Da Terni a Ravenna per un’ulcera venosa recidiva
Numerosi studi indicano che la possibilità di incorrere in ulcere venose alle gambe aumenta con il passare dell’età. L’ulcera venosa è il tipo di ulcera più comune e rappresenta un problema clinico significativo, perché il tasso di recidiva entro 3 mesi dopo la rimarginazione della ferita raggiunge il 70%. Questo significa che l’ulcera venosa comporta non solo un forte impatto psicologico sul paziente, ma anche un importante costo di gestione personale e sociale.
Il Centro Cura Ferite Difficili (CCFD) del Centro Iperbarico di Ravenna è una struttura di eccellenza per il trattamento di ulcere con difficoltà di cicatrizzazione, tra cui anche le ulcere venose. Presso il nostro Centro, i pazienti affetti da lesioni venose o linfatiche (flebo-linfostatiche) guariscono, in media, in quattro mesi dalla prima visita.
La causa principale delle lesioni venose è il danneggiamento delle vene.
Come ci spiega Klarida Hoxha, Coordinatrice Infermieristica del CCFD del Centro Iperbarico di Ravenna, le vene sono responsabili del trasporto di sangue da varie parti del corpo al cuore attraverso le valvole unidirezionali. Queste valvole impediscono al sangue di refluire. Se il sangue non scorre correttamente, potrebbe accumularsi in un’area del corpo. Ciò provoca danni alle valvole per un aumento pressorio nella vena, causando edema o gonfiore. Il tessuto dove questo si verifica non viene più ossigenato a sufficienza; di conseguenza soffrirà formando le lesioni.
Le cause del danno alle vene sono molteplici: vene varicose, ipertensione venosa, trauma, fratture o lesioni, obesità, disturbi della coagulazione, trombosi venosa profonda, insufficienza cardiaca o gravidanza.
La posizione tipica delle lesioni venose è sotto il ginocchio nell’area interna alla caviglia, ma possono manifestarsi anche a manicotto.
Possono essere considerate ferite difficili se non diminuiscono di almeno il 40% della loro superficie nelle prime quattro settimane.
Un esempio di trattamento di successo di ulcera venosa è la storia di Luisa.
Luisa è una paziente di Terni che ha scelto il nostro Centro per risolvere il suo problema. Luisa era affetta da un’ulcera di tipo venoso alla gamba, che si è ripresentata più volte durante gli ultimi anni e che ha avuto origine da una pregressa trombosi venosa profonda (TVP).
Quindici anni prima aveva subito una frattura ed era stata costretta all’immobilizzazione con gesso. Questo incidente le aveva provocato una gonartrosi cronica (artrosi del ginocchio), che non le permetteva di camminare più come prima. Era già affetta da un’insufficienza venosa cronica di grado severo con insufficienza valvolare sia del circolo venoso profondo, sia di quello superficiale. Inoltre, è obesa con un BMI di 44,7 kg/m2 ed è una forte fumatrice. La lesione è di piccole dimensioni, ma persiste da molto tempo; ha subito un ritardo di guarigione proprio per la cattiva circolazione. La pelle è molto sofferente e si nota il rossore da infiammazione che provoca bruciore e dolore. La gamba è molto gonfia e la pelle tesa non permette alla lesione di potersi rimarginare.
Durante la prima valutazione, a luglio 2019, il circolo arterioso risulta buono, quindi lo staff medico-infermieristico sa bene che la terapia compressiva (il confezionamento del bendaggio) è la cura che fa al caso suo.
Il trattamento gold standard di questo tipo di lesione, infatti, è la terapia compressiva (che favorisce il ritorno venoso in modo meccanico) associata a uno stile di vita idoneo come la nutrizione equilibrata, lo sport o anche le camminate costanti. Inoltre, è fondamentale l’utilizzo di calzature idonee con plantare flebologico, che per la loro struttura appositamente studiata e realizzata con materiale specifico, permettono di creare un effetto pompa che migliora il drenaggio linfo-venoso e diminuisce il senso di pesantezza e gonfiore alle gambe e ai piedi.
Eseguire un bendaggio multistrato (di almeno quattro strati) e funzionale è molto complesso. Per questo, infatti, è necessario che il personale infermieristico sia altamente formato e che abbia sviluppato un’ esperienza significativa nella cura delle ferite difficili. Come nel caso delle ulcere venose, dove la terapia compressiva rappresenta la vera cura, è molto importante che il bendaggio venga al primo posto. I benefici sono molteplici: migliora la circolazione perché ottimizza il ritorno venoso aiutando le valvole a funzionare meglio, risolve il gonfiore delle gambe (l’edema) e di conseguenza anche l’ossigenazione dei tessuti (come si vede nella foto dopo la guarigione), guarisce l’ulcera molto più velocemente e risolve il dolore da stasi venosa.
Grazie allo staff del CCFD, Luisa è guarita nel giro di 3 mesi. Questo ha ripagato i suoi sacrifici di spostarsi da Terni a Ravenna ogni settimana. Una volta guarita, è stato importante anche educare la paziente a come prendersi cura della cicatrice e dell’importanza dell’utilizzo delle calze compressive preventive per evitare le recidive. Ai successivi controlli non è stata riscontrata nessuna recidiva.
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