Spondilodiscite con dolori diffusi: la terapia iperbarica è efficace
Laura ci scrive perché alla madre, già affetta da ipertensione, emicrania e osteoporosi, è stata diagnosticata la spondilodiscite.
Ci scrive per chiedere se la terapia antidolorifica prescritta vada bene e se la cura con l’ossigenoterapia iperbarica possa essere efficace nel caso specifico:
Buongiorno Dott. Longobardi,
a mia mamma, 67 anni, è stata diagnosticata la spondilodiscite a livello L4-L5 in paziente già affetta da ipertensione arteriosa, emicrania e osteoporosi.
È stata ricoverata nel reparto di Malattie Infettive presso l’Ospedale di Circolo di Varese da ottobre 2011 a febbraio 2012. Durante la degenza è risultata dalle emoculture la positività per Stafilococco Aureo, è stata quindi iniziata una terapia antibiotica endovenosa sospesa il 27/11 e proseguita per via orale con rifampicina 600 mg/die e levofloxacina 750 mg/die. Come antidolorifici/anti-infiammatori sono stati prescritti Brufen 600 (1 pastiglia 2volte/die), Oxycontin (60 mg 2volte/die), Lyrica (75 mg 2 volte/die). Ha effettuato 2 RMN in Ospedale.
Inizialmente sembrava che dovesse essere operata urgentemente dal neurochirurgo, che però poi si è rifiutato per la pericolosità dell’intervento e ha dato indicazione di vedere l’efficacia degli antibiotici. Gli antibiotici sembrano avere avuto effetto, visto che nella seconda RMN l’infezione è leggermente regredita e, dopo questo referto e il controllo del dolore, mia mamma è stata dimessa.
Ora è a casa, sta perlopiù a letto, porta il bustino Camp C35 ogni volta che si alza. Non ha febbre. Continua con tutti i farmaci che prendeva alla dimissione dell’ospedale (antibiotici, antidolorifici, anti-infiammatori). Stiamo aspettando di fare la RNM e gli esami del sangue di controllo. I dolori si sono di molto attenuati rispetto a 2 mesi fa, ma soprattutto al risveglio mi riporta dolori articolari e formicolio alle mani (nonostante tutti gli antidolorifici che prende).
Questa è la storia molto in breve.
Avrei tre domande da farLe:
1. Ho parlato dell’OTI agli infettivologi dell’Ospedale, ma hanno replicato che non ci sono risultati clinici certi sull’efficacia di questa terapia. Io però vorrei chiederlo a lei perché se esiste qualcosa di cui mia mamma può beneficiare per riprendersi meglio e in tempi più brevi glielo farei fare, anche venendo a Ravenna. Mia mamma è sempre stata una donna molto attiva: palestra, camminate, ballo, e vorrei che si riprendesse.
2. È da 2 mesi che va avanti a: inizialmente iniezioni di morfina, poi la terapia del dolore che ho descritto sopra. Dal momento che non ho grande stima dei terapisti del dolore mi stavo chiedendo se può prendere questa dose di antidolorifici ancora per molto e se può indicarmi qualche Centro di terapia del dolore (valido) a cui chiedere.
3. Alla visita di controllo del 20 dicembre non hanno saputo dirci a cosa possono essere dovuti i dolori articolari e il formicolio alle mani. I MMG ha prescritto una visita reumatologica, ha senso in questa situazione? Oppure questo tipo di dolori che sono comparsi dopo il rientro a casa, possono essere dovuti allo spondilodiscite stessa, all’immobilità a letto o ad un effetto collaterale del cocktail di farmaci?
4. Alla visita di controllo in marzo 2012 è stata sospesa la terapia antibiotica poiché l’infezione sta regredendo. Mia mamma ora porta ancora il busto C35 ma si sono scatenati i dolori articolari alle mani, spalle e ginocchia. Dalla vostra esperienza mi sapreste dire se potrebbe beneficiare della terapia iperbarica? Eventualmente potremmo venire per una visita a Ravenna.
Grazie per i consigli che potrà darmi.
Cordiali Saluti, Laura De Biaggi
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi. Per saperne di più sulle patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica clicca qui:
Pasquale Longobardi
cara Laura, grazie per l’attenzione e la stima. Mi dispiace per la grave patologia che affligge tua mamma.
La spondilodiscite è un processo patologico che interessa il disco intervertebrale ed il tessuto osseo adiacente: la localizzazione lombare è la più frequente (48-60% di tutte le spondilodisciti). La diagnosi di spondilodiscite è stabilita dalla triade sintomatologica classica: febbre, dolore e deficit neurologici. La conferma è data dalla positività degli indici di infiammazione (VES, PCR, fibrinogeno); RM e TC compatibili con la diagnosi (come nel caso di tua mamma); conferma microbiologica attraverso l’isolamento del patogeno (Stafilococco aureo nel caso di tua mamma).
La probabilità di guarigione dipende dal ritardo della diagnosi. Un ritardo superiore a otto settimane rende più probabili le conseguenze a distanza come deficit neurologici (nel 33% dei casi, gravi nel 3% dei casi) che insorgono, in media, dopo 5.4 anni dal trattamento. A tali complicanze potrebbero afferire i dolori diffusi che affliggono tua mamma. In alcune nostre pazienti questi dolori sono stati etichettati con la diagnosi di fibromialgia (costellazione di sintomi a carico dell’apparato muscoloscheletrico).
Presso il Centro iperbarico Ravenna (tel. 0544-500152, email: scrivici@iperbaricoravenna.it) otteniamo ottimi risultati nella cura della spondilodiscite associando:
– ossigenoterapia iperbarica per favorire la detersione del focolaio settico e il riassorbimento dell’edema. Ha un’azione batteriostatica o battericida (a secondo del germe). Favorisce la neoangiogenesi, stimola l’attività degli osteoclasti e successivamente quella degli osteoblasti nella formazione di osso sano. Inibisce il processo infiammatorio cronico impedendo la diapedesi dei leucociti. L’ossigenoterapia iperbarica, infine, sinergizza con gli altri trattamenti. Soprattutto ha un’azione diretta positiva sulla farmacocinetica di alcuni antibiotici.
– immunoterapia aspecifica (detto anche “vaccino”) quando la causa sia lo Stafilococco;
– riabilitazione in acqua e terapia fisica per mantenere attivo il tono muscolare;
L’impegno in Ravenna è di due – tre settimane (a secondo della gravità del caso), dal lunedì al venerdì (ci sono convenzioni per agevolare i quattro pernottamenti settimanali). Il programma prevede due sedute al giorno di ossigenoterapia iperbarica con la somministrazione della immunoterapia aspecifica (da ordinare separatamente, se necessaria), intervallate dalla riabilitazione in acqua e dalla massofisioterapia.
Nel 2010 il Centro iperbarico Ravenna (dr. Moreno Pozza e io) abbiamo presentato al Congresso della Società Europea di Medicina Iperbarica uno studio su 27 pazienti affetti da spondilodiscite trattati presso il nostro Centro dal 1 gennaio 1999 al 1 giugno 2010.
Al termine dell’ossigenoterapia iperbarica (OTI) 21 pazienti (95,5%) avevano ottenuto un miglioramento clinico soggettivo. Questi pazienti hanno riportato una riduzione del dolore: la Visual Analogic Scale (VAS) è migliorata passando da una media di 7 (prima dell’OTI) a una media di 1 (a fine ciclo OTI). Erano migliorate la mobilità e la deambulazione.
In 8 pazienti (36,4%) c’è stato un miglioramento del quadro radiologico (RMN e scintigrafia) e in 7 pazienti (31,8%) si è avuto un miglioramento con la normalizzazione degli indici di flogosi ematici (VES, PCR, Fibrinogeno). In 2 casi (9,09%) c’è stato un miglioramento sia radiologico che degli indici di flogosi. Inoltre la media dei giorni del trattamento antibiotico (97.7 giorni, range 40-210) è risultata essere inferiore rispetto ai dati della letteratura.
Tutti i pazienti trattati presso il Centro iperbarico di Ravenna hanno indossato corsetto rigido o erano in riposo assoluto. L’antibioticoterapia è stata somministrata per via intravenosa e per via orale con una media di 97.7 giorni (range 40-210) utilizzando (a secondo dei germi) antitubercolari, chinolonici, cefalosporine, aminoglicosidi e teicoplanina. In tre casi (13,63%) si è intervenuti chirurgicamente con discectomia e stabilizzazione della colonna.
La sede lombare (come nel caso di tua mamma) è risultata quella più colpita (15 casi – 68,18%). Questo dato rispecchia i dati della letteratura: sede lombare nel 45% dei casi, dorsale 35%, cervicale 20%.
L’agente eziologico isolato è stato lo Stafilococco aureus (come per tua mamma) in 9 pazienti(40,90%), il Mycobatterio tubercolosis in 3 pazienti (13,64%), l’ Escherichia coli in 2 pazienti (9,09%), la klebsiella in un paziente (4,55%), l’agente eziologico è rimasto sconosciutoe in 7 pazienti (31,82%).
Non abbiamo trovato correlazione significativa con i fattori di rischio (età superiore ai 60 anni, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, ipossia, neoplasie, epatite, alcolismo, malattie reumatiche, immunodepressione, diabete, dialisi, obesità).
Spero che queste informazioni ti possano essere utile per assistere la tua mamma. Resto a tua disposizione per ogni chiarimento. Ciao, Pasquale
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