Con la terapia iperbarica si può evitare l’amputazione alla seconda gamba?
Biagio scrive per un paziente di 70 anni che rischia l’amputazione della seconda gamba a causa di un problema di circolazione arteriosa e un dito del piede in necrosi.
Ecco il messaggio:
Scrivo per un paziente di 70 anni, non fumatore, non diabetico e senza problemi cardiovascolari. Gli è già stata amputata la gamba destra all’altezza del ginocchio dopo un’angioplastica e ora vogliono amputare anche la gamba sinistra dove è presente la circolazione suppongo periferica, visto che la gamba non è necrotica, ma solo un dito.
E’ possibile un trattamento oti per scongiurare un ennesima amputazione e rovinare definitivamente la vita di questa persona?
Grazie
Leggi qui sotto la risposta del nostro staff medico infermieristico e poi approfondisci le patologie trattabili con l’Ossigenoterapia Iperbarica cliccando qui:
Nedjoua Belkacem
Caro Biagio,
Dal suo racconto, si deduce che il suo padre ha un problema a livello della circolazione arteriosa degli arti inferiori chiamato arteriopatia cronica ostruttiva.
È una malattia che colpisce le arterie ed è caratterizzata da un loro progressivo restringimento (in genere dovuto alla formazione di “placche aterosclerotiche”) che va a ridurre l’afflusso di sangue agli arti inferiori con conseguente scarsa diffusione di ossigeno ai tessuti e quindi provoca ischemia critica.
Si può manifestare in modi differenti che variano dal claudicatio intermittens (dolore alle gambe e/o alla coscia e all’anca durante la marcia e che scompare con il riposo), al dolore a riposo sino al grado estremo caratterizzato dalla comparsa di ulcere o necrosi dei tessuti che possono evolvere in gangrena come suppongo sia il caso di suo padre.
Di conseguenza per salvare l’arto è necessario ricorre ad interventi per restituire il flusso sanguineo alle parti sofferenti (rivascolarizzazione) come l’angioplastica, che permette di dilatare l’arteria occlusa mediante un catetere a palloncino, o l’inserimento di un by-pass tramite operazione chirurgica che permette di superare l’ostruzione del vaso.
In casi estremi, soprattutto se la gamba è in gangrena e non è recuperabile, il chirurgo può raccomandare l’amputazione. Questa si attua come ultima alternativa e solo quando la circolazione della gamba non può essere migliorata mediante i metodi meno aggressivi.
E’ quindi compito del chirurgo vascolare determinare quale sia l’opzione migliore per la vostra situazione particolare. A volte una combinazione di vari strumenti disponibili può essere richiesta per ottenere risultati più favorevoli.
La terapia iperbarica ha la capacità di innescare delle reazioni chimiche che vanno a promuovere la rivascolarizzazione anche attivando le cellule staminali che creano nuovi vasi sanguigni e può intervenire in varie fasi della malattia con diversi obiettivi.
La terapia iperbarica può migliorare la perfusione dei tessuti in fase iniziale della malattia e così rallentarne o evitarne l’evoluzione, per questo è utile verificare la presenza di un flusso ematico minimo efficace con i parametri che misuriamo e con l’ecodoppler arterioso degli arti inferiori o altre indagini contrastografiche come l’angiografia.
Nel caso di un flusso molto ridotto e insufficiente (ischemia critica), consigliamo un intervento di rivascolarizzazione valutato e scelto dal chirurgo vascolare (angioplastica o chirurgia), se però la restituzione del flusso non è possibile a causa delle condizioni generali cliniche del paziente, per la natura e localizzazione delle ostruzioni arteriose, o nel caso di ulcere ischemiche che non hanno risposto alla rivascolarizzazione (in poche parole ulcere ad elevato rischio di amputazione), la terapia iperbarica può essere di aiuto. Se associata ad una ginnastica vascolare (che eseguiamo in camera iperbarica) potrebbe infatti aiutare lo sviluppo di circolo collaterale e di conseguenza ridurre le amputazioni maggiori a favore di quelle minori.
Nonostante i successi delle tecniche di rivascolarizzazione periferica, la percentuale di amputazione degli arti inferiori nel paziente arteriopatico è comunque ancor oggi elevata. Questo tipo di intervento non deve però essere considerato a priori come causa di perdita di autonomia funzionale, ma il mezzo per ottenere una nuova capacità deambulatoria.
Al Centro Iperbarico di Ravenna durante la prima visita valutiamo il grado di perfusione e ossigenazione della zona (compresa la pelle) irrorata dal vaso arterioso totalmente o parzialmente occluso, questo ci permette di valutare in quali modalità svolgere il trattamento con terapia iperbarica.
Inoltre cerchiamo di trattare il problema nella sua globalità valutando sia il dolore e l’approccio appropriato, sia l’aspetto neuropsichiatrico del paziente con l’obiettivo di comprendere se il dolore scatena una ansia secondaria oppure se c’è una alterazione dell’umore che amplifica il dolore (in tal caso sono previste sessioni di ascolto del paziente con il nostro neuropsichiatra).
Spero di essere riuscita a rispondere alla sua domanda anche se avendo a disposizione poche informazioni sulle motivazioni del chirurgo vascolare e sulle condizioni cliniche di suo padre è difficile dare una valutazione precisa e dirle con esattezza se nel suo caso l’ossigenoterapia iperbarica può costituire l’alternativa all’amputazione.
Se vuole approfondire la valutazione saremo felici di riceverla presso il nostro centro per valutare insieme la strategia terapeutica. Nel caso sia interessato può contattare la nostra segreteria al numero 0544 500152 e fissare un appuntamento per una visita medica.
Tenga presente che la terapia iperbarica richiede la frequenza quotidiana del nostro centro per una durata minima di un mese .
Con un sincero augurio per un lieto esito, rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti
Dott.ssa Nedjuoua Belkacem
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