Necrosi ossea asettica del femore: ossigeno iperbarico o protesi?
A seguito di un dolore alla gamba, in seguito al quale è stata diagnosticata una necrosi ossea alla testa del femore, Giorgio ha smesso di correre a piedi. Per prevenire l’operazione e l’impianto di una protesi, chiede se l’ossigenoterapia iperbarica possa apportare benefici. Ecco il messaggio:
Buongiorno dottore, da circa 14 mesi ho smesso di correre a piedi, per un dolore che mi è venuto durante una corsa nell’ottobre 2009 alla gamba destra. Il mio medico curante mi ha fatto fare delle lastre al bacino e mi è stata riscontrata una sofferenza alla testa del femore destro con assottigliamento della cartilagine in corrispondenza dell’anca. Ora cammino, poco. Faccio molto nuoto e spinning in palestra.
L’unica soluzione che mi è stata prospettata dai medici ortopedici di Milano è stata di prenotarmi per una operazione e impianto di una protesi. Ho parlato con un amico e mi ha confidato che con la camera iperbarica dopo circa 30 sedute ha risolto il problema all’anca con un recupero dello spessore della cartilagine e un netto miglioramento dello stato osseo della testa del femore.
Io vorrei tentare questa alternativa prima di farmi operare. Premetto che ho 57 anni e a 17 anni sono già stato operato ad una tibia al Policlinico di Milano e non mi spaventa in sé l’operazione, mi spaventa soprattutto la degenza successiva di circa 6 mesi.
La ringrazio anticipatamente. Abito a Milano ma se ritiene che esista la possibilità di un miglioramento, anche di solo qualche anno, con l’ausilio della terapia in camera iperbarica sarei disposto anche a trasferirmi per un certo periodo per poter seguire questa terapia. Cordiali saluti. Giorgio.
Leggi qui sotto la risposta del nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi e approfondisci con ulteriori informazioni legate all’osteonecrosi cliccando qui:
Pasquale Longobardi
caro Giorgio, ti ringrazio per l’attenzione. Sono felice che il tuo amico abbia avuto successo con la terapia iperbarica.
La ossigenoterapia iperbarica potrebbe essere utile se il danno ischemico alla testa del femore destro (“necrosi ossea asettica”) rientrasse entro lo stadio II della classificazione di Steimberg (cioè se l’edema interessa il 30% della testa del femore senza deformazione).
CLASSIFICAZIONE STEINBERG NECROSI CEFALICA FEMORALE
stadio 0 Normale con Rx, TAC o RMN non diagnostiche
stadio I Rx normale, TAC o RMN patologiche
A – Lieve (< 15% della testa)
B – Medio (15% – 30%)
C – Grave (> 30%)
stadio II Variazioni sclerotiche o lesioni cistiche
A – Lieve (< 15%)
B – Medio (15% – 30%)
C – Grave (> 30%)
nota: gli stadi successivi (che non riporto) prevedono la deformazione dell’osso
Per quanto riguarda il danno alla cartilagine, è importante che sia conservato lo spazio tra la testa del femore e l’acetabolo dell’osso iliaco (si vede nella radiografia del bacino).
In caso che siano rispettati questi parametri di inclusione, la ossigenoterapia iperbarica (insieme ai farmaci, alla terapia fisica, alla riabilitazione in acqua) è una scelta efficace per evitare (o, alla peggio, procrastinare) la protesi data la tua età e aspettativa di vita.
Presso il Centro iperbarico Ravenna eseguiamo un ciclo di trenta sedute di ossigenoterapia iperbarica (due sedute al giorno per due settimane e mezza)
Sulla base dell’esperienza ventennale e della competenza acquisita, il percorso terapeutico che assicura il miglior risultato per salvaguardare il menisco e favorire la rivascolarizzazione dell’osso ischemico prevede:
– ossigenoterapia iperbarica
– scarico ponderale: è da iniziare immediatamente per ridurre il peso sulla parte mediale dell’articolazione. Lo scarico deve proseguire fino al termine della terapia iperbarica (un mese circa) o fino al parere del fisiatra
– riabilitazione in acqua. Il dr. Francesco Fontana, fisiatra esperto nella riabilitazione in acqua con il quale collaboriamo, applica una tecnica che prevede il nuoto contro un getto di acqua nella parte alta della piscina (si indossa un giubbotto di galleggiamento). L’acqua deve quindi essere utilizzata per scaricare il peso, il nuoto contro corrente serve per rafforzare il tono muscolare;
– terapia fisica: alla terapia iperbarica si associa bene la SIT idroelettroforesi che veicola nell’articolazione l’acido ialuronico ed, eventualmente, farmaci antinfiammatori (FANS). L’obiettivo è idratare il menisco per salvaguardarlo (fondamentale per evitare la protesizzazione);
– terapia farmacologica per favorire la rivascolarizzazione dell’osso.
Nel sito della Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica (SIMSI) http://www.simsi.org troverai, sulla destra, il link “centri iperbarici” dove potrai rintracciare il Centro iperbarico a te più vicino.
Se decidessi per una valutazione e trattamento integrato in Ravenna, resto a tua disposizione per ogni ulteriore chiarimento (tel segreteria Centro iperbarico Ravenna 0544-500152).
Ciao, Pasquale
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