Necrosi del dito e rischio amputazione piede: cosa fare?
Antonio ci scrive perché al padre, sofferente di diverse patologie (tra le quali epatite C e conseguente crioglobulinemia), sono comparse una serie di piccole ferite, una delle quali è progredita con necrosi del dito e rischio amputazione di tutto il piede.
Ha scritto un messaggio per chiedere un consiglio ai medici del Centro Iperbarico Ravenna:
Salve dottore, sono della provincia di Napoli. Sarò sintetico: mio padre (60 anni) soffre di più patologie correlate. In primis, una epatite C che gli ha prodotto crioglobulinemia, portandolo – dal 2005 – in dialisi.
Nell’ultimo anno la situazione è peggiorata, soprattutto dal punto di vista vascolare. In pratica, aveva alcune piccole ferite a livello delle dita dei piedi che non si rimarginavano mai. In seguito a dei controlli, si sono manifestati seri problemi vascolari a un piede. Operato di angioplastica in novembre 2011, la situazione pareva andare meglio. Invece la ferita all’alluce è progredita con necrosi del dito. Oggi, in seguito a una nuova consulenza, gli hanno prospettato l’amputazione, se va bene, di tutto il piede.
Immagini lo sconforto. Vorrei un suo autorevole parere e consiglio. La ringrazio in anticipo. Distinti saluti.
Nei commenti, risponde il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi. Per saperne di più sulle patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica clicca qui:
Pasquale Longobardi
caro Antonio, ti ringrazio per l’attenzione. Il calore della mia città natale mi rianima mentre sono sepolto dalla neve. Mi dispiace per la grave situazione del papà. Il rischio dell’amputazione del piede è realistico, preoccupante (perché, oltre al danno, c’è il rischio che il taglio sia più alto prima o poi) ma – forse – è evitabile.
Per essere certi che sia l’unica soluzione possibile è necessario seguire un preciso percorso di diagnosi e terapia. Ti illustro quello applicato presso il Centro iperbarico Ravenna.
Percorso diagnostico
Si valuta la ossigenazione e la perfusione del piede. Sappiamo già che le arterie più grosse della gamba sono chiuse, possiamo sperare che i vasi piccoli siano aperti (circolo “collaterale”). E’ necessario verificarlo come segue:
– ecocolordoppler degli arti inferiori e successiva angiografia o angiotomografia computerizzata,
– doppler velocimetria per valutare l’Ankle Brachial Index (ABI) che indica quanto sangue arriva alla caviglia (Ankle) rispetto al polso (Brachial). Il valore normale deve essere superiore al 45% (0,45),
– ossimetria transcutanea, uno strumento che misura (in maniera indolore) il valore della tensione di ossigeno che deve essere superiore almeno a 20 millimetri di mercurio (mmHg) durante respirazione in aria; oppure maggiore di 20 e 200 mmHg rispettivamente durante respirazione in ossigeno a pressione ambiente o durante ossigenoterapia iperbarica;
– LaserDopplerFlussimetria che permette di valutare sia la circolazione del sangue al piede: Toe Brachial Index (TBI, valore accettabile maggiore di 0,2) e Indice di Reazione PostOcclusiva che la presenza di eventuale neuropatia periferica (test del Riscaldamento e test di Variazione Posturale).
Percorso terapeutico
– eventuale angioplastica o bypass;
– terapia farmacologica con farmaci emoreologici (che fluidificano il sangue), chelanti il calcio (che rimuovono la placca aterosclerotica) e – eventualmente – prostanoidi (che attivano la formazione di piccoli vasi sanguigni);
– ossigenoterapia iperbarica che innesca la sintesi di un gas, il monossido di azoto (NO), potente acceleratore della formazione di nuovi vasi sanguigni. La terapia iperbarica è indicata qualora ci siano i margini per salvare l’arto, cioé: Ankle Brachial Index (ABI) maggiore di 0,45; Toe Brachial Index (TBI) maggiore di 0,2; incremento del flusso ematico al test di Reazione Postocclusiva.
– riabilitazione vascolare
Sulla base dei risultati del percorso diagnostico, si potrebbe dedurre che l’amputazione sia evitabile ma anche che sia, invece, inevitabile. In quest’ultimo caso, la ossigenoterapia iperbarica sarebbe utile per favorire la rimarginazione del moncone di amputazione e accelerare la possibilità, per il papà, di utilizzare la protesi e tornare alla normale vita sociale.
La letteratura (Cochrane Data System Review) ritiene che la terapia iperbarica, nel caso delle complicanze del diabete (piede diabetico), riesca a salvare un arto ogni 3 o 4 (dipende dal numero di applicazioni) proposte per l’amputazione.
Il Centro iperbarico Ravenna (tel. 0544-500152, email scrivici@iperbaricoravenna.it) utilizzail percorso di diagnosi e terapia indicato e i risultati sono buoni: nella provincia di Ravenna la percentuale di amputazione per piede diabetico arteriopatico è la metà della media della Regione Emilia Romagna. Contattaci per un eventuale appuntamento oppure, per informazioni sul Centro iperbarico più vicino a te, guarda il sito della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica http://www.simsi.org
In bocca al lupo, Pasquale
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