Spondilodiscite e insufficienza renale: cura con ossigeno iperbarico?
Monica ci contatta perché il padre è affetto da insufficienza renale, ernia del disco e spondilodiscite, con diversi sintomi consequenziali. Preoccupata, chiede se nei pressi di Torino, dove vive, possa eseguire l’ossigenoterapia iperbarica.
Ecco il messaggio:
Buongiorno, la contatto per avere gentilmente dei consigli: mio papà è attualmente in ospedale per una brutta insufficienza renale, ernia del disco, spondilodiscite e conseguenti sintomi quali malessere generale, vomito, catarro (non saprei proprio come mai), sangue nelle urine, inappetenza e anche aritmia che al momento sembra migliorata. Ha fatto la risonanza lunedì e a oggi ancora non abbiamo avuto contatti con l’infettivologo. Intanto, a giorni alterni, fa la dialisi per ristabilire il funzionamento dei reni, la creatinina è arrivata a 9 se ho capito bene.
Vorrei capire se qui a Torino (noi siamo attualmente in provincia all’ospedale di Chivasso) ci sono posti dove poter eseguire l’ossigenoterapia iperbarica. Al momento forse sarebbe complicato dovendo prima sistemare l’insufficienza renale e tutto il resto, ma sono preoccupata per i tempi che si stanno dilatando soprattutto dopo aver saputo che l’infezione può spostarsi a organi vitali e procurare anche la morte velocemente.
Ho sentito parlare di un infettivologo israeliano miracoloso, lei saprebbe dirmi chi è e se è possibile contattarlo?
La ringrazio per qualsiasi tipo di aiuto potrà darmi.
Cari saluti da una figlia in pena
Monica Gaspari
Nei commenti risponde il dottor Pasquale Longobardi, Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Ravenna. Per saperne di più sulle patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica clicca qui:
Pasquale Longobardi
cara Monica, grazie per l’attenzione e la stima. Mi dispiace veramente per il tuo papà. La tua pena è ampiamente giustificata dalla gravità della situazione.
La spondilodiscite è un processo patologico che interessa il disco intervertebrale e il tessuto osseo adiacente. L’insorgenza è più facile in persone fisicamente indebolite (come il tuo affetto da insufficienza renale grave). L’ernia discale può aver facilitato la localizzazione dell’infezione.
La diagnosi di spondilodiscite è stabilita dalla triade sintomatologica classica: febbre, dolore e deficit neurologici.
Questo può giustificare il malessere, il vomito, l’inappetenza.
E’ necessario agire rapidamente per la diagnosi. Spero tu abbia già ricevuto il referto della Risonanza magnetica. Utile anche la ecografia dei tessuti molli perivertebrali. Controlla la positività degli indici di infiammazione (VES, PCR, fibrinogeno).
Così come è fondamentale avviare quanto prima la terapia antibiotica appropriata. Per individuare gli antibiotici giusti potrebbe essere necessaria la conferma microbiologica attraverso l’isolamento del patogeno (biopsia).
La probabilità di guarigione dipende dal ritardo della diagnosi. Un ritardo superiore a otto settimane rende più probabili le conseguenze a distanza come deficit neurologici (nel 33% dei casi, gravi nel 3% dei casi) che insorgono, in media, dopo 5.4 anni dal trattamento.
Il medico di riferimento di tuo padre, adesso, è un bravo nefrologo che si prenda a cuore al situazione e, come un regista, coordini gli altri specialisti. Deve valutare se attivare la dialisi (anche temporaneamente); consultare un infettivologo per decidere insieme gli antibiotici più efficaci che non danneggino il già malandato rene. Utile sentire il parere di un fisiatra per avviare un programma di riabilitazione: tuo padre deve muoversi almeno un pò, altrimenti soffrirà di infezione polmonare (il catarro è, in tal senso, un brutto segno).
Solo quando il papà avrà condizioni cliniche più stabili, si potrà pensare alla ossigenoterapia iperbarica ossigenoterapia iperbarica, potente nel favorire la pulizia (detersione) del focolaio settico e il riassorbimento dell’edema. Promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi) nell’osso. Stimola la formazione di osso sano. Inibisce il processo infiammatorio cronico impedendo il passaggio (diapedesi) dei globuli bianchi attraverso le pareti dei vasi sanguigni. L’ossigenoterapia iperbarica, infine, potenzia l’efficacia degli altri trattamenti (soprattutto di alcuni antibiotici) e migliora le condizioni generali dell’organismo.
Spero che il tuo papà sia in grado di sottoporsi alla terapia iperbarica (il che significa che stia fisicamente meglio di quanto tu hai attualmente descritto) prima di Natale: sarebbe un bell’auspicio per tutta la famiglia.
In Torino c’è un Centro iperbarico, trovi i contatti in http://www.simsi.org/italia/italia.htm (cliccando sul Piemonte)
Per ulteriori informazioni contattami presso il Centro iperbarico Ravenna (tel. 0544-500152, email: scrivici@iperbaricoravenna.it)
In bocca al lupo, Pasquale Longobardi
Monica Gaspari
Grazie mille per la risposta esauriente, purtroppo come da lei previsto l’infezione polmonare è già arrivata, ha iniziato a sputare catarro e sangue e una broncoscopia di urgenza ci ha confermato che le pareti dei bronchi sotto sollecitazione sanguinano. Si spera che continui a respirare autonomamente perché l’intubazione non sembra poter essere fatta. Siamo molto in ansia anche se dopo una nottata di cortisone e altri antibiotici il catarro non è più accompagnato da sangue ma cmq il problema non è scomparso. Spero anche io di poter arrivare a fargli fare la terapia iperbarica, ma al momento siamo un po’ smarriti e l’unica cosa che riusciamo a fare è pregare. Grazie di tutto saluti.
Monica
piergiorgio bertucci
Cara Signora Gaspari,
per parlare con l’Infettivologo sono più che certo che non ci sia che da chiedere, anzi, sono più che certo che lo stesso sarà molto lieto di parlarle, dal momento che sono sicuro che egli consideri la cosa parte integrante del proprio dovere e si rammarichi che finora non sia stato possibile.
Sono anche certo che egli abbia già eseguito consulenze e sia in stretto contatto con i Nefrologi che seguono suo padre.
sono anche certo che abbia impostato la terapia più idonea, che abbia proposto e fatto eseguire la biopsia di cui giustamente parla il collega Dr. Longobardi (che, secondo me, ha scritto cose molto giuste).
Chieda senza patemi ai Nefrologi di parlare con l’Infettivologo di riferimento: egli è a sua disposizione in qualsiasi momento, certamente anche per consigliarla su altri eventuali colleghi che potrebbero integrare le prestazioni già richieste…e sicuramente eseguite.
Standole vicino in questo momento di ansia per il suo papà, la saluto cordialmente e rimango a sua disposizione in qualsiasi momento.
Dr. Piergiorgio Bertucci
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