Frattura vertebrale e spondilodiscite: cosa fare?
Rita ci contatta per conto della madre, la quale si trova ricoverata da più di 20 giorni in seguito ad una frattura e nel frattempo, dai vari esami effettuati, è emersa anche una spondilodiscite.
Buongiorno,
vorrei qualche consiglio in merito alla situazione di mia mamma ricoverata da ormai 21 giorni per una frattura vertebrale. Ha il pacemaker e non ha potuto fare la risonanza magnetica, dopo la tac ci è stato detto che si tratta di spondilodiscite che verrà ufficializzata dopo biopsia ossea prevista per domani. Sono ormai 20 giorni che è immobilizzata a letto: ha dolori fortissimi alla schiena che sono tenuti sotto controllo con terapia medica.
Vorrei avere un consiglio su cosa aspettarci, sulle tempistiche e soprattutto se fosse possibile, nel caso in cui non rispondesse agli antibiotici (ci è stato presentato come possibilità), avere un risultato diverso venendo in cui al vostro Centro.
Grazie
Rita
Leggi qui sotto la risposta del nostro staff medico infermieristico e poi approfondisci le patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica cliccando qui:
Claudia Rastelli
Gentile Sig.ra Rita,
mi dispiace molto per la sofferenza di sua madre.
Purtroppo la spondilodiscite è una malattia che genera forti dolori, difficoltà nel movimento e tempistiche lunghe per la guarigione.
Il percorso che avete intrapreso è corretto. Dopo la diagnosi strumentale (che si fa normalmente con risonanza magnetica o scintigrafia con leucociti marcati) si fa una biopsia ossea per isolare il microrganismo responsabile dell’infezione.
È possibile evidenziare il germe responsabile anche attraverso un emocoltura (se presente setticemia). Nelle forme infettive gli esami ematici mostrano un aumento degli indici infiammatori (VES, PCR, GB) che risultano invece meno alterati nelle forme non infettive.
Il trattamento inizialmente è conservativo e prevede il riposo, l’uso di un busto rigido e terapia antibiotica mirata contro il germe responsabile, o empirica se il germe è sconosciuto. In questa fase è consigliata l’ossigenoterapia iperbarica in modo da potenziare l’effetto del farmaco e lavorare in sinergia.
I benefici che può portare l’ossigenoterapia iperbarica nella cura di questa patologia sono:
– Favorire la riduzione del focolaio di infezione grazie alla sua azione diretta antibatterica (batteriostatica o battericida a secondo del batterio) e indiretta potenziando l’effetto degli antibiotici
– Favorire il riassorbimento dell’edema che genera dolore ottenendo un buon effetto antinfiammatorio
– Favorire la formazione di nuovi piccoli vasi (neoangiogenesi) al fine di migliorare l’ossigenazione dei tessuti sofferenti aiutandogli ad ottimizzare le proprie potenzialità di difesa.
– Stimolare la formazione di osso sano.
Al Centro Iperbarico di Ravenna proponiamo un approccio multidisciplinare in cui è di estrema importanza anche la riabilitazione motoria seguita da un fisiatra e da fisioterapista in base alle risorse motorie del paziente.
È importante sottolineare che nel nostro Centro non disponiamo di una degenza e che quindi i pazienti vengono seguiti in regime ambulatoriale, per questo in via preliminare si farà una visita specialistica del paziente per valutarne le condizioni generali.
Il numero di sedute prescritte variano in base alla gravità del quadro clinico e si fanno quotidianamente dal lunedì al venerdì.
Per altre informazioni la invito a contattarci allo 0544.500152
Cordiali saluti
Dott.ssa Claudia Rastelli
Laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Ferrara
Ordine dei Medici Chirurghi di Rimini n. 2074
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