Ferita che non si chiude dopo operazione al tendine d’Achille: come fare?
Lo sfortunato Simone, in cura dopo la seconda rottura del tendine d’Achille, ci scrive per capire se la terapia adottata per la cura della ferita chirurgica post-operatoria sia quella corretta
Ecco il suo messaggio:
Salve, l’11 agosto mi sono rotto per la seconda volta il tendine d’Achille sinistro, il 2 settembre hanno tolto i punti ma è rimasta un ampia zona in sofferenza e la ferita non si chiude.
Per ora hanno detto che non ha infezione (prendo antibiotico Cefixoral), vengo medicato 2 volte a settimana con collagenesi bionect e hanno richiesto un parere ai chirurghi plastici.
Vorrei avere un secondo parere per sapere se va bene questa terapia o se sto solo perdendo del tempo. A causa di questo sono due mesi che sto con la gamba alzata e la situazione sta diventando pesante.
Grazie,
Simone
Risponde qui sotto, nei commenti, la nostra dottoressa Claudia Rastelli. Approfondisci i nostri percorsi di cura dedicati alle ferite difficili cliccando qui:
Claudia Rastelli
Gentile Simone,
mi dispiace che si trovi in questa noiosa condizione. Al Centro Iperbarico di Ravenna spesso ci troviamo a confrontarci con problematiche analoghe alla sua e sappiamo quanto tempo ed energie si investono alla guarigione di questa ferita.
Per giudicare e capire lo stato della sua ferita è necessario una visita personalizzata e prendere visone della sua lesione per capire il quadro clinico.
Presso il centro Iperbarico di Ravenna ai pazienti che arrivano con questo tipo di problematiche in genere eseguiamo esami atti a stabilire il perché la ferita chirurgica non si è cicatrizzata a dovere. Questi esami comprendono la valutazione di indici specifici di vascolarizzazione per capire lo stato di perfusione dei tessuti, un eco-doppler degli arti, un ecografia dei tessuti molli per studiare lo stato del tendine e dei tessuti limitrofi e una teletermografia per verificare il grado di infezione e vascolarizzazione della parte.
Una volta ottenute queste informazioni possiamo impostare una terapia personalizzata per le specifiche problematiche del paziente che prevede l’associazione di medicazioni avanzate, Terapia a Pressione Negativa (che favorisce l’avvicinamento dei margini della lesione) e Ossigenoterapia Iperbarica (OTI).
L’OTI oltre a ridurre l’edema locale e a essere un potente battericida permette di incrementare anche la vascolarizzazione periferica stimolando il corpo a produrre nuovo tessuto cutaneo e favorendo la chiusura della breccia. L’Ossigenoterapia inoltre è molto importante se si dovesse in seguito affrontare un intervento di Chirurgia Plastica perché prepara il tessuto a ricevere un innesto cutaneo favorendone l’attecchimento e la sopravvivenza.
Altra cosa estremamente importante per la guarigione è l’immobilizzazione della parte sofferente per non sollecitare e stressare i tessuti impegnati a guarire.
Spero di essere stata il più possibile esauriente nella risposta, per qualsiasi informazione può contattare il Centro Iperbarico al numero 0544 500152.
Un saluto cordiale,
Dott.ssa Claudia Rastelli
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