Posso rifiutare di sottopormi all’operazione per togliere una protesi?
Alda ci ha contattato perché è molto preoccupata per l’operazione di espianto della protesi suggerita dai medici. In sede di impianto della stessa, infatti, è insorta una ferita infetta che ha creato un buco di 1 centimetro, chiuso tramite trapianto muscolare che, a sua volta, è soggetto a infezione. In passato, Alda era già stata soggetta ad altre operazioni che le hanno martoriato la gamba.
Non provando dolori legati alla protesi, Alda chiede se è possibile rifiutare di sottoporsi all’intervento e ci ha chiesto un consiglio su come procedere in via alternativa:
Nel febbraio 2012 su gamba poliomielitica mi hanno impiantato una protesi totale al ginocchio della gamba destra. Durante l’operazione è insorta un’ischemia con necrosi vicino alla ferita di dimensioni cm 10×10, che a marzo si è rotta con fuoriuscita di liquido infetto. Subito ho iniziato con antibiotici e medicazioni per aiutare la guarigione e la costruzione della pelle, inoltre mi hanno sottoposto settimanalmente a onde d’urto, toilette chirurgica ed ecografie, dalle quali risultavano delle piccole sacche di liquido. Secondo il giudizio dei medici era liquido necrotico che doveva uscire.
Fino al mese di luglio purtroppo è rimasto aperto un buco di cm 1×1 e per poterlo chiudere mi hanno sottoposto a un intervento di trasposizione di lembo muscolare peduncolato di muscolo gemello mediale. Preciso che da questo buco, sia prima che dopo l’intervento, ho sempre avuto delle perdite di liquido che a volte sono risultate positive e a volte negative allo “enterococcus faecalis”: quando erano positive prendevo antibiotici.
Nel mese di febbraio 2013, visto che le fistole sul trapianto di muscolo (sempre con fuoriuscita di liquido) si aprono e si chiudono in continuazione, ho fatto una scintigrafia trifasica dei leucociti marcati. Risultato: focolai d’infezione nella parte molle del muscolo trapiantato e nell’innesto osseo della tibia e del femore (attualmente aspetto esito dell’ennesimo tampone). Mi hanno già detto che la protesi sarà da togliere.
Vi preciso che all’età di 13 anni avevo già fatto un’operazione con trasposizione dei tendini al ginocchio per rinforzarlo. Ora non vorrei assolutamente essere operata, in quanto ritengo la gamba ormai martoriata e vedo la loro preoccupazione di dove togliere la protesi per non intaccare il muscolo trapiantato. Premetto che non ho dolori, non ho mai avuto febbre né altri sintomi, ho solo – ancora adesso – 2 fistole spurganti e la gamba rigida in quanto, a scopo precauzionale, una volta che la necrosi si era rotta i medici hanno impedito qualsiasi forma di riabilitazione per non compromettere il trapianto del muscolo.
Questa operazione era stata fatta perché non avevo più cartilagine e dolore nel camminare. Posso rifiutarmi di togliere la protesi? Cosa posso incorrere se non la tolgo? Datemi un vostro parere su cosa posso fare ed eventualmente dove rivolgermi a Milano o vicinanze. Sono molto preoccupata e vi chiedo una risposta urgente in quanto dovrò comunicare ai medici la mia decisione. Grazie.
Risponde, nei commenti, la dottoressa Belkacem, la quale suggerisce un trattamento iperbarico per ridurre l’infezione. Per scoprire di più sul tema, clicca qui:
Nedjoua Belkacem
Gentile Alda,
la ringrazio per l’interesse che dimostra per il nostro centro. Mi dispiace per tutti i disaggi che ha vissuto per più di un anno e spero di poter ridarle la speranza.
Dal suo racconto sembra evidente che la causa di tutte le complicazioni che ha avuto dopo l’intervento (impianto di protesi al ginocchio dx) è correlata all’infezione profonda che è stata accertata dalla scintigrafia con leucociti marcati. L’infezione interessa l’innesto osseo del tibia e femore (che sono a contatto con la protesi) e a mio giudizio è iniziata partendo dalla protesi stessa.
Per questo il trattamento più efficace sarebbe quello più radicale, ovvero quello che va a togliere la protesi e a eseguire la bonifica chirurgica dei tessuti infetti, soprattutto se consideriamo il fatto che l’infezione si è cronicizzata. In effetti, questa permane da più di un anno e ha sviluppato raccolte di liquido infetto (Tampone positivo a Enterococcus Faecalis) che sono state evidenziate dall’ecografia e che hanno finito per sfogarsi verso l’esterno tramite le fistole descritte da lei.
Per chiarire questo concetto della cronicizzazione, le faccio presente che i batteri che vengono a colonizzare la superfice della protesi con il passare del tempo sviluppano una barriera protettiva contro gli antibiotici che diventano sempre meno efficaci.
Capisco però la sua preoccupazione per l’intervento ricostruttivo che ha subito il ginocchio in giovane età in un contesto di malattia molto invalidante come la poliomielite. Per questo motivo le consiglierei:
1- Un primo ciclo di ossigenoterapia iperbarica che grazie al suo effetto antibatterico e in associazione con antibiotici specifici avrà lo scopo di ridurre e limitare l’infezione. Il trattamento di ossigenoterapia non ha la pretesa di sostituire l’atto chirurgico (che verrà valutato in stretta collaborazione con i colleghi ortopedici) ma lo potrebbe rendere meno aggressivo e demolitivo rispetto ai tessuti muscolari e ossei vicini.
2- Al termine di questo primo ciclo valuteremo con un esame TAC o una scintigrafia con leucociti marcati come procedere successivamente.
Per stabilire bene la strada da seguire, bisogna considerare l’età (non precisata) e le condizioni cliniche generali: saremmo felici di riceverla presso il nostro centro per valutare insieme la strada meno invasiva.
Per ulteriori chiarimenti o per prenotare una visita può contattare la nostra segreteria al numero 0544 500152 oppure via email all’indirizzo scrivici@iperbaricoravenna.it
In attesa di vederla presto la saluto cordialmente,
Dott. Nedjoua Belkacem
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