La rinascita di Benedetta: sopravvissuta a un’intossicazione da monossido
Oggi vogliamo raccontarvi la testimonianza di Benedetta, una giovane ragazza sopravvissuta a una brutta intossicazione da monossido di carbonio. Benedetta nel 2018 ha svolto da noi un ciclo di camere iperbariche in emergenza per colpa di un malfunzionamento della caldaia di casa.
Il monossido di carbonio (CO) è un gas incolore, inodore, insapore che si sviluppa durante una combustione in carenza di ossigeno. Quando una persona si trova a respirare per lungo tempo dell’aria in cui è presente monossido di carbonio può iniziare ad accusare i primi sintomi di intossicazione: cefalea, nausea e vomito.
La maggior parte delle intossicazioni si verifica in casa, a causa del malfunzionamento dei sistemi di riscaldamento domestico (incendi, caldaie, caminetti a legna o a carbone e caldaie a cherosene), o per la ventilazione non adeguata delle automobili.
In caso di intossicazione da monossido di carbonio l’ossigenoterapia iperbarica è un vero salva vita: i pazienti vengono sottoposti d’urgenza a un ciclo di terapie.
Qualche giorno fa abbiamo trovato nella nostra pagina Facebook questo bellissimo messaggio:
GRAZIE DI CUORE A TUTTI
Due anni fa, alle 4 del mattino di questa data sono rinata.
Sopravvissuta a qualcosa di assolutamente letale nel 99 per cento dei casi.
Quando mi sono svegliata ricordo la faccia di Rocco, il soccorritore della croce rossa, robusto e con gli occhi azzurri che mi chiamava urlando il mio nome a squarciagola mentre gli altri mi infilavano aghi dappertutto.
Poi la corsa in ambulanza, l’arrivo in ospedale, lo sgomento di tutti, l’aria fresca, pulita.
Sopravvivere ad un’intossicazione da monossido di carbonio è praticamente impossibile mi dissero.
Come hai fatto a chiedere aiuto se hai perso i sensi cosi tante ore fa?
Un ragazzo qualche giorno fa è morto per un’esposizione decisamente minore.
Tu no. Io no.
Già.
In quel periodo stavo molto male, stavo facendo dei cambiamenti, prendendo delle scelte difficili e d’impatto pensarono avessi preso delle droghe per stordirmi.
Io che con quelle cose avevo un’esperienza così vicina e dolorosa, non volevo stordirmi, volevo capire.
Nei giorni dopo ho pensato a tante cose, a tutto.
A chi c’è stato subito, a chi è arrivato dopo e a chi non c’è stato affatto.
Molti non sanno neanche di questo accaduto.
Io ho pensato solo che se fossi davvero morta ieri mi sarei persa un mucchio di cose.
Avrei stravolto una marea di piani.
Non mi sarei sposata.
Non sarei diventata mamma.
Non avrei visto posti che ho sempre sognato.
Non avrei detto alcune cose.
Non sarei diventata prof.
Non avrei conosciuto i miei alunni.
E quante altre cose…
La vita è un soffio per davvero.
Uno schiocco di dita.
La perdita di una caldaia.
Io vivo.
Non mi fermo mai, non mi fermo più.
Della lista di cose da fare ne faccio il più possibile e prima che posso.
Non voglio rischiare di perdermi nulla proprio perché tutto è imprevedibile.
Non rimandate.
Non aspettate.
Non fate bozze della vostra vita da lasciare li ad esaminare, vivete solo nella bella copia.
Grazie al #centroiperbaricoravenna
…Queste parole ci hanno emozionato tantissimo, così abbiamo deciso di contattare Benedetta per raccontare a tutti la sua esperienza.
In quel periodo Benedetta abitava con i suoi genitori e la sorella in un vecchio appartamento a due piani a Coriano, sulle colline di Rimini.
Rientrati di sera dalle vacanze accendono la caldaia, che si trova all’interno di un vano proprio vicino alla sua camera da letto, al secondo piano, e Benedetta va a dormire.
Dopo un po’ a causa di una fortissima nausea Benedetta si sveglia, è lucida ma il suo corpo non l’ascolta, è completamente paralizzato.
Al piano inferiore ci sono i suoi genitori, così Benedetta tenta di chiamarli con il cellulare ma si rende conto di non riuscire a muoversi nel cercare di prendere il telefono dal comodino. Benedetta tenta così di farsi sentire gridando, e inizia a urlare a squarciagola.
Per fortuna la mamma si accorge delle sue grida ed entra in camera per capire cosa succede.
Benedetta stava vivendo un periodo di stress e ansie per l’interruzione di una relazione molto impegnativa. Quando la mamma entrò in camera non capì subito che cos’avesse, inizialmente pensò avesse fatto uso di sostanze stupefacenti per come la trovò. Benedetta aveva crisi di pianto, tremore, astenia e capogiri, successivamente perde la coscienza.
All’arrivo del 118 nella mansarda, il rilevatore del monossido di carbonio dei soccorritori inizia a suonare: la caldaia era malfunzionante e Benedetta aveva un’intossicazione da monossido di carbonio.
Benedetta viene trasferita in ospedale dove le fanno tutti gli esami: il suo valore di carbossiemoglobina era pari a 32.4%. Un valore molto molto alto. Subito dopo il referto della carbossiemoglobina i medici decidono il trasferimento al nostro Centro per il trattamento OTI. Anche la madre, che entrando nella stanza per soccorrerla si era esposta al gas, effettua una seduta di camera iperbarica.
Il protocollo per il trattamento dell’intossicazione da monossido di carbonio prevede l’uso della camera iperbarica con pressione compresa tra 1.9 e 2.8 ATA (massima nelle prime sedute), con tempi terapeutici variabili. Solitamente, anche nei casi più gravi (paziente intubato), non si ritiene utile continuare la terapia oltre la 5a seduta. Dopo qualche tempo dalla dimissione è consigliata la visita neurologica per escludere un eventuale sindrome post intervallare (turbe della memoria o dell’attenzione, disturbi cognitivi e psichici).
Tutti i controlli fatti da Benedetta, fino a un anno dopo, sono andati bene! Aveva leggere amnesie che però si sono risolte completamente.
Noi ti ringraziamo cara Benedetta, per la tua testimonianza e per le emozionanti parole che hai scritto. Ti auguriamo di vivere sempre, come ci hai scritto tu, nella “bella copia”.
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