Alfredo, fotografo di Zucchero, è al Centro Iperbarico per un’osteonecrosi
Uno degli aspetti più belli di lavorare al Centro Iperbarico è che ogni giorno, tra le tante persone delle quali si è circondati, si scopre anche che dietro a un aspetto apparentemente ordinario si celano storie straordinarie. Come quella di Alfredo Lando, un simpaticissimo settantenne che ha da poco terminato un ciclo di 40 sedute di ossigenoterapia iperbarica. Uno degli ultimi giorni di cura, per caso, abbiamo scoperto che Alfredo è un famoso artista e lo abbiamo intervistato per farlo conoscere anche a voi.
Buongiorno Alfredo, iniziamo dalle sue grandi passioni: la fotografia e la pittura. Da quanto tempo vi si dedica?
Amo la fotografia da quando ero un ragazzino poco più che quattordicenne, ma è da quarant’anni, cioè da quando ne avevo trenta, che ne ho fatto una professione. Gli anni precedenti li ho “usati” per sperimentare e per trovare la mia strada, lavorando in uno studio di serigrafia dove mi sono appassionato anche alla pittura.
Abbiamo saputo che ha collaborato e collabora con grandissimi artisti come Zucchero (di cui è il fotografo ufficiale), Giovanni Allevi, Tiziano Terzani e tanti altri.
È vero, nella mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare grandi artisti e grandi personaggi. L’incontro magico, che ha tuttora un posto d’onore nel mio cuore, fu quello con Tiziano Terzani. Qualche anno fa, insieme a sua moglie, ho anche organizzato a Roma una mostra in sua memoria e ora ne stiamo realizzando una a Treviso.
Zucchero invece l’ho conosciuto nel 1995, quando ho interpretato lo zio Rufus, il matto del villaggio che apre il video della canzone “Per colpa di chi” (guardatelo qui). Sempre nello stesso anno e sempre nei panni di Rufus ho aperto il Pavarotti International, dedicato ai bimbi vittime della guerra in Bosnia, dove ho conosciuto grandi artisti internazionali, tra cui anche Bono che, con i Passenger, cantava “Miss Sarajevo”, un pezzo molto commovente.
Qui Alfredo divaga tra i ricordi e ci racconta parecchi episodi divertenti come quello in cui, sempre al Pavarotti International del 1995, nonostante indossasse i panni di Rufus, fu scelto da Lady Diana per accedere al suo camerino. Pensate che la Principessa doveva decidere tra lui e Fiorello!
Sempre sul suo sito abbiamo apprezzato le sue creazioni (Alfredo riporta le immagini che scatta su tessuti come seta e pelle, creando abiti e accessori unici nel loro genere). Dove ha tratto l’ispirazione?
Da sempre sono appassionato di street art e seguire Zucchero nel suo tour in giro per l’Europa (Berlino, Madrid, Barcellona e Londra, tra le tappe) mi ha dato modo di conoscerla più a fondo. Però è stato in una sala del Royal Albert Museum di Londra che ho avuto l’ispirazione: in questo salone enorme ci sono molte bacheche nelle quali sono appesi tessuti meravigliosi del ‘300 e del ‘400. Lì ho fatto le prime foto che poi ho riportato su foulard, t-shirt e abiti. Proprio in questi giorni sto definendo una collaborazione con uno stilista per mettere in vendita le mie creazioni.
Che vita intensa ha avuto, Alfredo! Ora ci racconti come è arrivato al Centro Iperbarico di Ravenna, e come si trova qui con noi.
Ho avuto una vita così piena che non ho mai pensato alla mia salute. Pensi che, tra gli altri lavori, ho fatto anche il vigile del fuoco e il sommozzatore, esperienza che mi ha fatto appassionare anche alla fotografia subacquea. Purtroppo però dieci anni fa mi è stata diagnosticata l’artrite reumatoide, che si cura con i cortisonici e proprio l’uso del cortisone probabilmente mi ha causato la necrosi alla testa del femore per la quale sto facendo ossigenoterapia iperbarica.
Stavo attraversando la strada a Londra, nel 2012, e mi sono bloccato perché la mia gamba non “rispondeva” più. Per fortuna l’autobus che arrivava ha frenato! Mio figlio Andrea, fotografo come me, ne ha approfittato per farmi uno scatto. In quella foto sembro uno dei Beatles nella copertina di Abbey Road!
A parte gli scherzi, quando mi hanno proposto di scegliere tra l’intervento di protesi o la camera iperbarica ho scelto senza esitazione la seconda e per ora ho avuto ragione. Ho molto meno dolore e anche l’ortopedico al controllo mi ha trovato migliorato. Io, comunque, non mollo!
Come si trova al Centro Iperbarico?
Al Centro Iperbarico si sta come in una grande famiglia, posso solo dire di essere stato trattato benissimo! Ho rivisto con piacere il dr. Benini che conosco da molti anni e ho conosciuto quella “sagoma” (persona buffa, divertente, ndr) di tecnico che è Roberto Forlivesi. È molto bravo a tenere alto il morale dei pazienti in camera, ha sempre una parola buona per tutti e mi creda, per noi pazienti questo è importante tanto quanto un buon farmaco.
Proprio niente di cui lamentarsi?
Effettivamente una cosa c’è: per respirare bene l’ossigeno dalla mascherina in camera iperbarica, ho dovuto tagliare un bel po’ la mia bella barba bianca (ride)!
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