Ferita chirurgica dopo protesi: Vera è guarita
Vera è una paziente di 72 anni, che ha subìto un intervento di protesi del ginocchio destro. Come purtroppo spesso accade, la ferita chirurgica non si è chiusa di prima intenzione, ovvero tramite i punti di sutura, ma è andata incontro a una deiscenza: i punti di sutura hanno ceduto ed è rimasta una lesione con un ritardo di guarigione.
Come ci racconta Chiara Bissoni, infermiera del Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna, Vera giunge al nostro Centro proprio con l’obiettivo di guarire questa lesione ormai aperta da due mesi, senza dare cenni di miglioramento. Al momento della prima visita, ci troviamo davanti a un’ampia lesione di 16,88 cm2 con esposizione del tendine rotuleo e tessuto fibro-necrotico (Falanga D2). Il ginocchio è edematoso e caldo e il tampone cutaneo precedentemente effettuato rileva la presenza di un’infezione da Streptococco Agalactie e Streptococco Aureus, per cui la paziente è in terapia antibiotica mirata, prescritta a seguito di visita infettivologica.
Durante la prima visita vengono eseguiti ulteriori accertamenti, tra cui l’ossimetria transcutanea, per valutare l’ossigenazione dei tessuti circostanti la lesione. Questo esame è anche un indicatore di eventuale insuccesso della terapia iperbarica. Essendo l’ossimetria di Vera pari a 67 mmHg (questo valore scongiura l’insuccesso della terapia iperbarica), la paziente viene presa in carico, e le viene prescritto un ciclo di 20 sedute di Ossigenoterapia Iperbarica (OTI).
Oltre a prescrivere l’OTI, Vera viene medicata in modo adeguato, le viene applicata una medicazione antibatterica, al fine di combattere l’infezione già in atto e bendata con un bendaggio a bassa compressione che riduca l’edema del ginocchio ma anche di tutto l’arto destro.
Vera inizia così il suo percorso multidisciplinare all’interno del Centro Iperbarico di Ravenna, comprendente seduta di terapia iperbarica quotidiana, medicazioni avanzate e bendaggio due volte a settimana.
Alla visita di fine ciclo OTI (1 mese dalla presa in carico), la lesione è in netto miglioramento con un’estensione di superficie ridotta a 8,8 cm2. Il fondo lesionale è buono (Falanga B2) e presenta un tessuto di granulazione a parziale copertura tendinea. Non ci sono più segni di infezione a livello dei tessuti perilesionali; ciò significa che l’edema, il calore e l’arrossamento che si estendevano sul ginocchio e in parte sull’arto, si sono risolti. Nonostante ciò, vi è un continuo monitoraggio degli indici di flogosi in accordo con l’infettivologo e monitoraggio della lesione anche con MolecuLight; strumento fondamentale per il monitoraggio delle ferite e per valutare la loro traiettoria di guarigione, che ci permette di visualizzare la carica batterica a livello dei tessuti lesionati, tramite una speciale fotografia.
Dopo un secondo mese di medicazioni presso il CCFD, la lesione risulta ridotta complessivamente dell’80%, arrivando a misurare 2,8 cm2, con fondo superficiale, completamente granuleggiante (Falanga A1) e totale copertura del tendine rotuleo precedentemente esposto. Avendo ottenuto un buon tessuto di granulazione, è il momento di applicare medicazioni che favoriscano la riepitelizzazione e che accelerino la completa guarigione della ferita. Terminato il suo ciclo di terapia iperbarica, Vera decide di continuare ad essere una paziente del Centro Iperbarico di Ravenna, e inizia ad accedere solo per eseguire le medicazioni della lesione. Inizialmente, vengono applicate medicazioni antibatteriche per prevenire una nuova infezione e si continua ad eseguire la terapia compressiva per evitare che l’edema peggiori la ferita.
Dopo circa tre mesi Vera viene dimessa, con un’ottima notizia: la lesione è guarita e finalmente, con grande gioia, è pronta per affrontare la riabilitazione.
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