Ferita lacero-contusa alla caviglia: perché non guarisce?
Antonio ci contatta perché la sua ferita traumatica alla caviglia (zona del tendine d’Achille) non accenna a guarire.
Ecco il suo messaggio:
Il tallone del piede destro presenta una ferita lacero-contusa dovuta alla abrasione di una ruota posteriore destra di auto, in un incidente del giorno 08.11.2011. La zona colpita è quella del tendine di Achille, il quale ha subito una compressione e una trazione, ambedue dolorose ma che non hanno portato alla sua rottura. La ferita medicata in ospedale, per mia colpa in ritardo, due volte a settimana, permane da circa 20 gg. e la sua guarigione procede molto lentamente. Ho 72 anni e non sono diabetico. Sono alto m1,70 e peso 90 Kg.
Grazie. Antonio
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi. Per ulteriori approfondimenti sui percorsi di cura dedicati alle ferite difficili, clicca qui:
Pasquale Longobardi
gentile Antonio, La ringrazio per l’attenzione e spero che la lesione alla caviglia (regione del tendine di Achille) sia guarita.
Utilizzo la sua chiara esposizione per informare i lettori del blog Centro iperbarico Ravenna su come comportarsi nel caso di ulcera traumatica che non sia guarita dopo quattro settimane di cura (sulla base di questo criterio cronologico la ferita assume la definizione di “difficile”).
In caso di ferita traumatica “difficile” è necessario verificare la presenza di condizioni fisiche che compromettano la guarigione. Per esempio il fumo, l’obesità (o il sovrappeso associato a scarsa attività fisica), malattie epatiche, reumatiche o immunitarie, tumori o disturbo della circolazione. Così come fattori di compromissione locali: precedenti traumi, scarsa mobilità dell’articolazione (in questo caso della caviglia), condizione della circolazione al piede.
Presso il Centro Cura Ferite Difficili con sede nel Centro iperbarico Ravenna, il percorso diagnostico prevede:
– esami del sangue (per una persona che non soffra di diabete): emocromo con formula e piastrine, aptoglobina, protidemia totale, sideremia, creatininemia, glicemia, GPT, VES, PCR, fibrinogeno
– radiografia della caviglia e del piede
– consulenza medicina riabilitativa con ecografia dei tessuti molli e teletermografia computerizzata per vedere la presenza di aree di alterazione termica che corrispondono a scarsa circolazione e ritardo nel processo di cicatrizzazione
– misurazione della ferita (la guarigione avverrà in tre mesi qualora la superficie della lesione, in centimetri quadrati, si riduca del 40% in quattro settimane)
– valutazione dell’indice di perfusione alla caviglia (rapporto tra pressione arteriosa misurata alla caviglia e al braccio, il valore normale è superiore a 0,45) o – nel diabetico – al primo dito del piede leso.
– valutazione della pressione parziale dell’ossigeno nei tessuti intorno alla lesione (ossimetria transcutanea) – il valore normale è superiore a 40 millimetri di mercurio durante respirazione in aria ambiente.
Il percorso terapeutico dipende dalla comprensione del problema (diagnosi). In genere si tratta di correggere le condizioni fisiche generali (per esempio: ridurre il fumo; facilitare la possibilità di camminare tramite l’utilizzo di un tutore che riduca il carico di peso sulla caviglia danneggiata; migliorare la circolazione del sangue) e locali (pulizia del fondo della lesione e facilitazione della riparazione in ambiente umido).
Per correggere le condizioni fisiche generali, oltre ai farmaci e ai consigli sul comportamento da adottare nella vita quotidiana, utilizziamo la ossigenoterapia iperbarica (che innesca la sintesi del monossido di azoto, un potente mediatore della rigenerazione dei tessuti) e la Frequency Rhythmic Electrical Modulation System (FREMS), innovativa stimolazione elettrica “biocompatibile” che utilizza elettrodi transcutanei, in grado di stimolare – in modo del tutto naturale – il rilascio e la sintesi di fattori di crescita endoteliali (VEGF, b-FGF) importanti per la riparazione dei tessuti e il ripristino della funzionalità delle fibre nervose periferiche.
Per correggere il danno locale (caviglia) viene eseguita pulizia meccanica con ultrasuoni. L’infezione è controllata tramite il lavaggio con soluzione fisiologica contenente semi di pompelmo o altre sostante naturali che contrastino i microbi (oltre agli antibiotici, se necessari). Si è attenti a evitare la macerazione dei bordi e a favorire la formazione di nuovo tessuto attraverso l’utilizzo di bende medicate all’ossido di zinco, all’ittiolo, alla cumarina. Se necessario è applicata la terapia a pressione negativa (un dispositivo elettromedicale che aspira la lesione 24 ore su 24) e, eventualmente, il gel piastrinico (PRP) o l’innesto di cute.
Associando, con competenza, le diverse metodiche le ferite traumatiche “difficili” guariscono in 3-4 settimane.
Per informazioni o eventuale visita contatti la segreteria del Centro iperbarico Ravenna, telefono 0544-500152. La maggior parte delle prestazioni erogate dal Centro Cura Ferite Difficili sono riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale, altre – più moderne – sono erogate in regime privato. La saluto cordialmente, Pasquale Longobardi
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