si sta strutturando per affrontare questo importante cambiamento e quali saranno le principali innovazioni che verranno introdotte.
Buongiorno Maria Dolores, ci può raccontare come è nata l’idea di strutturare un nuovo percorso che guidasse i pazienti affetti da ulcere cutanee verso la guarigione?
Dopo un Master in Wound Care svolto circa dieci anni fa mi resi conto che nella nostra Azienda Sanitaria non esisteva nulla che guidasse i pazienti affetti da ulcere cutanee nel percorso di cura e nella scelta dei giusti specialisti per i loro problemi. Solitamente le persone che soffrono di queste problematiche sono anziane e affette da diverse patologie concomitanti, spesso fanno fatica ad orientarsi tra i diversi specialisti e finiscono per procedere per tentativi, consultando molti pareri diversi solo sulla base del passaparola sprecando così tempo e risorse preziose per la cura delle loro malattie.
Per questo, assieme ad altri infermieri dell’Azienda abbiamo deciso di coinvolgere alcuni professionisti (come dermatologi, angiologi e altri) per strutturare un progetto che prevedesse la realizzazione di una rete di ambulatori di medici e infermieri esperti collegati tra loro per garantire continuità assistenziale ai pazienti offrendo così maggior efficacia, sicurezza ed efficienza.
Era il progetto Margherita, e nacque nel 2007. Si trattava di una vera e propria Margherita di specialisti collegati tra loro che potevano prendere in carico il paziente con ulcere cutanee da tutti i punti di vista e guidarlo nel percorso di cura.
Esiste ancora il progetto Margherita?
Oggi il progetto Margherita si è evoluto ed è diventato un PDTA, ovvero un Percorso Diagnostico Terapeutico Aziendale, che partirà da gennaio 2015 in fase sperimentale in tutta la Provincia di Bologna. Più che di una rete di esperti, in questa evoluzione del progetto si può parlare di un percorso che guida il paziente, strutturato ad hoc sulla base delle sue patologie e delle sue problematiche specifiche.
È un vero e proprio percorso multidisciplinare, interprofessionale e anche interaziendale che dovrà coinvolgere tutte le strutture, non solo della Ausl di Bologna ma anche delle Aziende limitrofe, definendo la presa in carico totale del cittadino portatore di lesioni cutanee e con patologie croniche o problemi complessi di salute.
Quali innovazioni propone il PDTA?
Il progetto prevede due livelli di assistenza in grado di risolvere con rapidità anche i problemi di pazienti con patologie complesse che richiedono l’intervento di pool di esperti.
Il primo livello è rappresentato dagli Ambulatori Infermieristici Distrettuali e dall’Assistenza Domiciliare che già si occupano della medicazione delle ferite; il secondo livello invece prevede la strutturazione di tre ambulatori specialistici gestiti da diversi professionisti le cui competenze sono necessarie per il completamento dell’iter diagnostico dei casi complessi (iperbarista, vulnologo, angiologo, chirurgo plastico, diabetologo, ecc.). In ciascuno degli ambulatori di II livello deve essere presente almeno un infermiere esperto in Wound Care che assume il ruolo di case manager, occupandosi di gestire la presa in carico del paziente e di guidarlo attraverso la guarigione o la cronicizzazione. L’infermiere esperto diventa un vero e proprio punto di riferimento sia per i colleghi del primo livello che per gli stessi pazienti.
Il progetto è molto interessante. Come potranno accedere al percorso i pazienti?
I pazienti potranno accedere attraverso il medico curante, il pronto soccorso, le case di riposo e RSA, da ricoveri nelle strutture ospedaliere e così via; saranno i medici e gli infermieri che li seguono a stabilire se è necessario che entrino nel percorso e in quali modalità.
Nel caso di lesione grave, ad esempio, il paziente che arriva in un ambulatorio di primo livello verrà guidato dagli infermieri verso il II livello per essere seguito dagli specialisti, una volta risolte le complicanze passerà poi nuovamente al I livello per proseguire con le medicazioni prescritte dal II livello.
Ci ha detto che il progetto sarà attivo da gennaio, è tutto pronto?
Assolutamente sì, il percorso è definito nei minimi dettagli e sono già state messe a punto, fra gli altri documenti, le schede di inserimento che dovranno essere compilate dai medici e infermieri che si occupano di introdurre il paziente nel PDTA. La compilazione corretta delle schede di inserimento e di medicazione è fondamentale per l’appropriatezza della presa in carico dei pazienti e per il percorso di cura, che consentirà, fra l’altro, anche un importante risparmio economico.
Ora non vediamo l’ora di incominciare, siamo certi che sarà un cambiamento importante con vantaggi per tutti: per i pazienti in primis, ma anche per i professionisti e per il sistema nel suo complesso.
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