Ferita alla mammella dopo operazione chirurgica per tumore: che fare?
La mamma di Daniela ha subito un intervento chirurgico di mammectomia sottocutanea con impianto di protesi. In seguito all’intervento ha riportato una lesione cutanea per deiscenza chirurgica che però non riesce a chiudersi, nonostante la terapia antibiotica.
Ecco il messaggio:
Gentile Dott. Longobardi, le scrivo per chiederle un consiglio riguardo la situazione di mia madre, operata circa un anno fa di mammectomia sottocutanea con contemporaneo impianto di protesi destra, per un carcinoma.
Pochi mesi dopo è stata nuovamente operata per asportazione di necrosi cutanea e ricostruzione con lembi della mammella destra e successivamente per deiscenza della ferita chirurgica con residua ampia lesione ulcerata. Per curare la lesione hanno utilizzato antibiotici dopo infezione da MRSA e pseudomonas aeruginosa e diverse medicazioni avanzate, assorbenti e con argento.
Ad oggi la ferita è migliorata, ridotta di dimensioni e più superficiale ma non riesce a chiudersi definitivamente e quando sembra che stia per farlo si riapre. Adesso è ancora umida e lievemente essudante. Attualmente il tampone è risultato negativo ma non sappiamo più che fare. La prego di darmi un consiglio. Sono disposta a portare mia madre fino a Ravenna se necessario per avere un consulto con voi se lo ritiene opportuno e se pensa di poterci aiutare.
La ringrazio in anticipo.
Leggi qui sotto, nei commenti, la risposta del nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi e poi approfondisci i nostri percorsi di cura dedicati alle ferite difficili cliccando qui:
Pasquale Longobardi
Gentile Daniela, grazie per l’attenzione e la stima. Sono felice che la ferita si sia chiusa e che adesso la mamma stia bene.
Lieto del fatto che sia stata visitata presso il Centro iperbarico Ravenna (telefono 0544-500152; email: scrivici@iperbaricoravenna.it), illustro la sua storia per aiutare altre pazienti con lo stesso problema.
Una ferita chirurgica deve chiudersi entro un mese dall’intervento. Quando c’è un ritardo di guarigione (deiscenza della ferita) è necessario verificare la presenza di patologie concomitanti e fattori di compromissione. La mamma era indebolita dalla chemioterapia e dalla terapia ormonale per la cura del tumore, come evidente dalla carenza di globuli bianchi (leucopenia). Era in terapia anticoagulante con alterazione delle proteine C (segno di infiammazione) e S (segno di problemi di coagulazione). L’esame obiettivo della lesione evidenziava un accumulo di liquido (linfedema).
Il piano di cura proposto prevedeva la valutazione con ecografia della mammella per escludere punti di infezione sotto la ferita. In assenza di infezione, la terapia consisteva in linfodrenaggio con metodo Vodder; farmaci per facilitare lo scarico della linfa; terapia iperbarica per facilitare la cicatrizzazione (la mamma non ne ha avuto bisogno perché è guarita prima).
Un caro saluto alla mamma e a Lei.
Pasquale Longobardi
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