Vari malanni in immersione: sono idoneo per l’immersione tecnica?
Fabio ci scrive per raccontarci alcuni significativi episodi della sua vita subacquea, chiedendo se le immersioni sinora effettuate siano state sicure e se può continuare a farle senza rischi.
Ecco il suo messaggio:
Ciao Pasquale, è da un po’ che pensavo di scriverti ma non volevo disturbarti. Ora però vorrei esporti alcuni eventi significativi della mia vita subacquea per un tuo parere. Nel 2008 sono diventato istruttore FIAS e successivamente anche in miscele TRIMIX, ma ho un passato segnato da alcuni “disturbi” legati alla subacquea.
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- 1° episodio: nel 2003 ho fatto il corso TRIMIX, in Circuito Aperto. dopo l’ultima immersione di corso in miscela, a 60 metri di profondità con tempi adeguatamente calcolati in tutta sicurezza, rientrando dal Monte Argentario verso il Friuli ho avuto un malessere caratterizzato da eccessiva e – secondo me ingiustificata – stanchezza, più o meno come un inizio di influenza, mal di ossa, stordimento, spossatezza. Il tutto si è risolto nell’arco di circa 3 orette, senza che io dessi molto peso a queste manifestazioni!
- 2° episodio: circa 3 anni dopo ho fatto un’immersione sul B17 a Vis, in Croazia, a 72 metri con 18 minuti di fondo in Circuito Aperto, sempre con decompressioni in totale sicurezza. Durante la notte ho accusato il classico chiodo all’altezza del gomito del braccio DX, proprio come se una bolla dovesse passare attraverso l’articolazione. Il tutto si è risolto con del riposo.
Vista la mia profonda passione per questa disciplina, negli anni successivi ho continuato a dedicarmi intensamente alla subacquea, seguendo un percorso formativo di un certo livello che mi ha permesso di diventare anche istruttore. Ho partecipato ad alcune tue lezioni e conferenze che mi hanno consentito di approfondire ulteriormente la conoscenza dei sintomi della Patologia da Decompressione (PDD). Beh, inutile evidenziare che i tuoi insegnamenti mi hanno permesso di valutare in maniera più chiara cosa mi era successo in passato realizzando che NON ero intervenuto correttamente!
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- 3° episodio: Nel 2009 ho seguito il corso Rebreather SCR e poi CCR e tra l’altro abbiamo avuto la fortuna di fare delle prove con il DAN Research, durante il quale siamo venuti da te a Ravenna per lo svolgimento di alcuni esami inseriti nel loro programma di ricerca. Proprio in occasione di questi test i tecnici del DAN mi hanno constatato che sono “un produttore di bolle come una bottiglia di spumante”. Mi hanno suggerito di far maggior attenzione alle fasi decompressive, prolungandole un po’ e incrementando l’uso di ossigeno. Cosa che ho puntualmente fatto.
- 4° episodio: Lo scorso novembre assieme agli amici Ernesto Milan, Enrico Bortolotti, Capizzi, Pistelli e Panico abbiamo fatto un’immersione sulla Haven col Rebreather in CCR. Al check dei -5 metri che si fa alla partenza mi accorgo che un monitor del mio Rebreather si è starato e, disposto a rinunciare all’immersione, comunico il problema al Team Leader che, risolto il problema, mi autorizza a effettuare l’immersione segnalandomi che, qualora fossero insorti ulteriori problemi l’avremmo interrotta. Siccome nell’estate del 2010 ero con Andrea durante l’immersione in cui è successo il fattaccio che ben conosci (guarda qui), memore dell’accaduto e di una tua lezione sugli effetti della tensione nervosa, sono sceso in acqua cercando di essere il più sereno possibile ma controllando frequentemente gli strumenti. Il mio profilo d’immersione è stato meno stressante di quello del mio compagno, con una profondità di uno o due metri inferiore rispetto a lui e nonostante avessi avuto sempre un minuto di decompressione in meno rispetto a lui, ho ritenuto opportuno fare ugualmente tutta la decompressione identica alla sua (sistema di coppia), anzi negli ultimi 5 metri sono risalito con maggior lentezza, uscendo 1 minuto dopo di lui. Risalito in barca, dopo 5 minuti mi è venuto un dolore muscolare al braccio sinistro (forse uscendo dall’acqua ho fatto uno sforzo con il braccio ma non ne sono sicuro). Ho respirato immediatamente l’ossigeno e bevuto parecchia acqua. Nei primi 5 minuti il sintomo è scomparso. Ho fatto tre sessioni di ossigeno per 10 minuti, con intervallo in aria di 5 minuti.
Ultimamente ho continuato a fare altre immersioni ma ho un dubbio pungente, in realtà un timore credo, sulla sicurezza delle mie immersioni tecniche. Secondo te posso continuare a farle senza correre rischi correlati ai miei eventi passati? Se possibile, vorrei un tuo parere. Ti ringrazio in anticipo. Ciao, Fabio Zuccato (ASD Friulana Subacquei Udine)
Risponde, nei commenti, il dottor Pasquale Longobardi, Direttore Sanitario del Centro Iperbarico Ravenna, laureato in medicina in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
Pasquale Longobardi
caro Fabio, ti ringrazio per l’attenzione. Il mio cuore batte all’unisono con quello degli amici della FIAS Friulana Subacquei Udine. E’ un piacere esserti utile.
Stando a quello che racconti (e ti credo), i malanni che hai subito sono immeritati (cioè non correlati con errori nel profilo di decompressione). A questo punto le ipotesi sono due:
1) si tratta di malanni capitati durante attività subacquea, non connessi con essa. Per esempio il dolore muscolare al braccio sinistro potrebbe appartenere a questa categoria. Anche il dolore al gomito, per quanto la descrizione è tipica di un incidente da decompressione con dolore articolare. Per poterti essere utile, dovrei avere informazioni sulla miscela respiratoria utilizzata sul fondo e in decompressione; oltre che il piano di decompressione.
2) potresti avere uno shunt destra sinistra importante (come è emerso già durante la ricerca DAN) che merita di essere studiato e risolto.
Contatta il Centro iperbarico Ravenna (0544-500152, scrivici@iperbaricoravenna.it) per prenotare il percorso shunt destra sinistra che prevede, in una sola giornata, la valutazione collegiale del neurologo (ecodoppler transcranico con misurazione del numero di bolle che, eventualmente, raggiungano le arterie cerebrali medie di ambo i lati della testa durante manovra di Valsalva); anestesista (emogasanalisi per la misurazione della pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso dopo trenta minuti di respirazione in ossigeno puro ad alto flusso); medico subacqueo (me).
Qualora tu avessi un numero significativo di bolle (oltre venti ma il record è 150 bolle); una pressione parziale di ossigeno inferiore a 400 millimetri di mercurio (il record è 170 mmHg), ti indirizzerei dalla cardiologa del team (dr.sa Elisabetta Varani) per l’ecografia transesofagea. Se questa indagine trovasse un “buco” nel cuore (PFO) coerente con i dati precedentemente rilevati, dovrai farti chiudere il buco. Se il “buco” fosse più piccolo di quanto previsto, dovresti sottoporti a una angioTC polmonare per escludere shunt destra sinistra polmonari.
Potresti anche non avere shunt significativi.
La procedura è collaudata, il team è affiatato ed esperto. Hai la garanzia che entro al massimo sei mesi (se ci fosse da chiudere il PFO) tornerai alle tue immersioni tecniche in piena sicurezza per i tuoi compagni di immersione e per te. Escludo il timore di una non idoneità definitiva.
Ti aspetto, Pasquale
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