Una gravissima intossicazione da monossido di carbonio: pronto-intervento iperbarico!
Lo scorso ottobre il Centro Iperbarico di Ravenna è stato protagonista nella gestione di una gravissima urgenza: un uomo e una donna sono stati ritrovati in una casa di Ravenna intossicati da monossido di carbonio. Per l’uomo purtroppo non c’è stato niente da fare, ma la ragazza è stata subito portata al Centro Iperbarico dove le sono state prestate le prime cure.
Il Dott. Paolo Lega ha ricostruito la vicenda e ce la racconta: un vero e proprio lavoro di pronto-intervento iperbarico!
In un giorno di ottobre 2016 nel primo pomeriggio, allertati dai colleghi di lavoro preoccupati per un’assenza inspiegabile, i vigili del fuoco forzano la porta di un appartamento.
In un ambiente saturo di CO (si saprà in seguito che si tratta di un’ostruzione della canna fumaria) trovano due persone.
Si tratta di un uomo adulto deceduto da tempo (presenta rigidità cadaverica) e di una giovane donna ancora viva, ma in coma profondo. Per lei, dopo aver allertato il 118, vengono messe in atto sul posto tutte le manovre di rianimazione. Una volta al Pronto Soccorso, vengono predisposti gli esami urgenti.
La risposta del laboratorio conferma l’intossicazione da CO con un valore di carbossiemoglobina (HbCO) di 18%.
Questo valore, relativamente basso, non giustifica assolutamente uno stato di coma e la TAC prontamente eseguita esclude un’emorragia cerebrale; se ci fosse un danno ischemico cerebrale non può essere messo in evidenza così precocemente.
L’ipotesi pertanto è quella di una prolungata ipossia dovuta alla perdita di coscienza. L’ipossia oltre ad aver prodotto un danno cerebrale ha anche indotto un analogo danno miocardico con severa ipotensione e tachicardia compensatoria.
Il ridotto valore della carbossiemoglobina può essere spiegato anche con il lungo tempo trascorso dall’inizio dell’intossicazione (molto probabilmente la sera precedente) e il ritrovamento nel pomeriggio successivo.
Nel frattempo è stato allertato il nostro Centro Iperbarico in regime di estrema urgenza: un trattamento indispensabile e indifferibile.
Una volta organizzato il trasferimento, alle 17.30 la paziente entra in camera iperbarica sempre in stato di coma, assistita da un medico rianimatore e da un’infermiera, è ventilata artificialmente e costantemente monitorizzata perché severamente ipotesa e tachicardica.
Al termine del trattamento iperbarico a 2,8 bar per 120 minuti con FiO2 al 100% la paziente, ancora ipotesa e tachicardica, si dimostra cosciente aprendo gli occhi a comando.
A questo punto il protocollo prevedrebbe ulteriori trattamenti iperbarici ma vista l’instabilità cardio-circolatoria, la prudenza consiglia ai sanitari della Rianimazione di Ravenna di non rischiare ulteriori trasferimenti in ambulanza al nostro Centro anche perché la paziente ha recuperato completamente la coscienza.
L’insufficienza cardio respiratoria richiede ancora due giorni di assistenza ventilatoria dopo i quali la paziente, a coscienza integra, viene trasferita in Cardiologia poiché all’ecodoppler cardiaco la frazione di eiezione (FE) risulta ancora ridotta al 25%.
Gli esami effettuati in ambiente cardiologico confermato la grave ipossia miocardica documentata dai movimenti enzimatici e dai segni elettrocardiografici d’ischemia che, fortunatamente, regrediscono rapidamente senza mettere in evidenza alcuna necrosi.
Continuando il miglioramento la dimissione al domicilio avviene dopo 8 giorni con una frazione di eiezione aumentata al 50%.
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