Come curare un’ulcera venosa da trauma?
Laura ci scrive per il padre che presenta un’ulcera venosa da trauma.
Ecco cosa ci chiede:
Salve,
è da 4 anni che stiamo cercando di far chiudere un’ulcera venosa da trauma, che fa soffrire mio padre. Arriviamo ad un punto in cui sembra quasi chiusa, poi peggiora.
Mio padre è cardiopatico da più di 10 anni ed è portatore di icd sotto cutaneo per fibrillazione ventricolare.
Attualmente la sto medicando con una crema e un bendaggio non troppo stretto.
La mia domanda è: come è possibile chiudere quest’ulcera?
Grazie in anticipo,
Laura
Ecco cosa risponde la nostra Klarida, coordinatrice infermieristica Centro Cura Ferite Difficili
Oppure visita la nostra pagina dedicata alle ferite difficili:
Klarida Hoxha
Gentile Laura, grazie per essersi rivolta a noi per il quesito e mi dispiace per la sofferenza che suo padre è costretto a subire a causa di questa situazione spiacevole.
Spesso capita che per un trauma magari anche banale la situazione diventa cronica per la presenza di ulteriori complicanze come può essere proprio quella della situazione circolatoria sottostante.
In questo caso, si tratta di problematiche di tipo venoso che richiedono come terapia gold standard proprio il bendaggio.
La terapia compressiva è l’unico trattamento che può portare a guarigione suo padre.
E’ necessario tenere in considerazione il fatto che sia un paziente cardiopatico e valutare se effettivamente la terapia compressiva non porti a caricare il cuore di troppi liquidi. In genere in questi casi si effettua un bendaggio che gradualmente porta a sgonfiare la gamba fino a raggiungere una compressione ottimale che sia in grado di guarire la lesione.
Il bendaggio è una terapia che deve essere eseguita da personale esperto e con i materiali idonei.
Per questo motivo è anche necessario eseguire preventivamente una serie di esami strumentali che escludano la presenza di arteriopatia come ABI (indice pressorio braccio/caviglia) e ecodoppler artero venoso degli arti inferiori.
La giusta modalità di esecuzione è dalla radice delle dita, alla radice del ginocchio rispettando la conformazione dell’ arto utilizzando dei componenti multistrato che risulta essere più efficace delle terapie compressive monostrato. Quattro anni sono tanti e la lesione è sicuramente in una fase cronica.
Questo comporta diversi rischi tra i quali anche quello di infettarsi in quanto tutti i batteri che normalmente vivono sulla nostra cute possono trasferirsi all’ interno della lesione aperta.
Se fosse una lesione di tipo prettamente venoso come lei ci descrive, qualsiasi medicazione, senza l’ utilizzo di una buona terapia compressiva idonea (bendaggio), risulta inefficace.
Tutto questo va abbinato anche a uno stile di vita idoneo. Giovano molto gli aspetti alimentari (un giusto equilibrio fra l’ assunzione di carboidrati, grassi, proteine e vitamine), bere tanta acqua e camminare per favorire la circolazione.
Rimaniamo a disposizione per un eventuale valutazione dettagliata se desidera prenotare una prima visita presso il nostro Centro, la invito a chiamare la segreteria al numero 0544/500152. Tenga presente che le cure presso il nostro Centro sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Un caro saluto,
Klarida Hoxha
Coordinatrice infermieristica Centro Cura Ferite Difficili
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