Mia mamma rischia l’amputazione della gamba. Potete aiutarmi?
Emanuela ci scrive, preoccupata, perché l’amputazione del dito del piede della madre e la successiva infezione (pseudomonas aeruginosa) rischia di costringere la stessa all’amputazione dell’arto.
Questo è il messaggio che abbiamo ricevuto:
Egregio dottore,
le scrivo per sottoporle il caso di mia mamma, operata a gennaio 2011 presso l’ospedale di Siena, di un by pass femoro-femorale su entrambi gli arti e amputazione della prima falange del 1^ dito del piede destro.
A giugno del 2011 il by pass dx si è ostruito, quindi è stato fatto l’intervento di disostruzione e nell’occasione, dato che il piede con il dito amputato aveva l’osso esposto, è stata rifinita l’amputazione del 1^ dito piede dx. A tutt’oggi però la ferita non si è rimarginata, anzi ha una crosta necrotica.
Venti giorni fa hanno fatto il tampone della ferita che, purtroppo, è infetta da Pseudomonas aeruginosa. Attualmente è ricoverata in malattie infettive a Siena per la terapia antibiotica che, probabilmente, non avrà successo visto che le arterie sotto al ginocchio sono chiuse. A Siena mi dicono che non si può rivascolarizzare e che non sanno cosa fare a quel piede, perciò intanto glielo medicano solo con Betadine. La mia paura è che si arrivi all’amputazione che sarebbe alla coscia. Al Centro iperbarico Ravenna non è possibile fare niente? Mia mamma è anche portatrice di valvola aortica meccanica.
Cosa mi consiglia? Attendo fiduciosa una sua risposta. Emanuela Bandini
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi. Per ulteriori approfondimenti sui percorsi di cura dedicati alle ferite difficili, clicca qui:
Pasquale Longobardi
cara Emanuela, ti ringrazio per l’attenzione. Mi dispiace per la grave situazione della mamma. Il percorso terapeutico che è stato seguito finora è corretto. Il rischio dell’amputazione alla coscia è realistico, preoccupante ma – forse – è evitabile.
Per essere certi che sia l’unica soluzione possibile è necessaria una valutazione della perfusione e ossigenazione del piede destro. Sappiamo già che le arterie più grosse della gamba sono chiuse, possiamo sperare che i vasi piccoli siano aperti (circolo “collaterale”). E’ necessario verificarlo.
Lo si fa con l’ossimetria transcutanea al dorso piede destro e alla gamba destra, cinque centimetri sotto il ginocchio. Il valore della tensione di ossigeno deve essere superiore almeno a 20 millimetri di mercurio (mmHg) durante respirazione in aria (valore normale: maggiore di 40 mmHg). Se il valore fosse inferiore, sarebbe da valutare durante respirazione in ossigeno a pressione ambiente o durante ossigenoterapia iperbarica (valori attesi: maggiore di 20 e 200 mmHg, rispettivamente).
Altro test importante è la LaserDopplerFlussimetria che permette di valutare sia la circolazione del sangue al piede: Toe Brachial Index (valore accettabile maggiore di 0,2) e Indice di Reazione PostOcclusiva; che la presenza di eventuale neuropatia periferica (test del Riscaldamento e test di Variazione Posturale).
L’ossigenoterapia iperbarica e/o i prostanoidi (farmaco che si infonde lentamente per via venosa) sarebbero utili per facilitare la formazione del circolo collaterale qualora ci siano i margini per salvare l’arto, cioé: Ankle Brachial Index maggiore di 0,45; Toe Brachial Index maggiore di 0,2; incremento del flusso ematico al test di Reazione Postocclusiva.
Se invece i valori fossero inferiori a quanto indicato, l’amputazione sarebbe inevitabile e, magari, la ossigenoterapia iperbarica sarebbe utile per favorire la rimarginazione del moncone di amputazione e accelerare la possibilità, per la mamma, di utilizzare la protesi e tornare alla normale vita sociale.
La letteratura (Cochrane Data System Review) ritiene che la terapia iperbarica riesca a salvare un arto ogni 3 o 4 (dipende dal numero di applicazioni) proposti per l’amputazione.
Il Centro iperbarico Ravenna (tel. 0544-500152, email scrivici@iperbaricoravenna.it) utilizza tale procedura e i risultati sono buoni: nella provincia di Ravenna la percentuale di amputazione è la metà della media della Regione Emilia Romagna.
Per informazioni sul Centro iperbarico più vicino a te, guarda il sito della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica www.simsi.org
In bocca al lupo, Pasquale
monica maccarone
Egregio Dr. Longobardi,
Le espongo il caso di mia mamma (73 anni) che il 5 settembre ha subito l’intervento per frattura bimalleolare con collocazione dei mezzi di sintesi, rimossi il 27 dicembre scorso a causa dell’infezione insorta.
Dal 27 dicembre la ferita chirurgica (che vede esposto il tendine) non guarisce.
Mia mamma non è diabetica, ha gravi problemi di circolazione agli arti inferiori (ostruzione della femorale superficiale dopo l’ostio con riabitazione nel tratto distale,
ostruzione nel tratto prossimale della tibiale posteriore); altre patologie sconsigliano l’angioplastica e bypass (assume farmaci per controllo della pressione, CUMADIN, per monitoraggio di significatova dilatazione aorta trattoa scendente e arco).
Ha appena iniziato a Firenze la terapia iperbarica (4 sedute) e si sottopone a tre medicazioni locali la settimana (lavaggio, disinfezione e bendaggio) presso l’ambulatorio medicazioni avanzate del CTO di Firenze.
Da sei mesi viviamo questo calvario, mi rivolgo a Lei per chiederLe se presso il Suo Centro vi sono possibilità terapeutiche che possano far sperare in una guarigione.
La ringrazio sentitamente per il riscontro che potrà dare.
Monica Maccarone
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