Necrosi avanzata della testa del femore: cosa fare?
Franco è affetto da necrosi avascolare del femore e ci scrive per sapere se ci sono le condizioni per fare il trattamento in camera iperbarica.
Ecco il messaggio:
Salve, vi scrivo per sapere cosa pensate della mia situazione e per sapere se ci sono le condizioni per fare il trattamento in camera iperbarica.
Ho 38 anni e nel 2012 mi è stata diagnosticata la leucemia, dopo i vari cicli di chemio adesso sono in remissione e al momento sto facendo la cura di consolidamento. A novembre ha iniziato a farmi male l’inguine, inizialmente si è pensato a una tendinite e non è stato dato molto rilievo alla cosa ma ad oggi, dopo varie visite ed esami, mi hanno diagnosticato la necrosi avascolare del femore. Questo è il referto della RM: area a basso segnale della testa del femorale destra circondata da linea di demarcazione netta ipointesa in entrambe le pesature con le caratteristiche della necrosi avascolare. Iperintensità di segnale in T2 della spongiosa ossea della testa femorale destra come da edema. Versamento liquido distende la capsula articolare. A carico della testa femorale sx apprezzabile meno estesa area di necrosi con analogo significato a livello della porzione anteriore.
Alla visita in ortopedia mi hanno subito consigliato di fare un core decompression perché la necrosi è abbastanza avanzata, cosa ne pensate? Aspetto vostre notizie, grazie mille
Leggi qui sotto la risposta del nostro staff medico infermieristico e poi approfondisci le patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica cliccando qui:
Nedjoua Belkacem
Gentile Franco,
Grazie per l’attenzione e l’interesse dimostrato per il Centro Iperbarico.
La necrosi ossea asettica è la morte di un frammento di tessuto osseo dovuta a un’interruzione della circolazione sanguigna che dà luogo ad un infarto osseo.
Le trabecole del tessuto osseo morto non si rinnovano più e finiscono per cedere.
Se l’osteonecrosi è a carico di una zona articolare, l’articolazione diventa dolente e rischia di deformarsi.
Le cause sono varie: l’osteonecrosi può insorgere in seguito ad un trauma (frattura ) o a una pressione eccessiva (difetto posturale), nel corso di alcune malattie (come anemia falciforme, alcolismo) o durante un trattamento con corticosteroidi. Il suo caso fa pensare ad una delle ultime cause citate.
L’osteonecrosi colpisce soprattutto la testa e l’estremità inferiore del femore (detta condilo femorale). La diagnosi si basa sulla risonanza magnetica, infatti dalla radiografia i segni della malattia compaiono solo tardivamente, dopo il cedimento dell’osso necrotico.
Se l’osso necrotico non ha ancora ceduto (ovvero non si è deformato) come è descritto nella sua risonanza, l’ossigenoterapia iperbarica può dare buoni risultati abbinata a una fisioterapia adeguata (idrokinesiterapia), magnetoterapia e a una terapia farmacologica che attiva il metabolismo necessario per la riparazione del tessuto osseo. Inoltre è necessario che il paziente cammini per alcuni mesi con il bastone in modo da scaricare dal peso l’arto colpito.
L’ossigenoterapia iperbarica aumenta la frazione di ossigeno disciolta nel plasma (sangue) e di conseguenza ne permette la diffusione ai tessuti in modo più rapido e più intenso.
L’ossigeno iperbarico si è dimostrato molto utile e spesso risolutivo nella fase in cui l’osso conserva ancora la sua forma integra. Questo grazie ai suoi effetti di:
– Ossigenazione del tessuto osseo sofferente
– formazione di nuovi vasi sanguinei irroranti il tessuto osseo
– stimolazione delle cellule responsabili della formazione di tessuto osseo nuovo riparatore.
Considerando la sua giovane età e il carattere non invasivo della terapia iperbarica (si tratta di inalare dell’ossigeno puro in un ambiente dove l’area e compressa e portata ad una pressione superiore alla pressione atmosferica), le consiglierei di sottoporsi a questo tipo di trattamento, ovviamente previo il consenso dei colleghi ematologi.
Se accetta la nostra proposta le consiglio di contattare la nostra segreteria per un appuntamento al numero 0544 500152. Tenga in considerazione che la terapia richiede la frequenza quotidiana del nostro centro per una durata minima di un mese.
Un caro saluto,
Dott, Nedjoua Belkacem
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