I rebreather sono sicuri o pericolosi?
Mario ci scrive per chiedere se la sua opinione sulla scarsa pericolosità dei rebreather, usati nell’attività subacquea, sia condivisa dal dottor Longobardi del Centro iperbarico Ravenna, forte anche dell’esperienza avuta con numerosi attrezzi del genere. Ecco il messaggio:
Ho letto la risposta molto professionale ad un articolo fieramente scritto contro i reb su marescop, che conduce come noto una battaglia contro gli apparecchi a circuito chiuso (e semichiuso).
Mi sono fatto tentare dopo anni ed anni di esperienza in c.a. (ivi compresi un paio di giretti in camera iperbarica per niente graditi) da un corso con l’ARO e poi da uno con il Dolphin.
Mi è piaciuto tanto che mi sono comprato un atlantis ed un naubos ARO e per la verità nelle (poche) prove che ho fatto mi è sembrato che questi attrezzi meccanici se usati con prudenza non sono affatto pericolosi, o meglio non tanto pericolosi, mancano solo di un reale “preavviso” che qualcosa non va.
Sbaglio?
Mario
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
05/01/2011, 17:14:36
caro Mario, ti ringrazio per l’attenzione. Mi piace parlare di autorespiratori a riciclo (“rebreather”) con una persona apera di mente come te e incline alle nuove esperienze.
Per correttezza segnalo che Marcello Toja, direttore di Marescoop, ritiene che il suo obiettivo sia evitare gli incidenti fatali dovuti al rebreather. Tu, io e tanti altri, riteniamo che l’obiettivo (che è importante) si possa raggiungere attraverso l’utilizzo appropriato delle macchine.
Per rispondere al tuo quesito sulla sicurezza degli autorespiratori a riciclo ne ho parlato con il caro amico Roberto Rinaldi (Roma) che li utilizza per la sua attività di giornalista degli abissi marini.
In sintesi, previa una accurata formazione, potrai utilizzare la tua macchina per immersioni in ambito ricreativo (preferibilmente entro i trenta metri) con l’accortenza di inserire un sensore per la pressione parziale dell’ossigeno, di impostare (prima dell’immersione) un flusso elevato e comunque adeguato a mantenere stabile e sicura la miscela nel circuito respiratorio della macchina e nel tuo apparato respiratorio.
Chiarisco, anche se il blog permette solo di dare alcune indicazioni generali.
In primo luogo è importante segnalare la notevole differenza tra gli autorespiratori a riciclo (“rebreather”) a circuito chiuso (AR-CC, in inglese CCR) e gli autorespiratori a riciclo a circuito semichiuso (AR-SC, in inglese SCR). Entrambi possono essere genericamente definiti “rebreather” come un motorino e un’automobile sono definiti “veicoli a motore”.
In un circuito chiuso, tutto il sistema è orientato al controllo della pressione parziale dell’ossigeno e al suo mantenimento su un valore costante.
Il circuito semichiuso “perde / elimina” costantemente parte della miscela respiratoria che deve essere “rabboccata”, costantemente, mediante un ugello. Questo è tarato sulla base della profondità, del tipo di miscela respirata (% ossigeno nella bombola che alimenta la macchina) e del calcolo teorico del metabolismo (quanto ossigeno consuma l’organismo in litri al minuto).
Consideriamo queste tre variabili in immersione:
– la miscela respirata: ipotizziamo che la bombola sia carica di aria arricchita con il 36% di ossigeno (“nitrox” 36). Questa miscela, nel circuito respiratorio della macchina e del subacqueo, sarà tale solo al momento del primo atto respiratorio poi parte dell’ossigeno viene consumata, parte della miscela viene “persa/eliminata” dalla macchina ed è necessario rabboccare, attraverso l’ugello, miscela fresca.
– profondità: il sub cambia quota, variando di conseguenza il valore della pressione parziale dell’ossigeno (quindi è di nuovo necessario eliminare o rabboccare la miscela contenuta nella macchina e respirata dal subacqueo).
Sul fondo è possibile mantenere, con entrambi i tipi di macchina, la stessa pressione parziale dell’ossigeno ma in risalita per il subacqueo con il circuito chiuso sarà semplice mantenere costante la pressione parziale dell’ossigeno (a scapito dell’azoto o dell’elio) mentre il subacqueo con il circuito semichiuso, per evitare la drastica riduzione della pressione parziale dell’ossigeno, dovrebbe cambiare la miscela respirata con una arricchita in ossigeno.
Ricorda che la pressione parziale è uguale al prodotto tra pressione ambiente e percentuale del gas (ossigeno).
Riflettiamo: durante la risalita, nella parte più profonda dell’immerisone a 30-40 metri (4-5 bar di pressione ambiente) le variazioni della pressione parziale dell’ossigeno difficilmente potranno indurre ipossia dato che l’elevata pressione ambiente renderà utilizzabile anche una modesta percentuale di ossigeno residua nella miscela contenuta nel circuito respiratorio della macchina e del subacqueo. Invece nella zona tra 10 metri e la superficie, è più netta la diminuzione della pressione parziale dell’ossigeno. E’ qui che si potrebbero avere dunque i maggiori problemi di ipossia.
Per tornare alla tua domanda sulla sicurezza degli autorespiratori a riciclo: nulla è pericoloso per principio.
Fai in modo da impostare un flusso elevato e sufficiente a mantenere stabile e sicura la miscela respiratoria nel circuito della macchina e nel tuo apparato respiratorio. Aggiungi un analizzatore della pressione parziale di ossigeno al suo sistema: cosa prevista in molti modelli. Ai tempi del Dolphin / Ray, esisteva un analizzatore a questi modelli dedicato. Avrai una indicazione di quello che avviene nel sacco.
Nella parte dell’immersione più vicina alla superficie (ultimi metri), ricordati sempre di rabboccare e/o “aggiornare” la miscela con maggiore frequenza operando appositi lavaggi del sistema. Ciò per metterti al riparo da eventuali condizioni di scarsità di ossigeno nella miscela. Questa operazione non comporta altra controindicazione se non la perdita di gas dal sistema (cioè riduzione dell’autonomia ma ormai sei in fase di emersione).
E’ obbligatorio che tu ti affidi a un esperto istruttore per poter analizzare sul campo e in azione le fasi dell’immersione e le reazioni del sistema alle variazioni di pressione.
un caro saluto, Pasquale
(P.S. grazie a Roberto Rinaldi per i suggerimenti)
Mario Cavallaro
05/01/2011, 18:20:36
Mille grazie, dottor Longobardi, per la cortese ed esauriente risposta.
Mari0
Zanini marco
06/01/2012, 21:17:05
Buon giorno leggo ora questo articolo.
Sono un utilizzatore di ecce inspiration.
Volevo chiedere al proff in merito ad un articolo apparso appunto sul giornale di Toja in merito al problema della co2 .
In pratica l autore tale dott Luccarini afferma che secondo lui elevati setpoint di po2 il classico. 1.3 innescherebbe uno shock da co2 fatale.
Premetto che tale setpoint lo uso solo in ambito ricreativo , ovvio che per un tuffo sui 100m di 20-30 minuti e’ impensabile visto che prima o poi bisogna fare i conti con il cns.
Cordiali saluti
Zanini Marco
Zanini marco
06/01/2012, 21:29:53
Leggo ora risposta a quanto chiesto poco fa da me!
Mi pare sia abbastanza chiara.
Volevo chiedere in merito al aumento di acidità del sangue dovuto alla co2.
Tempo fa quando frequentavo l ambiente al pianistico ad un corso ci suggerivano di prendere dei diuretici per evitare il mal di montagna appunto per un processo analogo di acidificazione dei globuli rossi. ( scusate i miei termini poco medici)
Mi ricordo che funziono’ durante un escursione turistica in Nepal a quote sui 5000m.
Chiedevo appunto se l’ uso di diuretici possa aiutare per immersioni abbastanza impegnative con un reb o anche in aperto ,visto che il problema della ritenzione di co2 può essere presente
Grazie
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