Dottor Longobardi al convegno su terapia iperbarica e ulcere difficili
Il 29 gennaio 2011, nella sede dell’Auditorium della Banca Popolare di Novara si è tenuto il convegno “L’ossigenoterapia iperbarica ambulatoriale e in emergenza. Che cosa c’è di nuovo?”. L’evento è stato molto rilevante per gli argomenti trattati, per l’autorevolezza dei relatori (Luciano Ditri, Marco Brauzzi, Giuliano Vezzani, Monica Rocco, Pasquale Longobardi), per la presenza delle Istituzioni (Regione Piemonte, ASL, Università) e per gli oltre 300 partecipanti.
Gli appunti del Dr.Longobardi sul convegno di Novara sono disponibili qui.
Il Dr. Longobardi ha fatto un’intervento su “La Terapia iperbarica nelle ulcere difficili“. Ecco le slide della presentazione e una sintesi del suo intervento.
L’ossigenoterapia iperbarica, in un approccio interdisciplinare, permette di evitare o ridurre il livello di amputazione degli arti inferiori. Un paziente affetto da piede diabetico, con diverse complicazioni (dialisi, insufficienza cardiaca), potrebbe evitare l’amputazione?
Se ci sono i parametri giusti l’amputazione può essere evitata nel 94% dei casi. I parametri prognostici sono: ossimetria transcutanea al dorso piede superiore a 20 mmHg durante la respirazione in aria ambiente e a 200 mmHg durante respirazione di ossigeno puro a 2,5 bar. Laserdoppler flussimetria: Toe Brachial Index (TBI – rapporto pressione arteriosa tra primo dito del piede e braccio) superiore a 0,2; risposta positiva al test termico, al riflesso di variazione posturale (VAR), al test di iperemia post-occlusiva. In mancanza della laser doppler flussimetria, si può far riferimento alla doppler velocimetria. La terapia iperbarica sarebbe indicata quando l’Ankle Brachial Index sia superiore a 0,4 ma questo dato è spesso non affidabile perché nel diabetico c’è flusso ipercinetico nelle gambe e il vero problema è nella circolazione del piede (per questo è preferibile il Toe Brachial Index).
- stabilizzazione del diabete
- ampia pulizia chirurgica
- rivascolarizzazione (nel piede diabetico arteriopatico)
- scarico dell’appoggio (nel piede diabetico neuropatico)
- antibioticoterapia
- terapia iperbarica.
- curare l’eventuale ischemia residua delle dita del piede per il riempimento di eventuale perdita di sostanza;
- per prevenire la restenosi vascolare dopo angioplastica;
- per facilitare l’attecchimento degli innesti cutanei;
- per ridurre il livello di amputazione nel piede diabetico arteriopatico, quando sia impossibile la rivascolarizzazione.
Per ulteriori approfondimenti sui percorsi di cura dedicati alle ferite difficili, clicca qui:
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