Il dott. Infascelli (SIMSI) parla di ossigenoterapia nel paziente critico
Quali sono le posizioni della SIMSI sul trattamento del paziente critico in terapia con ossigeno iperbarico? Come è cambiato l’approccio della società scientifica su questo tema? In occasione del convegno Il paziente critico in terapia con ossigeno iperbarico che si è svolto lo scorso sabato in Casa Matha a Ravenna, abbiamo intervistato il dott. Rosario Infascelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica (SIMSI), che ha spiegato la sua visione sul tema e quella della società che rappresenta.
«Codificare delle procedure semplici, lineari e precise per la gestione del paziente critico in terapia con ossigeno iperbarico è fondamentale» – ha spiegato Infascelli. «Al momento i documenti non sono unificati e non esiste una procedura univoca, ma l’auspicio è quello di riuscire a creare al più presto un gruppo composto da medici iperbarici e rianimatori che possano realizzare questo documento dettagliato».
Secondo il presidente della SIMSI la procedura dovrebbe stabilire con precisione il percorso che deve compiere il paziente dal reparto di ricovero al Centro Iperbarico dove segue la terapia: come viene gestito il paziente nel luogo di ricovero, come viene trasportato e come viene seguito una volta arrivato al Centro Iperbarico e durante il trattamento dentro la camera iperbarica. «Un documento che dovrebbe essere elaborato riunendo insieme le società che si occupano della disciplina iperbarica».
Per Infascelli il convegno rappresenta dunque un’occasione davvero importante per riportare l’attenzione su questo problema e avviare questo importante processo di stesura.
Ma come è cambiata la posizione della SIMSI su queste tematiche rispetto ad anni fa? Infascelli ci ha spiegato che oggi la collaborazione tra le società e tra i diversi specialisti è molto più stretta rispetto al passato e questo ha portato a un’importante diffusione della conoscenza sulla medicina iperbarica: «Fino a qualche tempo fa la SIMSI era una società che parlava molto da sola e la medicina iperbarica era poco conosciuta, vi era molta ignoranza sul tema», continua il dottore. «In questi anni come società ci siamo impegnati molto per informare, creare collaborazioni e aprirci anche verso l’estero: oggi infatti abbiamo importanti rapporti con le altre società e gli altri specialisti». Ma non solo: «Oltre a collaborare con i nostri consiglieri e iscritti ci stiamo impegnando molto anche per formare specialisti in questa disciplina, attraverso l’aggiornamento universitario che realizziamo in collaborazione diretta con i master in subacquea e iperbarica dell’Università di Pisa e di Trapani».
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