Pemfigo volgare in terapia farmacologica: posso immergermi?
Marianna ci scrive perché il marito, esperto subacqueo, ha scoperto di essere affetto da pemfigo volgare, una malattia cutanea, e chiede se il marito possa effettuare immersioni.
Questo è il mio messaggio:
Gentile Dott. Longobardi, ci siamo conosciuti nel 2012 in occasione dell’evento Mares “La subacquea è donna” di Otranto. Mio marito (sub da tanto tempo) lo scorso anno ha scoperto di essere affetto da pemfigo volgare, malattia della pelle che a lui si manifesta con bolle in bocca (le anti desmogleine 1 e 3 sono alterate in fase acuta, ma ora sta bene).
Da gennaio 2013 è in cura presso l’IDI di Roma, dove è stato sottoposto a 3 cicli di immunosoppressore (ciclofosfamide, Endoxan). Da fine gennaio 2013 assume 50 mg del cortisone Deltacortene (ora sta scalando sui giorni dispari) e 50 mg di Endoxan. Le condizioni generali sono attualmente buone, le analisi sono positive e non ci sono sfasamenti dei globuli bianchi.
Quest’anno abbiamo fatto 5 o 6 immersioni intorno ai 15-20 metri. Ma lui può fare immersioni?
Il dottor Diego Olivari mi diceva che per il cortisone non ci sono problemi, anzi studi recenti dimostrano che sarebbe protettivo in caso di incidente da decompressione. Ci terrei tanto ad avere un suo parere. Le allego referto IDI.
Grazie di cuore,
Marianna
Risponde qui sotto, nei commenti, il nostro Direttore Sanitario Dott. Pasquale Longobardi, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Per approfondimenti sui nostri servizi legati alla medicina subacquea clicca qui sotto:
gentile Marianna, grazie per l’attenzione. Mi dispiace per la malattia (pemfigo) che affligge tuo marito.
Oggi sappiamo che il pemfigo è prevalentemente dovuto all’alterazione dei meccanismi che permettono l’adesione tra le cellule della pelle. In particolare, la malattia è provocata dalla presenza di autoanticorpi specifici (IgA o IgG) che attaccano una componente dei punti di collegamento (desmosomi), danneggiandola. Gli autoanticorpi anomali reagiscono con alcune glicoproteine presenti sui desmosomi di alcune cellule della pelle (cheratinociti): le desmogleine (Dsg). Quando gli autoanticorpi attaccano tali componenti, viene indotto il rilascio di plasminogeno, precursore della plasmina: la proteina che distrugge i ponti intercellulari e le cellule dello strato epidermico interessato (il fenomeno è chiamato acantolisi). In seguito, viene richiamato per diffusione osmotica il liquido trasudato e si forma un caratteristico rigonfiamento al di sotto dello strato esterno dell’epidermide (bolla).
Talvolta il pemfigo è causato da farmaci (p.es antipertensivi, aspirina, antibiotici, ustioni, radiazioni UV, virus come l’Herpes, tumori, gravidanza, progesterone, allergeni da contatto, pesticidi, fattori dietetici e altro). E’ importante comprendere la causa reale del pemfigo ed eliminarla.
Il pemfigo può essere scatenato dalla citochine, messaggeri dell’infiammazione che sono attivati anche dalle bolle di gas inerte in caso di immersione con stress decompressivo.
Per quanto riguarda il pemfigo e l’idoneità all’immersione non ci sono studi in letteratura. Alcune segnalazioni anedottiche (di singole persone) riportano che l’acqua marina sia benefica, agendo come desfoliante naturale. Altre segnalazioni riportano che, in fase acuta, il contatto delle lesioni con l’acqua accentua il disagio (dolore).
Personalmente credo che quando la malattia sia in fase di compenso, possa effettuare immersioni con basso stress decompressivo (una immersione al giorno, entro i 40 metri, con buona protezione dal freddo, senza saliscendi in risalita, evitando lo sforzo per risalire in barca). Quando la malattia è in fase acuta, l’immersione è da evitare.
In merito ai farmaci attualmente in uso (immunosoppressori, cortisone), il mio parere si discosta da quanto ti è stato segnalato. Attualmente si ritiene che l’incidente da decompressione sia prevalentemente causato dalla risposta infiammatoria alle bolle, considetate dall’organismo come corpo estraneo. I farmaci, come gli immunosoppressori e il cortisone, sono una camicia di forza che blocca l’attivazione dei globuli bianchi ma non dei segnali (citochine) che li fanno “arrabbiare”. In condizioni straordinarie (come in caso di immersione con stress decompressivo) il forte aumento delle citochine potrebbe far si che i globuli bianchi si attivino nonostante la protezione del cortisone con conseguente danno importante.
In definitiva: tuo marito potrebbe immergersi quando si sente bene, con molta cautela (evitando stress decompressivo). Divieto di immersione quando il quadro clinico non sia stabile.
Se lo desideri, inviami copia della documentazione (parere immunologo, esami del sangue) e potrò essere più preciso (Centro iperbarico Ravenna, email: scrivici@iperbaricoravenna.it; telefono 0544-500152).
Per i lettori del blog: ci sono altri subacquei affetti da pemfigo e come si comportano relativamente alle immersioni? Mi interessa il racconto della vostra esperienza.
Un caro saluto a tuo marito e te.
Ciao, pasquale
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