Ulcera dolorosissima alla gamba da quasi un anno: esiste una soluzione?
La madre di Rita è affetta da ulcera alla gamba sinistra che non guarisce.
Rita scrive:
Buongiorno Dottor Longobardi, scrivo per mia madre affetta da ulcera infetta alla gamba sinistra ormai dal dicembre 2013.
Tutto è iniziato con un macchiolina nera (il medico di famiglia forse non è intervenuto in tempo?) che con il passare dei mesi si è estesa e poi aperta.
Mia madre non è diabetica ma è una paziente in TAO – Terapia anticoagulante orale (Coumadin) con un nuovo piano terapeutico NAO Xarelto non iniziato perché da febbraio2014 sta facendo la CLexane da 6000 in pancia.
Sul vostro blog leggevo l’articolo scritto da un’altra persona uguale al caso di mia madre. Visite angiologiche e vascolari simili ma non efficaci, ultimamente siamo anche stati al San Raffaele di Milano dove mamma era stata operata alla safena circa 10 anni fa dall’equipe del dott. Chiesa.
Mamma è anche ipertesa, ha la fibrillazione atriale e insufficienza venosa. Questa ulcera sinora è stata dolorosissima, costosissima e lunghissima senza ancora una soluzione.
Mamma ha anche fatto 2 ricoveri: uno in medicina per la rottura delle varici (con abbondanti zampilli di sangue) mentre il secondo ricovero il mese scorso ad Acquaviva delle Fonti in Dermatologia.
Sono inoltre mesi che mia madre prende antibiotici ad oltranza tanto da avere quasi un’intossicazione da farmaci, rifiuto del cibo e conati di vomito.
Ci potete aiutare Voi? Qui in Puglia non abbiamo ancora trovato un centro dedicato che ci dia una soluzione definitiva con tempi certi.
Ultimamente ci hanno detto di rivolgerci a terapisti del dolore, infettivologi, chirurgi plastici ma, sinceramente, senza una strategia chiara e definita.
Attendiamo suo riscontro ed eventuali consigli.
Saluti,
Rita Campanella
Qui sotto, la risposta della nostra coordinatrice infermieristica Klarida.
Per saperne di più sul trattamento delle ulcere e delle lesioni clicca qui:
Klarida Hoxha
Gentile Rita, mi dispiace molto per la mamma che sicuramente è quella che più di tutti risente della difficile situazione.
Dalla sua descrizione sembra che si tratti di un ulcera flebolinfostatica, che può guarire seguendo un percorso ben definito:
• valutazione del chirurgo vascolare per verificare la situazione del circolo venoso, senza comunque escludere quello arterioso
• terapia compressiva eseguita correttamente: i tipi di bendaggi sono diversi e deve essere scelto quello più adeguato ed efficace. In genere si sceglie un bendaggio anaelastico che esercita una giusta pressione in movimento e una buona tolleranza a riposo. In pratica il bendaggio deve far si che il sangue dal piede venga pompato verso l’alto quando cammina, evitando così che il sangue povero di ossigeno ristagni sull’ulcera
• medicazioni avanzate adeguate alla fase in cui si trova l’ulcera
• terapia antibiotica adeguata (se necessaria). Prima di stabilirla deve essere effettuato un esame colturale e un antibiogramma dell’ulcera
• consulenza fisiatrica per valutazione ortesica: scarpe idonee con plantare flebolinfologico personalizzato
• linfodrenaggio con tecnica di Vodder
• FREMS terapia, neurostimolazione attraverso una macchina con degli elettrodi che vengono applicati sulla gamba con uno schema apposito.
Se tutto questo è stato fatto correttamente e la situazione non migliora potrebbe essere necessario rivalutare l’ulcera ed eventualmente rivedere la diagnosi.
E’ ragionevole che le cure fatte finora si siano concentrate principalmente sulla ferita cercando di controllare l’infezione recidivante e cambiando medicazioni, sarebbe però necessario allargare lo sguardo e osservare la situazione della mamma nel suo complesso adottando un approccio olistico, ovvero che considera tutti i fattori che possono intervenire nel rallentamento della guarigione, tra cui anche lo stato emotivo della mamma. Anche la presenza di patologie come l’ipertensione o l’assunzione di anticoagulanti inoltre non aiuta certamente la guarigione.
Potrebbero anche servire anche atri tipi di terapie, come l’ossigenoterapia iperbarica (OTI), oppure interventi di applicazione di PRP (gel ricco di piastrine) o innesti di cute bioingegnerizzata per favorire la guarigione.
Dalla sua descrizione ho pochissimi elementi per capire bene di che tipo di ferita si tratti ma ne esiste anche una chiamata “ulcera di Martorell” che ha un’esordio doloroso e di origine ipertensiva, una ipotesi che non va esclusa.
Presso il nostro centro vengono attivati percorsi terapeutici personalizzati all’interno dei quali più specialisti collaborano insieme per risolvere il problema. Se è interessata a chiedere maggiori informazioni o prenotare una visita può chiamare la segreteria del Centro iperbarico di Ravenna al numero 0544/500512 o mandare una mail a scrivici@iperbaricoravenna.it.
Un caro saluto,
Klarida Hoxha
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