Ulcera flebolinfostatica: correggere l’approccio sbagliato
Giulia ci ha scritto per chiedere consigli relativi alle ulcere della zia, che non sembrano guarire nonostante diverse cure applicate.
Ecco il messaggio:
Buonasera dott. Longobardi. Ho letto le tante storie di ulcere e le risposte che di volta in volta ha fornito alle persone afflitte da questa patologia o ai familiari. Spero che possa aiutare anche la mia cara zia, che credo abbia problemi analoghi.
Ha 89 anni, soffre di obesità ultimamente più contenuta grazie a un regime alimentare più sano (altezza circa 155 centimetri; peso circa 89 kg) e di patologie cardiache (ipertensione arteriosa dall’età di 20 anni, fibrillazione atriale dall’età di 67 anni, ora anche blocco di branca e cuore ingrossato).
Il problema delle ulcere alle gambe è cominciato ad agosto 2012 con piccoli forellini alle gambe che rilasciavano liquido. Le gambe sono state disinfettate con Amuchina e Betadine, poi fasciate.
A fine settembre si sono manifestate piccole ulcere alla gamba sinistra. Dopo la visita di una dottoressa (angiologa) le sono state applicate medicazioni (Aquacel) e bendaggi compressivi. Dopo 15 giorni senza alcun miglioramento e con il dolore alla gamba sinistra che nel frattempo era aumentato, in seguito alla visita di un altro angiologo le sono state applicate bende all’ossido di zinco, garza orlata e cotonina più benda elastica compressiva da cambiare ogni 3 giorni.
In seguito, è stato fatto un tampone risultato positivo e le sono stati somministrati antibiotici Ciproxin e Augmentin, 2 compresse al giorno per tre settimane.
A novembre si sono manifestate piccole perdite alla gamba destra ma non sono state considerate importanti, mentre a dicembre finalmente la gamba sinistra è migliorata. La gamba destra, invece, è peggiorata considerevolmente: l’angiologo ha prescritto l’applicazione di bendaggio con ossido di zinco anche sulle nuove ulcere (peggiori rispetto a quelle manifestatesi inizialmente sulla gamba sinistra).
Dopo un ulteriore tampone è stato prescritto nuovamente il Ciproxin ma dopo due compresse, nonostante un parziale sollievo del dolore, hanno cominciato a manifestarsi sfoghi su addome, gambe e torace dovute evidentemente ad allergia all’antibiotico (manifestazioni iniziate già durante il primo trattamento ma divenute con il secondo molto più evidenti e importanti). Il Ciproxin è stato quindi sospeso. Dopo 2 sanguinamenti, al Pronto Soccorso hanno consigliato di contattare un infettivologo e un dermatologo.
Il 9 dicembre 2012 è iniziata una nuova terapia, tramite flebo con 3 fiale di Gentalyn somministrate per 5 giorni, suggerita da uno specialista in malattie infettive. Successivamente il dermatologo ha consigliato di applicare il Gentalyn direttamente sulle ulcere e il 20 dicembre 2012 la gamba sinistra presentava solo un piccolo forellino che inumidiva le bende. Invece, alla gamba destra, un nuovo dermatologo ha ritenuto di applicare un impacco di Amuchina per 20 min. e quindi l’Aquacell AG da cambiare ogni 72 ore. Non essendo disponibile, è stato applicato Aquacell normale e GrassoLind.
Nei primi giorni di gennaio 2013 è stato continuato il trattamento con miglioramento lieve delle ulcere. Dopo un nuovo aumento di dolore è stato fatto un nuovo tampone e somministrato antibiotico (Augmentin) per 6-7 giorni.
Mi scuso per la prolissità del mio intervento ma, ovviamente, dopo tutte queste esperienze abbiamo perso un po’ la bussola e la fede nella guarigione. Ogni cura tentata sulla gamba destra è parsa all’inizio poter dare risultati ma di fatto mia zia ha tanto dolore ormai da mesi e sembra che, dopo l’eliminazione del Ciproxin, non si riesca a trovare la strada giusta. Uno dei dottori interpellati ha sostenuto addirittura che potrebbero volerci mesi come anni ma mi auguro, per la salute mentale della zia, che abbia esagerato. Purtroppo, considerando che mia zia vive a Lucca ed essendo estremamente ritrosa ai ricoveri, non credo di essere in grado di portarla a Ravenna, dove avrei la certezza di fornirle le migliori cure.
La ringrazio perciò in anticipo per qualsiasi consiglio potrà fornirmi per aiutarmi a risolvere il suo doloroso problema. Giulia
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per saperne di più sul trattamento delle ulcere e delle lesioni clicca qui:
Pasquale Longobardi
gentile Giulia, grazie per l’attenzione e per avermi inviato – all’email del Centro iperbarico Ravenna (scrivici@iperbaricoravenna.it) la documentazione e le foto della piaga. Mi dispiace per la grave sofferenza della zia e desidero che guarisca quanto prima.
E’ ragionevole che quanto sia stato finora fatto ti abbia fatto perdere la bussola e la fede nella guarigione. L’approccio è stato sbagliato. I medici e gli infermieri che hanno finora curato la zia hanno guardato solo la ferita controllando l’infezione recidivante e cambiando medicazioni. Questo percorso è lungo anni e non porta alla guarigione.
Le piaghe sono alle gambe che sono una parte del corpo. Allarghiamo lo sguardo e guardiamo la zia nel suo intero (approccio olistico).
E’ obesa, cardiopatica, sicuramente si muove poco anche perchè ha dolore alle gambe. L’ha già vista l’angiologo (due, anzi) che hanno, credo, diagnosticato un problema alle vene e al sistema linfatico (ulcera flebolinfostatica) ed escluso l’intervento di chirurgia venosa.
Quindi è necessario ridurre il peso della zia (consulenza dietologica) e facilitare il movimento (consulenza fisiatrica, in presenza dei familiari, affinché possano apprendere suggerimenti elementari – massaggio con palline da tennis poste sotto la pianta del piede, cambiamento della posizione delle gambe ogni ora e altro – per far si che la zia, quotidianamente, faccia circolare il sangue nelle gambe).
L’aspetto più importante che risulta dagli esami del sangue è che è anemica. L’emoglobina è 9,1 % (valore normale 12-16%). Moltiplicando il valore per il coefficiente di 1,35 si ottiene che, nella zia, ogni cento grammi di tessuto (immagina una fettina di carne) ricevono poco più di dodici millilitri di ossigeno al minuto. Per un normale funzionamento delle cellule sono necessari almeno sedici millilitri di ossigeno per cento grammi di tessuto al minuto. La carenza di ossigeno rende difficile la guarigione. E’ necessario aumentare l’emoglobina. Il medico di medicina generale (o chi abbia in carico la cura della zia) deve valutare se sia appropriato somministrare ferro e acido folico.
Inoltre, pur essendo normali la quantità di proteine totali, è alterata la formula del protidogramma. L’albumina è scarsa: 42,5% (valore normale 55,8 – 66,1%) e c’è un significativo aumento delle gamma globuline: 25,9% (valore normale 11,1 – 18,8%). Significa che nella circolazione sanguigna c’è una scarsa capacità di trattenere i liquidi, questi tendono a uscire dai tessuti (essudato) e che c’è una importante infiammazione. Con questi valori è impossibile la guarigione delle piaghe, dalle quali continuerà a uscire liquido. Si genererà un circolo vizioso che porterà all’ulteriore consumo dell’albumina, al peggioramento dell’anemia e alla recidiva delle infezioni.
Non mi piace: è necessario cambiare l’approccio.
Il Centro Cura Ferite Difficili presso il Centro iperbarico Ravenna (tel 0544-500152, email scrivici@iperbaricoravenna.it) è a vostra disposizione per la presa in carico della zia. Certamente lo staff farebbe del proprio meglio per curarla.
Siccome la zia ha difficoltà a muoversi, in Lucca ti suggerisco vivamente di contattare il dr. Giovanni Mosti che gode della mia fiducia. E’ il Presidente della Associazione Italiana Ulcere Cutanee (AIUC). Lui saprà valutare la zia nel suo intero (approccio olistico), probabilmente ti proporrà un ricovero presso la Casa di Cura dove opera.
Tienimi informato. Cordiali saluti alla zia e a te.
Pasquale Longobardi
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