Percorso Fibromialgia: vi presentiamo la dott.ssa Emanuela Grazzini, la nostra psicoterapeuta
Abbiamo parlato spesso di fibromialgia e di quanto negli ultimi anni la discussione riguardo questa patologia abbia occupato intere pagine del web e dei giornali.
La fibromialgia è caratterizzata dalla presenza di una moltitudine di sintomi: è ampiamente condiviso come l’approccio più appropriato sia quello multidisciplinare, basato sulla presa in carico individuale e un percorso di cura personalizzato, con il fine ultimo di ridurre o almeno attenuare la gravità dei sintomi.
Proprio per questa ragione presso il nostro Centro è attivo da tempo un percorso ad hoc: il medico e il paziente con fibromialgia, durante la prima visita, possono scegliere tra varie terapie ausiliarie da associare alla nostra terapia regina, che resta l’ossigenoterapia iperbarica.
Oggi intervistiamo la dott.ssa Emanuela Grazzini, la nostra psicoterapeuta che affianca il medico iperbarico dalla presa in carico a tutto il percorso del paziente con fibromialgia.
D: Come si inserisce il tuo ruolo di psicoterapeuta all’interno del nostro percorso?
All’interno dell’equipe multidisciplinare del Cir, lo psicoterapeuta fornisce un contributo importante per la formulazione del progetto terapeutico. Il mio ruolo consiste da una parte nell’aiutare la persona a riformulare e rimodulare la percezione del dolore cronico e, dall’altra, nell’integrare il “senso” esistenziale di un Sé compromesso, attraverso un’attenta elaborazione delle esperienze emotive correlate a traumi e/o ad eventi fortemente stressanti che si sono susseguiti nell’arco della vita.
D: Come si può convivere con il dolore da fibromialgia?
La fibromialgia è caratterizzata da dolore cronico diffuso. E’ una patologia che comporta una convivenza forzata con dolore e stanchezza, e questo spesso induce depressione e assenza di progettualità, influendo negativamente sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette. Elemento centrale nella sofferenza della persona con fibromialgia non è, com’è facile pensare, il dolore, ma ciò che il dolore impedisce di fare. Questo perché la persona ha imparato suo malgrado a sviluppare una certa “resistenza” al dolore fisico, per cui ciò che destabilizza sembra essere più che altro il limite che il dolore impone contro la propria volontà. La persona percepisce un grave senso di impotenza e vulnerabilità per cui la malattia viene vissuta come annichilente rispetto la propria identità, tanto che a volte questa viene completamente risucchiata nel vortice della manifestazione dolorosa. Ecco allora che diventa importante riconoscere quel filo sottile che divide il dolore dal bisogno/dovere di fare tutto comunque e a qualsiasi costo.
D: Qual è l’obiettivo del tuo lavoro con i pazienti affetti da fibromialgia?
Il lavoro psicoterapeutico aiuta la persona a ricentrarsi su di sé e riappropriarsi di quella parte di sé cronicizzata nel dolore, ricca di significati. La persona impara a guardarsi e ad amarsi non più solo per ciò che “fa” ma anche per ciò che “è” indipendentemente da ciò che riesce a fare, riconoscendo prima di tutto il proprio valore come condizione sine qua non della sua esistenza. Essendo una malattia multifattoriale, la cura della persona diventa anche cura della famiglia, attraverso incontri informativi/formativi sulla complessità della malattia stessa.
D: Quali sono le terapie che utilizzi maggiormente?
Utilizzo diverse tecniche specifiche per l’elaborazione del dolore: in primis l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), letteralmente riprocessazione e desensibilizzazione attraverso i movimenti oculari; la terapia dell’espressione e della consapevolezza emotiva; le tecniche biosistemiche a mediazione corporea; le tecniche sensomotorie; la meditazione Mindfulness e il Neurofeedback.
D: Come è stata finora la tua esperienza con i pazienti trattati al nostro Centro?
L’esperienza con i pazienti trattati al Centro ha confermato i presupposti teorici ed esperienziali già esistenti e ha contribuito ad evidenziarne altri che in sinergia con l’equipe interdisciplinare spiegano meglio l’evolversi della sindrome durante il percorso terapeutico con OTI. L’ossigenoterapia iperbarica sembra contribuire ad una facilitazione dei processi di elaborazione psico-emotivi e di insight legati al dolore, accelerando il sollevarsi di elementi utili allo scopo terapeutico che contribuiscono a gettare le basi di un nuovo sviluppo evolutivo che, partendo dal dolore, si apre a nuove consapevolezze di sé.
Grazie Emanuela per averci spiegato l’importanza della psicoterapia nella cura dei nostri cari pazienti!
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