La storia di Carla, curata al CCFD del Centro Iperbarico di Ravenna per una necrobiosi lipoidica post iniettiva
Dopo un trattamento di mesoterapia Carla, 77 anni, si accorge di una strana lesione all’arto inferiore destro.Appena nota il problema Carla esegue diversi accertamenti e visite specialistiche per indagare la causa di questa ferita che non guarisce, finalmente un angiologo, dopo aver indagato il quadro vascolare e aver eseguito una biopsia, conclude per la diagnosi di necrobiosi lipoidica post iniettiva.
Per chi non la conosce la necrobiosi lipoidica post iniettiva è una patologia degenerativa della cute a comportamento benigno che evolve lentamente ma progressivamente, colpisce lo 0,1-0,3 % dei pazienti diabetici.
Il medico che segue Carla decide di inviarla al Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna per un consulto.
Alla visita filtro Carla si presenta con ferita aperta da 3 mesi. Durante la visita il nostro personale scopre che purtroppo, a rallentare il processo di guarigione, concorrono anche una serie di fattori di compromissione come il diabete di tipo II, insufficienza venosa cronica e a livello cardiaco un’insufficienza aortica di grado moderato-severo.
Il nostro personale medico e infermieristico del CCFD decide di prendere in carico Carla, per iniziare un percorso di cura multi terapeutico, in modo tale da aiutarla a riportare la ferita sulla corretta traiettoria di guarigione. Secondo i principi del TIMERS, un acronimo che serve per “leggere” la ferita, valutare diversi fattori e aiutare il personale sanitario a prendere le giuste decisioni.
Il percorso personalizzato studiato per Carla si sviluppa in varie tappe, la prima delle quali è la gestione del dolore correlato alla ferita e dell’essudato, che inizialmente sono i segni prevalenti da trattare (secondo il TIMERS). Si inizia con la prescrizione di farmaci per il controllo del dolore e cambi di medicazione 3 volte la settimana.
Per Carla vengono utilizzate medicazioni assorbenti ed antibatteriche. Abbinate ad un bendaggio multistrato per sopperire all’insufficienza venosa. Con un occhio di riguardo per la problematica cardiaca di Carla, in quanto, per pazienti come lei è essenziale applicare una compressione equilibrata, che non crei sovraccarico al cuore.
Dopo un mese dalla presa in carico, la lesione subisce un lieve aumento di dimensione, da 8,1cm2 a 10,3 cm2, questo possiamo verificarlo grazie al MolecuLight. “Ma niente paura Carla”, i nostri medici e infermieri la tranquillizzano, perché nonostante l’aumento della lesione la ferita mostra meno essudato e ha un fondo più deterso e vitale. Un buon segno!
A questo punto del percorso di cura decidiamo di introdurre un trattamento aggiuntivo con l’obiettivo di accelerare il processo di guarigione. La fotobiologia, mediante l’uso della tecnologia Klox, da anni utilizzata nel nostro Centro con ottimi risultati.
La ferita inizia così a riepitelizzare. Già dopo il primo ciclo di fotobiomodulazione a fluorescenza (8 sedute prescritte di Klox) la ferita si riduce nelle sue dimensioni del 36%, da 10,3 cm2 a 6,55 cm2.
Successivamente il letto della ferita appare sano e granuleggiante, finalmente il processo di riparazione, seppur lentamente, riparte. Carla non ha più dolore e gli accessi si riducono a un solo cambio di medicazione e bendaggio alla settimana (dai 3 iniziali).
E così, dopo vari mesi di cure mirate, il traguardo è raggiunto, con grande gioia di Carla possiamo dimetterla.
Ciao Carla, siamo felici che la ferita sia guarita e possa festeggiare il matrimonio di tuo figlio con l’abito che avevi scelto per l’occasione.
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