Intossicazione da monossido di carbonio: il ruolo dell’Ossigenoterapia Iperbarica
Ogni anno, con l’arrivo dei primi freddi, al Centro Iperbarico di Ravenna ci troviamo a gestire ricoveri in emergenza per intossicazione da monossido di carbonio (CO).
Nel 2019 abbiamo trattato un centinaio di pazienti intossicati e altri quattro pazienti sono stati trattati in questa prima settimana del 2020.
L’intossicazione da monossido di carbonio rappresenta una delle più comuni, ma anche più subdole, cause di avvelenamento domestico.
In Italia, le statistiche ufficiali più recenti riportano 500-600 morti all’anno, di cui circa i 2/3 per intossicazione volontaria.
Per capire meglio l’entità del problema partiamo dalla definizione di monossido di carbonio: il monossido di carbonio (CO) è un gas tossico, incolore, inodore, insapore e non irritante, che viene prodotto dalla combustione incompleta di qualsiasi materiale organico, in presenza di scarso contenuto di ossigeno nell’ambiente. Nelle abitazioni, in condizioni normali, i livelli sono compresi tra 1,5 e 4,5 mg/m3. Tuttavia, in presenza di fumo di tabacco e di fonti di combustione non dotate di idonea aspirazione (radiatori portatili a kerosene e a gas, caldaie, scaldabagni, caminetti e stufe a legna o a gas), senza un’adeguata ventilazione, i livelli di monossido di carbonio possono raggiungere concentrazioni elevate, sino a 60 mg/m3. Livelli di inquinamento elevati si riscontrano più frequentemente in edifici vecchi, specie se abitati da famiglie a basso reddito, che spesso trascurano manutenzioni regolari della caldaia. (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_283_ulterioriallegati_ulterioreallegato_2_alleg.pdf)
Proprio perché è impercettibile, il CO può diventare letale per l’uomo. Una volta respirato, infatti, il monossido si lega all’emoglobina impedendo il normale afflusso di ossigeno agli organi e ai tessuti.
I sintomi che più frequentemente si manifestano sono: cefalea, nausea, vertigini, fino alla sincope e al coma.
In età pediatrica l’avvelenamento da monossido di carbonio è associato a una alta morbilità e mortalità per l’aumentata attività metabolica e la conseguente maggiore richiesta di ossigeno dei tessuti.
Altri pazienti a maggior rischio in caso di avvelenamento da monossido di carbonio sono quelli affetti da patologie cardiache, anemia falciforme, talassemia e malattie polmonari.
L’intossicazione può interessare tutti gli organi e tessuti; i segni clinici comprendono molte anomalie e varie complicanze sistemiche e sequele neurologiche.
A distanza di giorni o settimane dall’esposizione possono manifestarsi sintomi neuropsichiatrici tardivi come psicosi, parkinsonismo e alterazioni della memoria.
La diagnosi può essere confusa con una malattia virale o sindrome influenzale sia negli adulti che nei bambini.
Come stabilito nelle linee guida della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica (SIMSI) e della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIARTI), l’intossicazione da monossido di carbonio è una delle patologie che devono essere trattate con Ossigenoterapia Iperbarica (OTI).
L’OTI è una terapia, riconosciuta dalla medicina convenzionale, non invasiva e basata sulla respirazione di ossigeno puro al 100% o miscele gassose iperossigenate all’interno di una Camera Iperbarica. La pressione permette la diffusione dell’ossigeno nel sangue con una concentrazione superiore anche dieci volte rispetto al normale; in questo modo si favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni e si mobilitano le cellule staminali.
Dato che l’inalazione di monossido di carbonio impedisce il normale afflusso di ossigeno agli organi e ai tessuti, l’OTI è indispensabile per ripristinare i normali livelli di ossigeno nel sangue. L’ossigeno, nel caso di intossicazione da monossido di carbonio, può davvero salvare la vita!
Il protocollo per l’intossicazione da monossido di carbonio del Centro Iperbarico di Ravenna è stabilito in base al valore di HBCO (carbossiemoglobina) presente nel sangue del paziente. La carbossiemoglobina è frutto del legame tra emoglobina e monossido di carbonio, e si rileva attraverso l’emogasanalisi.
Quasi sempre il protocollo prevede due trattamenti di ossigenoterapia iperbarica, ma può essere modificato in base alle condizioni del paziente, previa valutazione del medico.
Spesso il valore della carbossiemoglobina rientra già dopo la prima seduta, ma la seconda camera iperbarica è fondamentale per evitare la sindrome post-intervallare, perché a distanza di 4-40 giorni dall’evento acuto possono manifestarsi deficit neurologici, che in alcuni casi permangono in modo definitivo. La sintomatologia è quanto mai variabile: possono verificarsi deficit amnesici o di concentrazione (i più frequenti), deterioramento mentale, incontinenza urinaria, disturbi motori, incontinenza fecale, cecità corticale, convulsioni ecc.
Abbiamo visto quindi che il monossido di carbonio è molto pericoloso per l’uomo. È un nemico invisibile e silenzioso, ma ogni anno provoca un alto numero di decessi in Italia.
Per questo, è importante partire dalla prevenzione.
Ecco un piccolo vademecum di consigli per prevenire gli incidenti e di interventi da attuare, stilato dal Centro Nazionale di Informazione Tossicologica (CNIT) dell’IRCCS Fondazione Maugeri:
Fare attenzione a:
– Impianti e apparecchi riscaldanti inadeguati (es. bracieri) e mal funzionanti, vecchi o installati scorrettamente (caldaie murali e scaldacqua a fiamma libera, stufe e caminetti).
– Processi di combustione in ambiente povero di ossigeno.
Cosa fare e non fare:
– Provvedere a una manutenzione regolare dell’impianto termico da parte di personale qualificato.
– Controllare periodicamente i requisiti di sicurezza dei dispositivi, non modificarli autonomamente.
– Verificare la pervietà e il tiraggio dei camini.
– Non otturare le prese d’aria e garantire un adeguato apporto di ossigeno nei locali.
– Non utilizzare bracieri e barbecue e generatori di corrente in ambienti chiusi.
In caso di sospetta intossicazione:
– Allontanare l’eventuale intossicato all’ambiente contaminato e, se incosciente, posizionarlo sul fianco.
– Aerare i locali.
– Chiamare il 118.
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