Incidente da decompressione sul KT: quando potrò tornare a immergermi?
Mariano, istruttore subacqueo, ci scrive per comprendere se i problemi riscontrati durante un’attività di immersione (formicolio, stanchezza, macchie sugli avambracci) possano essere ricondotti a un incidente da decompressione.
Ecco il messaggio:
Buongiorno Dottore. Sono Mariano, istruttore subacqueo e sub tecnico con una trentina di tuffi alle spalle. Ho assistito alla sua conferenza a Torino qualche tempo fa, mi permetto di scriverle perché ieri penso di essere stato colpito da un leggero incidente da decompressione. Brevemente le illustro i fatti.
Pianificata immersione KT prof max 55 metri (reali 50.8) con un tempo di fondo di 15 min. Decompressione pianificata con aria arricchita in ossigeno (“EAN”) 50, ho rispettato il profilo del mio computer Galileo Uwatec impostato regolarmente con due gas e su livello di sicurezza (MB) 0. Tappe eseguite regolarmente, tranne quelle indicate dal software PDIS (si fatica a capire quando si è in deco). Comunque ho eseguito due deep stop: uno a 32 metri x 1 min e l’altro a 21 metri x 2 min. Premetto che durante tutta l’immersione mi sono sentito benissimo. Risalito in gommone ho avvertito, dopo 10 minuti, un formicolio alle dita della mano destra che dopo qualche istante è sparito. Ho ritenuto plausibile che il problema potesse essere derivato dai polsini in lattice nuovi (stretti), però nel contempo ho avvertito un leggero senso di stanchezza.
Al Diving, pronti per la seconda immersione, si sono presentate anche delle macchie estese solo sugli avanbracci e un senso di vertigini. Pertanto ho deciso di non fare la seconda immersione. Uscito comunque in gommone con i miei amici, sperando di avvistare i capodogli, appena giunti sul sito di immersione ho cominciato ad avere la sensazione di svenire, tanto che mi sono sdraiato immediatamente alzando i piedi, respirando del EAN 50.
Aspettando sotto il sole che i miei amici risalissero, sdraiato, mi sembrava che i sintomi si fossero alleviati ma non appena in piedi nuovamente peggioravano. Giunti al Diving avevo la sensazione di stanchezza e quindi ho cominciato a respirare ossigeno per circa 20 min, notando chiaramente che le chiazze sparivano.
Mi rendo conto di non essere stato molto preciso, ma le chiederei di darmi qualche consiglio ed eventualmente consigliarmi qualche visita approfondita. I miei ultimi esami hanno evidenziato un pH dell’urina di 5.5 e un ematocrito del 49%, leggermente diversi dai parametri che ci illustrò alla conferenza.
Grato per il tempo che mi ha concesso, le porgo cordiali saluti. Mariano
Risponde, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
caro Mariano, ti ringrazio per l’attenzione. E’ vero che hai sofferto di incidente da decompressione neurologico e cutaneo.
Il profilo di immersione è “bulligeno” (in seguito ti riporto l’analisi dell’immersione) ma credo che ci sia qualcosa nel tuo organismo che abbia facilitato la reazione infiammatoria alle bolle. Per verificare fai quanto segue:
– Rx rachide cervicale funzionale (estensione e flessione) – quesito: valutare se ci sia appiattimento lordosi cervicale
– ecocolordoppler tronchi arteriosi sopraaortici (quesito: ecludere kinking)
– esami del sangue (emocromo con formula e piastrine, quadro proteico elettroforetico, emoglobina glicata, sideremia, transaminasi, proteine totali, uricemia, creatininemia, PCR, VES, fibrinogeno, PT, PTT, INR, markers epatite, ANA); esame delle urine
– scintigrafia polmonare perfusionale con valutazione delle statistiche al cranio e reni (quesito: escludere shunt destro sinistro extracardiaco)
– contatta il Centro iperbarico Ravenna (0544-500152) per prenotare percorso ricerca shunt destro sinistro (include ecocolordoppler transcranico con contrasto sonografico, emogasnalisi dopo respirazione in ossigeno puro ad elevato flusso, ossimetria transcutanea, visita specialistica con dr. Pasquale Longobardi).
E’ verosimile che troveremo uno shunt destro sinistro e/o un disturbo reumatico al collo. Alla fine, potrai tornare a immergerti in sicurezza dopo aver valutato il problema e le soluzioni del caso (procedure mediche o regole prudenziali per la decompressione)
Per quanto riguarda l’analisi dell’immersione e del comportamento post immersione ti segnalo quanto segue:
– quando l’immersione è avanzata (in questo caso: più profonda di 40 metri, utilizzo di miscela di fase per la decompressione) è preferibile impostare il Galileo su un livello di sicurezza di almeno 2
– aggiungere arbitrariamente delle soste può facilitare l’innesco delle bolle. Le soste vanno inserite a una profondità più superficiale rispetto a quella dove inizi la liberazione (desaturazione) del gas inerte dai tessuti. Empiricamente ciò avviene a metà della pressione (nel tuo caso a profondità più superficiale di 20 metri). Il software Profile-Dependent Intermediate Stop (PDIS), impostato con un livello microbolle (MB) di almeno 2, indica la profondità alla quale inizia la desaturazione del gas. Se indicasse 15 metri, dovresti risalire a 12-14 metri e rimanere almeno due minuti (fin quando compaia PDIS ok). Le soste a 32 e 21 metri hanno aumentato il gas disciolto nei tessuti (hanno peggiorato la saturazione)
– arrivato al Diving sarebbe stato meglio respirare ossigeno normobarico
– sei stato saggio a evitare la seconda immersione
– il viaggio in gommone (vibrazione) e l’esposizione al sole (durante l’attesa per l’immersione dei compagni) hanno peggiorato l’innesco e l’espansione delle bolle
– hai fatto bene a respirare ossigeno normobarico (spero anche a bere acqua)
– saresti dovuto andare in Pronto Soccorso e allertare il più vicino Centro iperbarico (l’incidente da decompressione avrebbe potuto evolvere in una forma neurologica più grave)
– il pH e la densità delle urine depongono per un ridotto scambio gassoso. Sono felice che sia stato recepito il mio messaggio di controllare l’idratazione del corpo anche attraverso un semplice test quale l’analisi delle urine.
Ti aspetto, Pasquale
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