Ossigenoterapia iperbarica (OTI)
Che cos'è l'Ossigenoterapia Iperbarica?
L’Ossigenoterapia Iperbarica (OTI) è la somministrazione incruenta di ossigeno puro o miscele gassose arricchite in ossigeno, che avviene all’interno di speciali ambienti, le camere iperbariche, portate a una pressione superiore a quella atmosferica mediante pressurizzazione con aria compressa, mentre il paziente, all’interno, respira ossigeno puro o miscele gassose, in circuito chiuso, attraverso maschere, caschi o tubi endotracheali.
L’Ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una terapia etica, riconosciuta dalla medicina convenzionale, non invasiva e basata sulla respirazione di ossigeno puro al 100% o miscele gassose iperossigenate all’interno di una Camera Iperbarica. La pressione permette la diffusione dell’ossigeno nel sangue con una concentrazione superiore anche dieci volte rispetto al normale; in questo modo si favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni e si mobilitano le cellule staminali. L’OTI, riattivando i processi metabolici bloccati, porta alcune importanti malattie a guarigione o miglioramento.
È efficace, per esempio, per le embolie gassose arteriose, la gangrena gassosa da clostridi, l’ischemia traumatica acuta, l’osteomielite cronica refrattaria, gli innesti cutanei e i lembi a rischio, la necrosi ossea asettica e la sordità improvvisa, le ulcere cutanee.
Molti pensano che l’ossigenoterapia iperbarica sia utile solo nei casi estremi di intossicazione da monossido di carbonio o in caso di incidenti dei subacquei (malattia da decompressione [MDD] o embolia gassosa arteriosa [EGA]): in questi casi non è solo consigliata ma è considerata la terapia necessaria a salvare la vita dei pazienti.
In realtà l’OTI è utilizzata per affrontare e curare molte malattie come:
- intossicazione da monossido di carbonio
- incidente da decompressione
- embolia gassosa arteriosa (iatrogena o barotraumatica)
- infezione acuta e cronica dei tessuti molli a varia eziologia
- gangrena gassosa da clostridi
- gangrena e ulcere cutanee nel paziente diabetico (piede diabetico)
- lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale
- ischemia traumatica acuta (fratture ossee a rischio)
- osteomielite cronica refrattaria
Nella maggior parte di queste patologie è fondamentale iniziare subito la terapia iperbarica perché si aumenta la possibilità di guarire del tutto e in breve tempo. Inoltre nell’ambito di un preciso percorso terapeutico pluridisciplina l’OTI è fondamentale per la guarigione da traumi e fratture. Gli effetti benefici che l’ossigeno iperbarico favorisce nel corso di cicli più o meno lunghi si protraggono nel tempo anche dopo la fine della terapia.
Altri percorsi legati all’OTI
Definizione scientifica e bibliografia
Come visto prima, l’Ossigenoterapia Iperbarica (OTI) è la somministrazione incruenta di ossigeno puro o miscele gassose arricchite in ossigeno, che avviene all’interno di speciali ambienti, le camere iperbariche, portate a una pressione superiore a quella atmosferica mediante pressurizzazione con aria compressa, mentre il paziente, all’interno, respira ossigeno puro o miscele gassose, in circuito chiuso, attraverso maschere, caschi o tubi endotracheali.
Nella respirazione in aria, a pressione atmosferica, il 98,5% dell’ossigeno viene trasportato dai globuli rossi, nei quali è presente l’emoglobina con cui si lega l’ossigeno; pertanto è necessaria la presenza di vasi sanguigni integri, affinché possano passare i globuli rossi, per facilitare l’arrivo dell’ossigeno ai tessuti.
L’esposizione a pressioni elevate di ossigeno comporta l’aumento della quota di ossigeno trasportata in soluzione nel plasma e disponibile per la respirazione tissutale. A pressioni fra 2 e le 3 atmosfere assolute (ATA) la quantità di ossigeno trasportato ai tessuti, in questa forma, può essere anche di 15 volte superiore al normale, fino a poter soddisfare interamente le necessità delle cellule.
Questo aumento dell’ossigeno, disciolto in forma fisica nel plasma, comporta la possibilità di ripristinare l’ossigenazione in aree dove i vasi sanguigni sono carenti o rovinati e quindi aree ipossiche o ipoperfuse, comporta la ripresa di funzioni tissutali ossigeno-dipendenti, la possibilità di contrastare effetti tossici che abbiano implicato una ipossia tissutale. Aumenta la deformabilità dei globuli rossi e, quindi, la possibilità di questi ultimi di spostarsi con più facilità all’interno dei vasi sanguigni, capillari compresi
- Comporta la ridistribuzione del sangue verso i tessuti ipossici a seguito di vasocostrizione nei tessuti sani. Oltre a questi effetti l’ossigeno iperbarico esplica anche un’azione antibatterica diretta ed indiretta, ha un’azione di vasocostrizione con riduzione dell’edema post-traumatico e/o post-chirurgico, protegge i tessuti dai danni del fenomeno di ischemia/riperfusione mantenendo normali i livelli di ATPasi, di Fosfocreatinkinasi e basso quelli dei lattati, protegge le membrane dalla lipoperossidazione radicalica, inibisce la produzione di beta2-integrine che favoriscono l’adesivita’ dei leucociti sulla parete capillare, con conseguente danno endoteliale
- Promuove i processi riparativi con l’aumento del metabolismo cellulare, la riattivazione di fibroblasti, osteoblasti, della collagenosintesi, incrementa la sintesi di matrice extracellulare, ha un effetto di stimolo sulla neoformazione vascolare 3-7.
L’OTI viene usata negli stati morbosi in cui esiste e persiste uno squilibrio locale fra necessità, apporto e capacità di utilizzazione dell’ossigeno: insufficienze vascolari acute e croniche, patologie dell’osso, infezioni acute e croniche dell’osso e dei tessuti molli.
L’azione dell’ossigeno iperbarico per potersi esplicare ha bisogno di un certo tempo e di un certo numero di sedute, che variano a seconda della patologia, acuta o cronica, da trattare, del tessuto interessato dalla patologia (il tessuto osseo, ad esempio, necessita di un maggior numero di trattamenti rispetto ad altri tessuti) e dall’associazione nella stessa patologia di più cause invalidanti (es: nel piede diabetico la gravità della situazione locale viene appesantita dalla presenza di ischemia e di infezione).
Il ripristino di funzioni vitali come la respirazione cellulare, con conseguente riattivazione dei compiti a cui la cellula è preposta, la neoformazione vascolare, ecc. sono tutti effetti che l’ossigeno iperbarico esplica nel corso di cicli più o meno lunghi e tali effetti si protraggono nel tempo anche dopo la fine della terapia.
Per approfondire l’argomento:
Bibliografia raccolta sull’argomento
1. Mathieu D, Coget JM, Vinckier L, Saulnier F, Durocher A, Wattel F. Filtrabilité érythrocitaire et oxygénothérapie hyperbare. Med Sub Hyp 1984; 3:100-4.
2. Thom SR. Effects of hyperoxia on neutrophil adhesion. Undersea Hyperb Med 2004; 31:123-31.
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4. Niinikoski J. Viability of ischemic skin in hyperbaric oxygen. An experimental study with rats. Acta Chir Scand 1970; 136:567-8.
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6. Niinikoski J. Current concepts of the role of oxygen in wound healing. Ann Chir Gynaecol 2001; 90 Suppl 215:9-11.
7. Hunt TK, Niinikoski J, Zederfeldt B. Role of oxygen in repair processes. Acta Chir Scand 1972; 138:109-10.
8. Mathieu D, Linke JC, Wattel F. Non-healing wounds. In: Mathieu D, ed. Handbook on Hyperbaric Medicine. Dordrecht (NL): Springer, 2006:401-27.