Da Pantelleria a Ravenna per incidente di decompressione: forza Leo!
Leonardo è un archeologo subacqueo con una grandissima passione per il suo affascinante lavoro e una forte determinazione. Circa due anni fa, dopo anni di studi e ricerche, è stato proprio lui a scoprire in fondo al mare il Tesoro di Pantelleria: un misto di anfore, monete e reperti fenici probabilmente affondati insieme a una nave durante la battaglia di Pantelleria del 255 a.C.
Dal 2010 la scoperta è diventata un vero e proprio progetto scientifico dal titolo Archeologia Subacquea dei paesaggi costieri di Pantelleria, portato avanti dall’Università di Sassari sotto la guida di Leonardo e finanziato da Arcus con il supporto dalla Sovrintendenza del mare della Regione Siciliana. Un progetto che nella fase di ricerche ha coinvolto anche il gruppo archeologico di Ravenna e i cui ritrovamenti oggi sono oggetto di un vero e proprio museo archeologico subacqueo.
Il 23 luglio, durante l’ultima immersione, Leonardo ha avuto un brutto incidente di decompressione e quando è uscito dall’acqua non sentiva più braccia e gambe. Da quasi due settimane è in cura al Centro Iperbarico dove sta seguendo una procedura innovativa elaborata dal Dott. Longobardi e Dott. Della Torre studiata appositamente per il suo caso. Il suo fisico ha risposto molto bene e Leonardo è stato trasferito al centro per la riabilitazione di Villanova sull’Arda, con la speranza che possa ritornare al più presto a portare alla luce altri tesori nascosti in fondo al mare.
Ciao Leonardo, come ti senti oggi?
Un po’ meglio, sento che pian piano sto recuperando.
Puoi raccontarci cosa è successo a Pantelleria?
Era l’ultimo giorno di immersione, il progetto di ricerca si stava concludendo nel migliore dei modi ma proprio nell’ultima risalita ho avuto l’incidente. Finché ero sotto non ho avuto nessun sintomo, ma appena ho messo la testa fuori dall’acqua mi sono accorto di non riuscire a muovere braccia e gambe.
Una manovra sbagliata?
No, con me c’era la mia ragazza e ha seguito le mie stesse identiche procedure senza avere nessun problema. Le manovre erano corrette, l’incidente si è verificato perché avevo molto azoto nell’organismo per le tante immersioni fatte nei mesi precedenti.
Ti sei accorto subito di cosa era successo?
Certo, è il mio lavoro e so bene cosa possa capitare. Mi hanno subito caricato in barca e ho iniziato a respirare ossigeno. Arrivato sul bagnasciuga ho aspettato circa due ore e pian piano ho iniziato a sentirmi meglio. Da qui mi hanno trasferito immediatamente in camera iperbarica a Pantelleria ma subito non ci sono stati miglioramenti, anzi fisicamente mi sentivo più affaticato.
Hai avuto paura?
Sì, tanta. Ho visto altri compagni di squadra avere problemi simili, ma di solito dopo la prima camera iperbarica iniziavano a riprendersi, mentre io non vedevo risultati.
A questo punto hai deciso di spostarti in Ravenna?
Ho passato la notte del 23 luglio in ospedale a Pantelleria e al mattino ho fatto altre 5 ore e mezza di camera iperbarica. A quel punto ho chiesto di essere trasferito a Ravenna perché conoscevo il Dott. Longobardi e sapevo che lui mi poteva aiutare: mi hanno caricato su un aereo appositamente attrezzato e alle 9 di sera ero al Centro Iperbarico.
Mi aspettavano il Dott. Longobardi e il Dott. Della Torre. Alle 21 sono entrato in camera iperbarica dove sono rimasto tutta la notte: la “seduta” è durata 9 ore e mezza.
Senti di avere miglioramenti?
Sì, ogni giorno sono impegnato tra fisioterapia, camera iperbarica, osteopatia e anche trattamenti FREMS, quindi non saprei dire esattamente di quale terapia sia il merito ma sento piccoli miglioramenti costanti giorno dopo giorno. Ora sono tornato a muovere le braccia e ho iniziato a sentire più sensibilità nel busto. Fino a sabato prossimo continuerò così e spero di migliorare il più possibile, poi mi trasferiranno in un centro per la riabilitazione, ma ancora non so dove.
Come ti sei trovato al Centro Iperbarico Ravenna?
Davvero bene: dalla mattina alla sera non mi hanno mollato un attimo, sono sempre seguito, mai lasciato solo. Anche dal punto di vista del supporto morale l’aiuto che ho trovato qui è stato davvero importante.
Proprio verso la fine Marco, l’osteopata del Centro, entra nella stanza dove stiamo tenendo la nostra intervista per chiedere a Leonardo come sta dopo il trattamento che hanno fatto la mattina dentro la camera iperbarica.
“Ohi Marco, questa cosa che mi hai fatto qua mi fa respirare molto meglio, non me l’aspettavo davvero così in fretta!” dice subito Leonardo, che durante la seduta ha sentito uno sblocco importante nel diaframma e ora la respirazione più profonda. Come ci spiega Marco, è anche riuscito a muovere la gamba per la prima volta.
A sentirli parlare si capisce che Leonardo e Marco si intendono bene, forse perché sono entrambi sub. Anche se, a dire il vero, al Centro Iperbarico Ravenna i subacquei sono proprio tanti: infatti, prima di lasciare la nostra struttura Leonardo ci ha fatto una promessa: “Quando mi ripiglio organizzo un’immersione con tutto il Centro Iperbarico ravennate a Pantelleria!”.
Una promessa è una promessa, ci contiamo Leonardo!
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Leonardo è arrivato a Ravenna grazie all’interessamento del DAN Europe che ha sostenuto i costi del trasferimento da Pantelleria. Le cure fatte al Centro Iperbarico di Ravenna sono state: trattamento in camera iperbarica secondo una procedura elaborata dal dr. Pasquale Longobardi e dal dr. Paolo Della Torre (modificando la tabella CX30 apppositamente per Leonardo) che prevede la respirazione di miscela ossigeno/elio (50/50) tra la pressione assoluta di 4 bar (30 metri di profondità) e 2,8 bar (18 metri), proseguendo con la respirazione di ossigeno puro tra 2,8 bar e la superficie. La durata totale del trattamento è stata di nove ore e sette minuti e durante il trattamento iperbarico è stato somministrata la lidocaina, un anestetico che stabilizza la barriera tra il sangue e il sistema nervoso (utilizzando il protocollo della Duke University, USA). Inoltre è iniziata, già durante il primo trattamento, la riabilitazione in ambiente iperbarico.
Al termine del primo trattamento c’è stato il recupero degli arti superiori e il miglioramento dell’arto inferiore sinistro, nonostante sia stato applicato tre giorni dopo l’incidente e dopo due trattamenti iperbarici eseguiti con respirazione in ossigeno puro presso l’Ospedale di Pantelleria, nel pieno rispetto delle norme di buona prassi condivise a livello internazionale, ma che non sono state di beneficio per Leonardo.
Il successo del percorso terapeutico a Ravenna si basa sulla perfetta collaborazione tra eccellenze quali il Reparto di Neurologia (primario: dott. Fabrizio Rasi), di Medicina Fisica e Riabilitazione (primario: dr. Giordano Gatta che è egli stesso un subacqueo) e il Centro iperbarico Ravenna. Il Centro si avvale di quattro fisioterapisti esperti in iperbarismo. Leonardo è seguito con attenzione e passione da Sara Vignoli e Marco Gaudenzi.
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